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I comportamenti di un narcisista psicopatico: come riconoscerli e starne alla larga

Roma 10 dicembre 2020

 

A cura del dott. Marco Salerno

 

Lo psicopatico priva la propria vittima della dignità negando quello che ha finto di
provare durante il periodo di idealizzazione ed insinua che non siete piu’ la
persona giusta. Dopo aver creato una relazione dipendente, sfrutta questo potere
per creare disperazione e desiderio fino a che il desiderio della vittima diventa un
vero e proprio incubo. Gli aguzzini emotivi generano nelle vittime un senso di
vergogna, instabilità ed inferiorità poiché sono incapaci di relazioni sane. Gli
individui tossici non riescono a controllare i loro partner, per cui demoliscono
l’autostima con lo scherno e la gelosia costruita ad arte. La vittima può avere
tendenze perfezioniste per soddisfare le aspettative dello psicopatico. In questo
modo si configura una dinamica bizzarra in cui l’aguzzino viene idealizzato benché
sia bugiardo ed infedele mentre la vittima viene svalutata, pur avendo investito
più energie in questa relazione che in qualunque altra.
Il soggetto tossico logora l’autostima fino al punto in cui la vittima e’ grata di quel
poco che riceve e si accorge dell’accaduto solo quando e’ troppo tardi. La vittima
si trova a giustificare le reazioni del partner ma ha difficoltà nel prendere atto che
e’ cambiato qualcosa nel rapporto. Si passano ore accanto al telefono, si
annullano gli impegni della giornata, lo si cerca frequentemente nella speranza di
essere ascoltati e di rigenerare l’idillio iniziale soltanto per ottenere risposte
scostanti, fino ad arrivare ad amplificare gli aspetti positivi della sua personalità
per continuare a mentire a se stessi. Nella vittima si genera un’ansia senza fine e
si è incapaci di mettervi un freno, accettando qualunque cosa pur di ricevere l’
attenzione del partner. Il suo giudizio sull’aspetto fisico diventa sempre più severo
senza farsi scrupolo a sottolinearne i presunti difetti. Lo psicopatico e’ affascinato
dai complessi legati all’esteriorità facendo complimenti saltuari per farvi aspirare
alla perfezione. L’autostima della vittima dipende dalle sue opinioni altalenanti,
per cui il suo umore diventa instabile. Oltre a sminuire in privato, l’individuo
tossico umilia anche di fronte agli amici, seppure nascondendosi dietro un intento
scherzoso fino al punto in cui gli altri si schierano a volte dalla sua parte poiché
non comprendono la gravità della situazione. Lo psicopatico non prova il minimo
rimorso quando esagera con le battute e liquida le eventuali proteste accusando
la vittima di ipersensibilità. La vittima asseconda il suo carnefice, accettando il
ruolo del partner pazzo e stupido, il cui unico scopo e’ accontentare l’amato.
Intanto lo psicopatico tiene buona la vittima attraverso l’utilizzazione di ricordi
sporadici della fase dell’idealizzazione.

Se si raggiunge il punto di rottura, lo psicopatico e’ pronto a ripiombare addosso

alla vittima con promesse di amore e affetto illimitate. Anche se non si assume mai

la responsabilità della propria condotta, queste distrazioni superficiali bastano

alla vittima per convincerla che e’ ancora la persona di cui si e’ innamorata.
Durante la relazione con il soggetto tossico nascono emozioni mai provate prima:
ansia, paranoia, gelosia e paura della perdita. Il senso di colpa si presenta nella
vittima con maggiore frequenza ogni qual volta lo psicopatico la accusa di qualche
errore che ha generato in lui rabbia e malessere. E’ un vero provocatore seriale
che identifica le persone flessibili ed accomodanti, sfrutta queste qualità
provocando senza sosta la vittima con mortificazioni e svalutazioni. La preda cerca
di evitare conflitti mostrandosi affabile e scegliendo di perdonare queste
condotte per il quieto vivere. Il provocatore si ostina a tormentarla fino a farla
esplodere e solo a quel punto si finge sorpreso e si meraviglia di quanto l’altro sia
aggressivo e volubile, costringendolo a sentirsi in colpa e a chiedere scusa. La
differenza e’ che la vittima prova rimorso, deve essere calma e tollerante
qualunque cosa accada mentre l’aguzzino non sente nulla, si sente in diritto di
fare tutto quello che gli passa per la testa. Spesso la vittima crede di comprendere
e sopportare tutti i problemi della relazione, cercando di razionalizzare e trovare
una spiegazione ai comportamenti irrazionali dello psicopatico. Nella fase iniziale
della relazione l’individuo tossico lusinga la vittima e si complimenta per i pregi e
la perfezione della vittima la quale non si oppone mai alle provocazioni dello
psicopatico. Ad un certo punto si inizia ad annoiare e l’idealizzazione perde di
valore finché le qualità della vittima diventano strumenti da usare contro di lei.
Quando lo psicopatico si sente minacciato o si annoia, usa spesso la schizofasia o
insalata di parole per distrarre la vittima. In realtà non dice nulla ma si limita a
blaterare e ad elencare affermazioni senza alcun senso. La schizofasia
comprende:

