• Roma 28 gennaio 2014

A cura del Dott. Marco Salerno

La dipendenza affettiva può essere annoverata come una vera patologia che impedisce di instaurare una relazione stabile e soddisfacente. Lo psicologo Stephen Arterburn ha identificato le dieci fasi che definiscono il ciclo della dipendenza affettiva.

  1. Ossessione:  il soggetto è pervaso da pensieri romantici, la concentrazione è scarsa, la capacità di giudizio è assente ed emerge una marcata propensione ad alimentare fantasie romantiche ossessive. Questa fase si caratterizza per la presenza di una ossessione continua che spinge l’individuo a ricercare una persona con cui vivere una storia romantica. Il processo ossessivo può essere innescato da diversi episodi come l’incontro con una persona attraente o il vivere una fase di autocommiserazione  o depressione. Inoltre qualunque tentativo che il dipendente fa per non cadere nella dipendenza non fa altro che alimentare la dipendenza stessa.
  2. Caccia: inizia la ricerca di qualcuno o di qualcosa che possa placare il pensiero ossessivo. La ricerca influenza significativamente la vita del dipendente affettivo e terminerà solo quando avrà trovato la persona o la cosa che lo soddisferà o nel caso in cui venga scoperto.

  1. Ricerca: se l’oggetto della ricerca è inanimato, il pensiero ossessivo si placa con una certa rapidità dopo esserselo procurato. Nel caso in cui l’oggetto della ricerca è una persona si innesca un processo più complesso. In questa fase il dipendente cerca di coinvolgere la propria vittima all’interno del copione relazionale di dipendenza in modo abile affinché possa finalmente realizzare la fantasia romantica desiderata. La persona prescelta non è considerata un individuo a se stante ma un tassello che compone il mosaico della propria fantasia romantica.
  2. Gratificazione: avviene nel momento in cui il dipendente concretizza la fantasia romantica che tanto ha immaginato.
  3. Ritorno ala normalità : la gratificazione immediata del proprio bisogno affettivo placa il pensiero ossessivo e riporta per breve tempo il dipendente alla “normalità”. Sfortunatamente questa fase non dura a lungo poiché le fantasie romantiche e il bisogno di avere qualcuno vicino ritornano in modo preponderante riattivando il pensiero ossessivo di ricerca.
  4. Giustificazione : l’aver realizzato la fantasia romantica tanto sognata induce nel dipendente un senso di colpa e di rimorso da cui cerca di liberarsi trovando delle giustificazioni al proprio comportamento e alle proprie scelte.
  5. Colpa : il dipendente incolpa con facilità le persone a lui più vicine per il suo passato e per la qualità della sua vita senza però assumersi la responsabilità di cambiarla.
  6. Vergogna : il dipendente è in parte consapevole delle conseguenze delle proprie azioni anche se tale consapevolezza prende la forma del senso di colpa che lo travolge senza che sviluppi una matura consapevolezza delle conseguenze delle proprie azioni limitandosi solo a compiangersi e ad autocommiserarsi.
  7. Disperazione : l’esperienza di sbandamento e di smarrimento sperimentato, dovuto alla continua oscillazione tra l’eccitazione presente durante le fantasie romantiche e il senso di colpa che si materializza quando le sue scelte si rivelano fallimentari, portano il dipendente a vivere uno stato di disperazione e di rassegnazione. Il senso di depressione si alterna al senso di vuoto e al dolore innescato da questo processo distruttivo.
  8. Promesse : il dipendente giura a se stesso che “non lo farà mai più”, che non cercherà più nessuno per placare la propria fame d’amore, sfortunatamente non riesce a mantenere queste promesse che vengono infrante in poco tempo. Tutto ciò non fa che alimentare il senso di frustrazione e di disperazione che cercherà di alleviare cercando un’altra persona o un oggetto facendo ripartire il ciclo della dipendenza.

Bibliografia

S. Arterburn, Addicted to love: recovering from unhealthy dependencies in love, romances, relationships and sex. Paper Back