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Guarire dalla relazione con un narcisista

 

Roma 4 ottobre 2021

A cura del dott.Marco Salerno

 

 

Chi vive una relazione con un narcisista e’ esposto per un periodo più o meno lungo ad una alternanza di traumi continui e di speranze di cambiamento sistematicamente deluse. Essere esposti al contatto con un narcisista comporta sviluppare una tensione interna continua dovuta al fatto di essere continuamente in allerta per paura di ricevere un nuovo attacco che può essere costituito da una critica, da una svalutazione, da vessazioni emotive o fisiche, fino a sviluppare una condizione emotiva ed affettiva definita trauma complesso. Tale condizione e’ costituita dai seguenti cinque sintomi:

 

  • flashback emotivi: sono emozioni che compaiono improvvisamente, collegate ad un evento traumatico passato di cui al momento non si ricorda il contenuto. Si avvertono emozioni forti e travolgenti del tutto inaspettate e non collegate alla situazione che si vive in quel momento, per cui sono emozioni difficili da inquadrare. Per esempio, si può vivere uno stato di ansia improvviso, un attacco di panico pur non avendo alcuna condizione esterna che ne spieghi l’origine o anche reagire con rabbia ingiustificata alla situazione che si vive al momento. Quando si riesce a risalire alla questione che origina tale ondata emotiva o flashback emotivo, i sintomi tendono ad attenuarsi o a scomparire del tuttoL’origine dei flash back emotivi risiede nel meccanismo di separazione tra l’emozione provata durante un abuso narcisistico e il vissuto dell’abuso durante il quale si allontana l’emozione dolorosa vissuta dall’evento violento che si vive. Questo comporta che le emozioni passate non siano state elaborate ma devono essere ancora riconosciute e superate. Il modo più indicato per limitare i flashback emotivi e’  cercare di accettare e ricollegare le emozioni emerse all’evento durante le quali si sono verificate per poi elaborarne il vissuto.
  • vergogna patologica: questo sintomo consiste nel provare forte imbarazzo non tanto per qualcosa che si è fatto, come nel caso della vergogna sana, ma per come si è, come se ci fosse qualcosa che non va nella propria persona e nel modo di essere e non di agire. Le conseguenze della vergogna patologica sono un cronico senso di inutilità, bassa autostima, odio verso sé stessi e la convinzione di essere una persona cattiva e colpevole. Questo sintomo si manifesta con il rimuginare spesso su ricordi traumatici del passato che hanno determinato vergogna, una forte diffidenza verso gli altri aspettandosi sempre che facciano qualcosa di male e la sensazione di bassa autostima e di non meritare nulla dovendosi accontentare sempre. La vergogna patologica ha un significativo impatto sull’immagine e il valore di sé, influenza l’insieme di credenze e di convinzioni che si hanno sulla propria persona e che orientano le azioni della propria vita.

 

  • auto-abbandono: consiste nel non perseguire una passione o un desiderio poiché quando la si esprime è accolta da una critica svalutante e distruttiva. Pur di non esporsi a queste situazioni, la persona che sta con il narcisista preferisce abbandonare ogni tentativo di realizzare i propri obiettivi. La conseguenza e’ che si tende a dire di si quando invece si vorrebbe dire di no e non si esprime quello che si pensa e si prova realmente. A questo si accompagna una forte dose di adattamento solo per accontentare l’altro e mettere da parte se stessi fino al punto di consentire di essere maltrattati e criticati per ogni decisione che si vuole prendere. La conseguenza ultima è che si sviluppa una condizione di paura permanente delle reazioni del partner narcisista ogni qual volta si vuole esprimere il proprio punto di vista o fare una scelta fino ad arrivare a credere che la “colpa” di queste reazioni sia la propria. Per affrontare questa condizione è indispensabile iniziare a porsi delle domande come, per esempio, cosa si ha paura di perdere se si persegue un desiderio o un bisogno e perché lo si mette sempre al secondo posto. La risposta a questa domanda la si può trovare solo prendendo contatto con sé stessi e chiedendosi come ci si sente. Questo comporta spostare l’attenzione dal partner narcisista dalle sue reazioni a sé stessi e al domandarsi quali sono i propri pensieri ed emozioni.  All’inizio non è semplice avviare questo processo ma è indispensabile e deve essere affrontato come un vero esercizio giornaliero che ha come obiettivo quello di prestare attenzione a tutto ciò che e’ importante per sé e che viene sempre accantonato in favore del partner.

 

