Roma 18 febbraio 2014

A cura del Dott. Marco Salerno, psicologo psicoterapeuta a Roma

Prima di relazionarci ad un narcisista dovremmo sapere alcune cose che probabilmente dopo una analisi più approfondita ci faranno desistere dall’impresa. Il narcisista si caratterizza per la presenza di un io ipertrofico che si è formato a causa di un arresto dello sviluppo psicologico durante l’infanzia. Questo ha determinato la chiusura in sé e la creazione di fantasie di grandiosità che lo hanno portato a considerarsi superiore, speciale, amabile e più importante rispetto alle altre persone. Lo sviluppo di una percezione distorta e amplificata di sé ha lo scopo di nascondere la vulnerabilità e la sensazione di impotenza avvertita quando si confronta con l’ambiente esterno. Per mantenere  il proprio sé grandioso sempre vivo e per nascondere le proprie paure, il narcisista è alla ricerca costante di attenzione e adulazione, quando questo non è possibile insorgono in lui significativi segni di rabbia e insofferenza. Non tutti i narcisisti sono uguali, quelli che hanno sviluppato una maggiore autopercezione di impotenza e di fragilità sono alla continua ricerca di una conferma dall’esterno del loro valore per mitigare il dolore emotivo che li accompagna.

 

Il narcisista manipola costantemente le persone con cui si relaziona e mostra un atteggiamento arrogante e sicuro che cela una bassa stima di sé. Per mantenere sempre vivo e grandioso il proprio io ricorrere ai seguenti meccanismi di difesa:

1) scissione: non riesce a valutare una persona in modo unitario e globale, composta sia da parti buone e cattive. Per il narcisista o è completamente buona o completamente cattiva. Ogni persona con cui si relaziona è considerata buona solo quando supporta la sua percezione di grandiosità e lo aiuta a sentirsi desiderato e unico, quando questo non avviene più, chi gli è vicino diventa cattivo

2) dissociazione: i narcisisti spesso ricordano gli eventi in modo distorto o li dimenticano quando questi non si allineano alla loro percezione di superiorità

3) razionalizzazione: negano sempre l’esistenza di problemi o difetti che li riguardano analizzando gli eventi in modo apparentemente logico ma distorcendo effettivamente la realtà

4) proiezione: il narcisista  tende a far sentire in colpa e ad accusare le persone vicine per comportamenti che è lui a mettere in atto ma di cui non si assume la responsabilità

5) negazione: nega l’evidenza dei fatti quando questi mettono in discussione la sua grandiosità

6) spostamento: afferma che non vi è nulla di sbagliato in lui e nei suoi comportamenti, attribuendo la casua del suo malessere sempre all’esterno.

Ma cosa ci spinge a relazionarci ancora con un narcisista dopo aver letto tutto ciò? Di solito chi intreccia una relazione con un narcisista viene definita una persona con un “sé votato al sacrificio”, tende a compiacere l’altro e presenta visibili tracce di codipendenza. Ha una scarsa consapevolezza di sé e immagina che il partner narcisista sia  la persona migliore che abbia potuto incontrare, dotato di quelle caratteristiche grazie a cui vivrà una vita appagante che da sola non è in grado di garantirsi. Prova un senso di vuoto quando non sta in una relazione e quando la vive tende a minimizzare i suoi sentimenti e bisogni, dando esclusivamente spazio a quelli del partner. E’ una persona poco assertiva e crede che quello che dice il suo partner narcisista sia la verità assoluta, arrivando a mettere in dubbio le proprie idee. Spesso lo giustifica, credendo nella sua “buona fede”, considera l’attività manipolatoria come interesse autentico nei suoi confronti anche se questa la porta a mettere in discussione le sue sensazioni. Chi ha una relazione con un narcisista sperimenta una profonda difficoltà nel vivere l’intimità di coppia, poiché oscilla tra momenti di forte idealizzazione ed altri in cui viene svalutato, non arrivando mai ad una condizione di equilibrio e di scambio reciproco.