1) Le conversazioni circolari durante le quali la vittima immagina di aver risolto
un problema ma in realtà si ritrova a discutere sempre dello stesso tema
poiché lo psicopatico ignora ogni argomentazione e vuole imporre le
proprie.

2) Lo psicopatico richiama sempre gli errori passati della vittima ed ignora i
propri. Se viene evidenziato un suo comportamento scorretto, il soggetto
rispolvera un vecchio errore della vittima che non ha alcun nesso con la
situazione attuale.

3) Il tono condiscendente. Per tutta la conversazione lo psicopatico mantiene
un atteggiamento imperturbabile, valutando le reazioni della vittima per
vedere fino a quale punto può spingersi. Quando la vittima si arrabbia, la
critica e le dà della pazza. Lo scopo della schizofasia e’ quello di disorientare
l’interlocutore e la conversazione e’ vissuta come una competizione.

4) Accusa la vittima di cose che fa in prima persona. Durante una discussione,
lo psicopatico non si fa scrupolo ad attribuire alla vittima caratteristiche
orribili, tale comportamento non e ‘ solo una proiezione ma e’ un atto
volontario di calunnia per suscitare una reazione nella vittima.

5) Le personalità multiple. Durante la conversazione schizofasia e’ probabile
trovarsi di fronte a diverse personalità che userà in funzione delle reazioni
della vittima. Fa leva sul senso di colpa, la lusinga, la seduce, la svaluta, a
seconda delle reazioni della vittima.

6) L’eterna vittima. I tradimenti e le menzogne dello psicopatico devono
essere compresi, vuole essere compatito e compreso poiché c’e’ sempre
una ragione e una giustificazione per i suoi comportamenti. L’individuo
tossico fa la vittima ma l’unico ad essere maltrattato e’ la vittima.

7) Iniziare a spiegare le emozioni umane fondamentali. La vittima si trova nella
condizione di spiegare concetti come empatia e gentilezza, ma questi non
attecchiscono nella mente dello psicopatico. La domanda più frequente che
la vittima si pone e’ che se lo psicopatico capisse come si sente la vittima
non si comporterebbe in quel modo ma non e’ così. Nella fase iniziale della
relazione appare buono e gentile ma non sente tali emozioni per cui si
annoia con facilità.

8) Le giustificazioni. Lo psicopatico non riconosce di fare brutte figure e non
accetta critiche, snocciola più giustificazioni che promesse. Le azioni non
corrispondono mai alle parole, e quelle volte che accade questo sembra
essere un miracolo.

9) Conversazioni che prosciugano. E’ possibile passare ore a discutere e a
rimuginare sulla discussione. La vittima arriva al punto di esaurire l’energia
emotiva e non riesce più a concludere nulla, passa in rassegna
argomentazioni per capire cosa e’ accaduto e sente il bisogno di difendersi
in una condizione di perenne allerta. Cerca una soluzione diplomatica che
distribuisca equamente le colpe e dia ad entrambi, vittima e psicopatico, di
scusarsi e fare pace ma alla fine la vittima e’ l’unica a chiedere scusa.