  • critica interiore: chi ha una relazione di lungo corso con un partner narcisista o ha avuto un genitore narcisista, ha sviluppato una forte voce critica interiore che coincide con una feroce autocritica per ogni azione compiuta o emozione provata. Questa voce critica interiore non riguarda una situazione specifica ma e’ generalizzata a tutta la propria esistenza. Esistono diversi tipi di voci critiche interiori tra cui quella del perfezionista secondo cui si deve essere sempre perfetti e non sbagliare mai altrimenti non si sarà mai voluti bene o apprezzati. La conseguenza di questa voce potrebbe essere che per paura di non fare perfettamente qualcosa, si rinuncia a farla. Un’altra voce critica e’ quella del formatore che vuole modellare la persona in base alle aspettative dell’altro, rinunciando ai propri desideri. L’accusatore e’  una delle voci critiche ricorrenti che ha lo scopo di svalutare la persona e non solo i suoi desideri facendola sentire colpevole di tutto ciò che la circonda. Lo schiavista invece e’ quella voce critica che impone di non fermarsi mai, di fare sempre qualcosa poiché il riposo non e’ consentito se si vuole essere accettati. Il supervisore invece e’ quella voce interiore che monitora ed osserva ogni azione ed intenzione e ha lo scopo di prevenire le critiche del narcisista e controlla ogni aspetto della vita della vittima.Per affrontare queste voci critiche e’ indispensabile riconoscerle e domandarsi quale funzione hanno nella propria vita. Accettarle e’ il primo passo per smettere di agire compulsivamente, chiedersi quali sono le paure nel non seguirle più ma, soprattutto, creare un dialogo interiore che aiuti a chiedersi come e cosa si vorrebbe rispondere alla voce critica, come se fosse una persona in carne ed ossa di fronte a sé
  • ansia sociale: si manifesta quando ci si relaziona con altre persone sia in incontri individuali sia di gruppo, con persone conosciute o sconosciute. La paura di chi soffre di ansia sociale è riconducibile al fatto di non comprendere perché’ altre persone dovrebbero essere interessate a lui. Si crede che ogni pensiero o idea che si ha sia inutile e insignificante, arrivando a sentirsi a volte non degni della situazione o delle persone vicine. Inoltre è presente anche l’idea che gli altri siano sempre pronti al giudizio verso la propria persona e che abbiano ragione. L’ansia sociale si manifesta con sintomi ben precisi tra cui una forte tensione che pervade tutto il corpo, la voce trema, sensazioni di calore, respiro corto, nebbia mentale, sudorazione, incapacità di pensare e di trovare le parole.

Il trauma complesso che deriva dal rapporto con un narcisista può essere affrontato attraverso la comprensione e l’accettazione della situazione, la consapevolezza di poter scegliere e di non essere la causa del fallimento della relazione o delle reazioni del partner. Ma soprattutto e’ fondamentale comprendere che il partner narcisista e’  una persona malata, incapace di controllare le proprie azioni e di valutarne le conseguenze a causa di una mancanza di empatia. Questo passo è molto importante poiché’ aiuta a ridimensionare notevolmente le aspettative di guarigione del partner e a collocarlo in una categoria diagnostica.  Successivamente  bisogna riappropriarsi dei propri pensieri ed emozioni, uscire dal ruolo della vittima consapevoli del fatto che un partner narcisista ha trovato terreno emotivamente fertile nell’altro per stabilire una relazione. Questo aiuta ad uscire dalla dinamica della ricerca del colpevole e a iniziare a comprendere quali tratti e aspetti della propria persona hanno contribuito ad alimentare la relazione con un narcisista. Solo attraverso questo processo di consapevolezza e di assunzione di responsabilità si evita in futuro di ricadere in una relazione tossica e si impara a scegliere chi si vuole avere accanto a sé.

L’incastro relazionale: motivazioni che conducono a scegliere e a lasciare con difficolta’ un partner narcisista

Roma 12 gennaio 2017

 

A cura del dott. Marco Salerno psicologo psicoterapeuta a Roma

 

Quando si vive una relazione con un narcisista e’ importante, oltre a riconoscere le caratteristiche del partner e dei suoi comportamenti disadattavi e svalutanti, anche cosa accade dentro noi, quali sensazioni proviamo quali comportamenti ripetitivi attuiamo per non riuscire a liberarci da una relazione che ci fa soffrire, quale percezione abbiamo di noi e perche’ ci sentiamo in trappola. Le domande che piu’ frequentemente passano per la mente quando viviamo una relazione con un narcisista sono, “cosa non va in me” o perche’ sono cosi’ sciocco/a?” oppure “sono masochista?” o “perche’ non riesco a parlargli/e?”. Queste domande, se pur legittime, indicano il grado di tossicita’ che stiamo vivendo  e la difficolta’ ad accedere alle nostre risorse e a scoprire quali modalita’ di comportamento disadattive mettiamo in atto nello scegliere ripetutamente una relazione svalutante. Alla base dell’incastro relazionale in un rapporto con un narcisista (uomo o donna) vi sono degli schemi maladattivi che entrambi i componenti della coppia mettono in atto. Con il termine “schemi maladattivi”  lo psicologo Jeffrey Young si riferisce a credenze e cognizioni disfunzionali che comprendono anche sensazioni emotive e corporee che una persona ha maturato durante le proprie esperienze infantili e adolescenziali ansiogene. I bisogni fondamentali non sono stati soddisfatti in modo adeguato e chiaro, compromettendo lo sviluppo stabile ed equilibrato della persona. Gli schemi maladattivi contengono una lettura della realta’ che viene assunta come vera e assoluta,  maturata in base alle proprie esperienze di vita e di relazione precoci, sono verita’  connesse a ricordi infantili dolorosi, vissuti in modo viscerale, non percepiti a livello di coscienza.  Tali schemi si azionano inconsapevolmente e non sono basati su eventi presenti ma sono attivati da una lettura errata di un evento presente che porta alla luce emozioni dolorose antiche e la paura che possa ripetersi lo stesso vissuto emotivo. All’interno di una relazione tossica, sia il/la narcisista che il/la partner portano con se’ una serie di schemi maladattivi, che nell’incontro tra i due determinano un incastro relazionale il quale attiva in ognuno emozioni e sensazioni fisiche dolorose e genera comportamenti autodistruttivi.