Chi di noi non si e’ sentito una volta trattato come un oggetto e si e’ posto domande come “Questa persona si e’ resa conto di cosa mi ha detto?”, oppure, “Cosa gli ho fatto io per meritare questo atteggiamento?”. Dietro a tali domande vi e’ la terribile sensazione di non sentirsi “visti” e considerati in alcun modo, di essere trasparenti qualunque cosa si dica o si faccia, insomma di non esistere per l’altro.  Il processo che e’ alla base di questa sensazione e’ quello di essere trasformati da persone in oggetti a causa di  un meccanismo definito “erosione empatica” che e’ presente in coloro che sono portatori di vendetta, di rabbia incontenibile, di odio, di un vero e proprio desiderio di fare del male all’altro o nella migliore delle ipotesi di considerare una persona solo un mezzo per soddisfare i propri bisogni.  Gli individui che rientrano in questa categoria possono essere  definite come persone con “empatia spenta o zero”, sintonizzate esclusivamente sulla “modalità io” che li spinge a rapportarsi ad altri come se fossero cose e non essere viventi con un’anima e sentimenti.

Ma cos’e’ l’empatia?

Secondo lo psichiatra Simon Baron Cohen una persona si può definire empatica  quando smette di focalizzare la propria attenzione in modo univoco (single minded) per adottare invece un tipo di attenzione doppia che comprende anche l’altro  (double minded). Focalizzare l’attenzione in modo univoco significa prestare attenzione solo alla propria mente, idee, bisogni e percezioni: mentre avere un’attenzione doppia significa tenere presente allo stesso tempo anche l’altro. L’empatia e’ la capacità di identificare ciò che qualcun  altro sta pensando o provando e di rispondere a questi pensieri e sentimenti con un’emozione corrispondente e appropriata.

Baron Cohen ha individuato sette livelli di empatia da 0 a 6.

  1. Livello 0: una persona non ha alcuna empatia, non prova alcun rimorso e non si rende conto delle conseguenze delle sue azioni verso gli altri; può arrivare ad essere a volte violenta e persino a commettere crimini.
  2. Livello 1: può ferire gli altri ma e’ in grado di riflettere e di provare rammarico per cosa ha fatto anche se non riesce a fermarsi e porvi rimedio.
  3. Livello 2: possiede un barlume di empatia che le consente di immaginare come si sentirebbe l’altro per una sua azione.
  4. Livello 3: consapevole di avere difficoltà con l’empatia, può mascherarla o compensarla.
  5. Livello 4: un livello di empatia medio basso, spesso attenuata, non influenza il comportamento quotidiano; la persona si sente a suo agio quando le conversazioni non riguardano le emozioni.
  6. Livello 5: ha una empatia leggermente al di sopra della media, e’ spesso più concentrata su gli altri che su se stessa.
  7. Livello 6: ha notevole empatia, e’ continuamente focalizzata sui sentimenti altrui e vuole essere sempre di conforto.

Soffermiamoci ora sulla persona con il grado zero di empatia

Esistono persone che sono imprigionate nell’essere concentrate su di sé, il loro stato d’animo non e’ transitorio ma permanente, sono incapaci di provare empatia e sono sempre nella “modalità io”.  Hanno una scarsa consapevolezza di sé e non hanno strumenti adeguati per guardarsi dentro e conoscersi.

La persona con il grado zero di empatia non ha consapevolezza di come ci si relaziona con gli altri, non comprende le ragioni per cui i rapporti non funzionano e sviluppa un profondo egoismo, pensieri e sentimenti altrui non vengono intercettati e percepiti, e si preoccupa solo delle proprie ragioni come chiusa in una bolla impermeabile. Crede di essere completamente nel giusto circa le proprie idee e convinzioni e giudica in errore chiunque non le condivida. Vive un’esistenza solitaria, una vita condannata all’insegna del fraintendimento e dell’egoismo, senza freni al proprio comportamento, libera di perseguire qualunque comportamento e desiderio, inconsapevole delle conseguenze delle proprie azioni e parole. In casi estremi questi individui possono diventare violenti e aggressivi, non solo a parole ma commettere atti di crudeltà, essere insensibili verso gli altri e socialmente isolati.

Il grado zero di empatia e’ presente nelle persone definite “zero negative” poiché non hanno nulla di positivo di cui vantarsi, sono cattive verso chi soffre e verso coloro che le circondano. Le personalità con zero empatia o zero negative sono:

