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Liberarsi dall’ossessione per il cibo

Roma 14 luglio 2014

 

A cura del Dott. Marco Salerno psicologo psicoterapeuta a Roma

 

Le donne afflitte dall’ossessione per il cibo  sono persone sempre disponibili ad aiutare gli altri, vanno incontro a tutte le richieste fatte dalla loro famiglia, sul lavoro, nelle relazioni, pur di mantenere la pace e ricevere un po’ di amore a discapito  del riconoscimento e della soddisfazione dei propri bisogni piu’ intimi. Sono state bambine poco amate, trascurate o manipolate dai genitori, alle cui richieste hanno sempre aderito automaticamente, tanto da non comprendere mai cosa vogliono neanche da adulte. Instaurano relazioni con un partner bisognoso di aiuto, di cui prendersi cura, arrivano ad essere a volte anche sfruttate per la loro disponibilita’ e colmano il senso di vuoto e la frustrazione con il cibo. Non riescono a riconoscere le loro emozioni che sedano con il mangiare prima che vengano a galla, il dolore rimane sepolto e alla rabbia non viene dato il permesso di uscire per paura di ferire le persone  a loro piu’ vicine. Soddisfare le aspettative altrui crea in queste donne una fitta nebbia emotiva che avvolge ogni emozione, tanto da non essere in grado di riconoscere cosa realmente vogliono e chi sono. Arrivano sempre per prime a riconoscere le necessita’ di chi amano tanto che chi sta loro vicino non le conosce realmente. Hanno una identita’ poco definita e a volte frammentata, costituita da parti di se’ e da altre prese in prestito dalle persone di cui soddisfano i bisogni.  Riconoscono che e’ arrivato il momento di cambiare quando arriva quello che la psicologa Renate Gockel definisce “l’ultimo avvertimento”, il momento in cui raggiungono la consapevolezza che le consente di osservare la propria vita e di rendersi conto che e’ necessario invertire la rotta, assumendosene la repsonsabilita’. Gradualmente imparano ad esprimere i loro bisogni, le emozioni  e i pensieri che hanno sempre sedato con il cibo e arrivano a mettere in discussione la vita che avevano condotto fino ad ora per essere sempre piu’ oneste con se stesse.  Il percorso di consapevolezza non e’ facile e indolore poiche’ devono individuare quali sentimenti non  riescono a tollerare e che rimuovono mangiando. Questo comporta accettare i sentimenti e le emozioni sgradevoli per trovare nuove alternative di reagire senza ricorrere piu’ al cibo.

Cibo per vivere o vivere per il cibo?

Roma 28 aprile 2014

A cura del Dott. Marco Salerno

  Le donne cibo dipendenti subiscono spesso frustrazioni, soffrono una costante solitudine affettiva, patiscono il vuoto emotivo e rinunciano a se’ compensando questo dolore  con un comportamento patologico verso il cibo paragonabile ad una ribellione sotterranea mai vissuta in modo consapevole. Spesso  queste donne sono impelagate in relazioni dove ricoprono il ruolo di crocerossina, dove si fanno carico dei problemi del partner e non riescono a mettere dei limiti, sentendosi travolte dal rapporto. Hanno una scarsa consapevolezza dei propri bisogni e una eccessiva attenzione rivolta a chi le circonda, quando aiutanogli altri dimenticano i propri bisogni inappagati. Nella vita di molte donne affette da disturbi dell’alimentazione c’e’ sempre qualcosa che non va come una relazione insoddisfacente, un posto di lavoro sbagliato, la difficolta’ ad affermarsi, uno scarso egoismo, paure, scarso senso di responsabilita’ verso se stesse, timidezza, paure e ossessioni. La paura piu’ grande e’ quella di essere rifiutate e di non sentirsi mai all’altezza delle situazioni a causa di una scarsa autostima e fiducia in se’. La maggior parte delle donne grasse immagina irrazionalmente che se perdessero peso la loro vita cambiarebbe radicalmente e si libererebbero dai problemi.