I narcisisti e la vita di coppia


Roma 9 marzo 2020

A cura del dott. Marco Salerno

Quando incontrate qualcuno che entra nella vostra vita e la devasta senza esitazione, probabilmente avete di fronte non solo un narcisista ma un soggetto (può essere sia uomo sia donna) che presenta una personalità di cui il narcisismo e’ solo un aspetto e si inscrive in un quadro più complesso definito da Delroy Paulhus e Kevin Williams, “Triade oscura”. La triade oscura si caratterizza per essere composta dal narcisismo, dal machiavellismo e dalla psicopatia, dove per machiavellismo si intende la tendenza ad usare la conoscenza degli altri al fine di manipolarli per un proprio tornaconto e arrecando loro un danno fisico o psicologico. La psicopatia invece coincide con la propensione ad aggredire e far del male ad altri senza provare alcun rimorso ne tantomeno vergogna per le conseguenze delle proprie azioni e per la sofferenza provocata. Di solito questi individui sono persone che mentono con estrema facilità, presentano un disturbo antisociale della personalità e un equilibrio emotivo instabile. Sembrano di avere la capacità di comprendere le emozioni altrui ma sono completamente impermeabili a ciò  che gli altri provano perché comprendono solo in modo logico e astratto le emozioni. Chi rientra nella triade oscura e’ una persona che ha un basso livello di empatia e di ansia, ricerca alti livelli di eccitazione uniti ad una marcata tendenza a sopravvalutarsi. L’indifferenza alla sofferenza, il senso di superiorità e la manipolazione della mente altrui. completano il quadro. Questo tipo di persona non ha sviluppato alcune aree cerebrali grazie a cui si attivano quei circuiti che consentono di entrare in risonanza con la sofferenza altrui. Gli studi di Paulhus e Williams hanno dimostrato che gli appartenenti alla triade oscura abbiano fantasie sessuali peculiari, la psicopatia infatti e’ associata ad una marcata pulsione sessuale e a particolari fantasie erotiche di tipo promiscuo, impersonale, sono amanti del feticismo, del sesso tra sconosciuti e del sadomasochismo. Il narcisismo invece e’ associato a fantasie sessuali incentrate sul bisogno di essere ammirato, a volte sono individui freddi, inclini a perseguire la performance, altre volte invece sono individui dalla sessualità coinvolgente per se’ e per la coppia. Il problema con una persona narcisista non e’ tanto il sesso quanto l’affettività’ e la vita emotiva al di fuori della camera da letto dove mostra crepe significative nell’entrare in una relazione reciproca ed empatica.

 

Perché  continuo a sperare che cambi e mi consideri?

Questa e’ la domanda che chi sta in relazione con un narcisista o con chi appartiene alla triade oscura dovrebbe porsi. I narcisisti presentano una compromessa capacità di stabilire e mantenere relazioni intime, all’insegna dell’affetto, del sostegno reciproco e della fedeltà. Per i narcisisti “darsi” in un rapporto affettivo e’ molto difficile anzi spesso impossibile perché secondo loro lo stabilire una relazione affettiva comporterà chiedere aiuto quando si sentiranno vulnerabili o quando avranno il bisogno di un supporto. Quando il narcisista mostra il suo lato fragile, ha paura che l’altro o lo trascuri e si approfitti di lui e delle sue debolezze o se si comporta in modo autonomo, l’altro si mostra debole e lo ricatta con i sensi di colpa. Se invece chiede conferme ed ammirazione, l’altro o lo fa sentire unico o lo rimprovera di non avere fatto abbastanza, per cui il narcisista sente di non valere nulla. In ogni caso da ognuna di queste situazioni ne esce sconfitto, per cui il/la partner di un narcisista ai suoi occhi e’ una persona inaffidabile, sprezzante, critica da cui e’ meglio tenersi lontani adottando  un comportamento di distacco, ed indifferenza o in alternativa coltivare una o più relazioni extra. In ogni caso il raggiungimento dell’intimità’ affettiva e’ un obiettivo che il narcisista difficilmente riesce a conseguire, poiché sente il/la partner come un peso, un essere problematico che non lo comprende abbastanza e lo costringe a vivere in un modo insopportabile, per cui l’unica via di uscita e’ la fuga o il tradimento. A completamento del quadro si aggiunge un tratto distintivo che e’ la difficoltà nel descrivere i propri stati emotivi e le emozioni all’interno di una relazione. Parla spesso di passione, amore ma non riesce ad distinguere a comunicare le gradazioni emotive degli stati d’animo propri ed altrui ad eccezione della rabbia che avverte in modo chiaro e travolgente.