  • Borderline o tipo B: quando incontriamo questo tipo di personalità rimaniamo colpiti dal loro repentino cambio di umore e dalle reazioni eccessive che esibiscono rispetto a fatti poco rilevanti o inesistenti. Manifestano una distorsione e un fraintendimento nella percezione di chi sta loro vicino, ribollono di rabbia e feriscono deliberatamente chi li disattende. Questo comportamento e’ manifestato sia verso amici, partner e figli, rispetto ai quali non mostrano alcun ripensamento o senso di colpa per quello che hanno loro inflitto. Oltre a provare odio e rabbia, hanno difficoltà ad interpretare il comportamento altrui e le loro espressioni emotive. Pensano di sapere esattamente ciò che gli altri pensano o sentono ma la loro percezione e’ confusa da pregiudizi che li spinge ad immaginare che gli altri abbiano pensieri malevoli verso loro. Non accettano eventuali tentavi di riconciliazione e non passa loro per la testa che possono mietere vittime con il loro comportamento tirannico. La percezione che hanno di sé e’ annacquata e fragile, nutrono diffidenza nei confronti delle relazioni intime, sempre delusi e convinti di essere la vittima. Oscillano tra sentimenti di solitudine, depressione, rabbia ed euforia, si alimentano del fatto di piacere agli altri ma non appena questi si avvicinano loro, sabotano il rapporto in ogni modo. Sono completamente egocentrici, parlano in modo inarrestabile di se stessi  senza alcun interesse reale verso le persone che stanno loro vicino. Alternano  stati d’animo opposti, possono apparire adulti ed equilibrati e dopo un istante bambini capricciosi e rabbiosi, hanno frequenti sbalzi di umore, sono distruttivi ed autodistruttivi. I borderline sono anche dei grandi manipolatori, agiscono come se fossero deboli ed indifesi, sfruttando la minaccia di suicidio o la seduzione sessuale, attribuiscono la causa dei loro comportamenti sempre agli altri.  Manca loro un’identità di base e paradossalmente quando si sentono amati provano rabbia verso chi li vuole bene e un senso di profondo vuoto, la vita per loro e’ una recita come se dovessero far finta di essere qualcun altro pur non sapendo chi sono realmente loro e gli altri. Il problema che hanno nel pensare se stessi si rispecchia nel problema di pensare e sentire cosa provano gli altri. Il borderline pur temendo la solitudine e l’abbandono, cerca sempre altre persone, per cui può aver molti amanti e tradire spesso, ma quando ha una relazione stabile si sente soffocato o abbandonato  poiché quello che gli da l’altro non e’ mai abbastanza. Respinge gli altri e si aggrappa a loro in una continua alternanza.
  • Psicopatico o tipo P: questo tipo di personalità’ condivide con quella borderline una totale preoccupazione per se stessa, ma a differenza del borderline, lo psicopatico  e’ disposto a fare qualunque cosa pur di soddisfare i propri desideri. Mostra reazioni violente di fronte al più piccolo ostacolo  o può essere freddo e crudele pur di raggiungere i suoi obiettivi. Le sue aggressioni sono provocate non da una minaccia ma dal bisogno di dominare o di ottenere ciò che vuole, completamente distaccato dai sentimenti dell’altro, a volte con un certo piacere nel vedere soffrire qualcuno. Lo psicopatico mostra una totale mancanza  di empatia e di comprensione dell’impatto del proprio comportamento sull’altro, connotato da un totale egocentrismo. Sono persone amorali,  non mostrano reazioni emotive di fronte al disagio altrui e non temono le punizioni.
  • Narcisista o tipo N: la parola chiave che sintetizza la personalità del narcisista e’ “diritto”, secondo cui ha un diritto automatico a ricevere ciò di cui ha bisogno e che desidera senza alcuna limitazione e a prescindere da come tratta gli altri. Parla solo ed esclusivamente di se stesso ed e’ come se nulla o nessuno avesse importanza al di fuori di lui. E’ del tutto inconsapevole di come possano sentirsi le altre persone ma pretende che gli stiano vicino come un pubblico pronto ad ascoltarlo, sempre d’accordo con le sue posizioni ed affermazioni, in costante ammirazione. Quando qualcuno lo apprezza, prende questo come una conferma del suo essere speciale ma basta poco per tornare a sentirsi depresso e negativo, vittima della incomprensione altrui. Non ha idea che il suo comportamento lo allontana dagli altri e quando questi lo evitano lo considera una conferma del fatto che sono persone cattive e che il problema sono loro e non lui. Quando incontra persone che possono essergli utili esibisce il suo fascino, ma se qualcuno gli da torto o non gli da tutto quello di cui ha bisogno questa perde ogni valore. Il narcisista ha un grado zero di empatia che lo rende egocentrico, può fare cose che offendono gli altri ma non commette atti crudeli come lo psicopatico. Privo di umiltà, pensa di essere migliore delle altre persone come se avesse qualche particolare dono che gli altri non hanno. Non riconosce l’importanza della reciprocità delle relazioni che sono solo a senso unico, non lascia spazio all’altro e non ha interesse di conoscerlo, e’ attento agli altri solo se gli tornano utili. I narcisisti possono essere sia estroversi come leader o prime donne o socialmente chiusi e timidi ma hanno la pretesa di avere il diritto che gli altri si adeguino loro e soddisfino ogni loro richiesta. Nella relazione con un narcisista si aspetta sempre che arrivi il proprio turno per parlare, per essere ascoltati, considerati ed amati ma questo non arriva mai perché lui e’ e vorrà  sempre essere al primo posto.

Bibliografia:

Simon Barono Cohen, La scienza del male, Raffaello Cortina Editore 2012.

Arendt H., La banalità del male, Feltrinelli Milano 2003.