Maschi in crisi: come il mondo digitale condiziona le relazioni di coppia

Roma 06/02/2018

 

A cura del dott. Marco Salerno psicologo psicoterapeuta a Roma

 

I cambiamenti economici, sociali, culturali e  tecnologici hanno pesantemente influito sulla formazione delle nuove generazioni, soprattutto quelle di sesso maschile le quali non hanno  guide adeguate per affrontare le incalzanti richieste dell’ambiente in cui vivono per essere motivati a raggiungere  i propri obiettivi. Per identificare meglio questo dilagante fenomeno, secondo cui i giovani maschi hanno difficolta’ nel definire il loro percorso di vita da un punto di vista accademico, sociale e sessuale, devono essere prese in considerazioni piu’ variabili tra cui i fattori personali, situazionali e sistemici. Timidezza crescente, paura del confronto, ansia da prestazione, mancanza di figure genitoriali, tra cui in special modo quella paterna, accesso incondizionato alla pornografia on line,  un sistema sociale che tende a riconoscere le esigenze delle donne e meno quelle degli uomini, le variazioni  biofisiologiche come la riduzione del testosterone e l’aumento degli estrogeni, l’influenza dei social media e la mancata corrispondenza tra posti di lavoro e iter formativi adeguati, sono fattori che stanno condizionando pesantemente molti giovani uomini nel maturare le competenze sociali di base. Le minori opportunita’ lavorative rappresentano un problema per entrambi i generi ma le giovani donne sono piu’ determinate nel ricercare l’autonomia finanziaria e meno propense a trovare un partner maschile di status simile al proprio,  creando in questo modo ulteriori sfide relazionali per gli uomini. Mentre per le donne vi e’ la possibilita’ di scegliere tra un ventaglio di opzioni sociali, per gli uomini le alternative socialmente accettabili sono abbastanza limitate e circoscritte all’essere o un guerriero/uomo in carriera o capofamiglia. Tutti i nuovi ruoli minacciano il tradizionale concetto di mascolinita’ e il maschio che li prende in considerazione ottiene meno attenzione e minori opportunita’ sociali e affettive con il genere femminile, il quale nel suo processo di affermazione ed emancipazione prende in prestito a volte modelli maschili rispetto ai quali l’uomo e’ disorientato. In questo contesto dai confini poco definiti, il mondo digitale contribuisce a creare una crescente confusione nella percezione della propria identita’ e della realta’ circostante.  La pornografia (mondo digitale), che non e’ un problema per chi ha maturato una propria esperienza sessuale, costituisce invece per i giovani uomini un vero problema poiche’ questi maturano un senso della sessualita’ attraverso il mondo virtuale e non con persone reali. Di conseguenza maturano una visione alterata del sesso e dell’intimita’ e una significativa  difficolta’ a vivere un incontro con un partner reale. Il contatto sessuale puo’ essere vissuto come una esperienza ansiogena poiche’ richiede capacita’ di comunicazione, un coinvolgimento del corpo stimolato dalla presenza di un altro individuo e l’ascolto di esigenze sessuali e romantiche differenti dalle proprie. Il fisiologo G. Wilson ha dimostrato che quando giovani uomini hanno rinunciato all’uso del porno on line si e’ notevolmente ridotta in loro l’ansia sociale, hanno raggiunto maggiore concentrazione, la depressione e’  diminuita ed e’ aumentata la capacita’ di interagire con le donne. La timidezza e’ una componente fondamentale nel contribuire all’isolamento che molti giovani si auto impongono, spingendoli a rifugiarsi nel mondo virtuale il quale a sua volta alimenta in una dinamica a spirale la timidezza. La paura del rifiuto sociale e’  aumentata a causa della tecnologia digitale che  riduce notevolmente le opportunita’ di interazione sociale, rinforzando continuamente l’isolamento, che non viene neanche riconosciuto a causa dell’assenza di relazioni sociali.  La timidezza attuale non coincide con la paura del rifiuto ma con il disagio sociale che comporta il non sapere cosa fare, come e quando. Questa mancanza di codici sociali condivisi si ripercuote anche sulle relazioni uomo/donna, traducendosi o nel ritiro o nell’incapacita’ di decodificare la modalita’ comunicativa dell’altro/a.