a cura del dott. Marco Salerno psicologo psicoterapeuta a Roma La personalita’ liquida fa riferimento ad un tipologia di persona che si caratterizza per costante insoddisfazione, per la continua ricerca del compagno ideale, di una persona che “la possa far stare bene”, di qualcuno che dia significato alla propria vita. Le personalita’ liquide sono sia uomini che donne e si riconoscono perche’ attribuiscono al partner la responsabilita’ di definire la loro identita’, instaurando un rapporto simbiotico che richiede una dedizione assoluta e continua. Per comprendere meglio questo tipo di personalita’ prendiamo come esempio l’acqua e la bottiglia, la personalita’ liquida e’ come l’acqua, non ha una propria forma ma assume quella del suo contenitore con cui sta in totale contatto e che conferisce al liquido una identita’ attraverso la forma della bottiglia. In riferimento a questo esempio, l’acqua senza bottiglia si disperderebbe e non avrebbe confini, per cui non puo’ fare a meno della bottiglia.
Le conseguenze psicofisiche della dipendenza affettiva
a cura del dott. Marco Salerno psicologo psicoterapeuta a Roma
La dipendenza affettiva e’ una condizione psicologica riconducibile ad un particolare quadro psicofisico e a determinate condizioni emotivo familiari che contribuiscono a mantenerla e ad alimentarla. Qui di seguito sono elencate quattordici caratteristiche che connotano la dipendenza affettiva, utili per riconoscere se ne si e’ affetti.
1) Provenire da un contesto familiare disfunzionale dove i bisogni di intimita’ e di amore non sono stati presi in considerazione dalle figure di riferimento
2) Soddisfare i propri bisogni di amore e di riconoscimento solo attraverso la cura del partner
3) Scegliere uomini o donne che appaiono bisognosi di aiuto e cercare di aiutarli e salvarli attraverso il proprio amore
4) Avere una profonda paura dell’abbandono e fare qualunque cosa per evitarlo
5) Farsi carico dei bisogni del proprio partner per averlo vicino, come supportarlo finanziariamente, cercargli lavoro, accudire esclusivamente i figli
6) La mancanza di amore durante l’infanzia che, producendo una condizione di vuoto emotivo interno, si cerca di compensare compiacendo il partner
GRUPPO DI SOSTEGNO PSICOLOGICO A ROMA PER MIGLIORARE LA PROPRIA AUTOSTIMA E COSTRUIRE RELAZIONI AFFETTIVE SODDISFACENTI
Perché partecipare ad un corso sull’autostima: Hai scarsa fiducia in te stesso? Hai difficoltà ad ascoltarti e ad individuare obiettivi realistici e coerenti con le tue aspirazioni? Ricerchi l’approvazione degli altri e i tuo umore dipende da chi ti sta vicino? Riconosci di non metterti spesso in gioco e di rischiare? Provi spesso ansia e i tuo umore cambia velocemente durante la giornata? Non riesci ad esprimere le tue emozioni per paura di essere giudicato? Se la risposta a queste domande è affermativa questo corso fa al caso tuo!
Un sano livello di autostima è la premessa fondamentale per ri-trovare il proprio benessere psico-fisico, per diventare consapevoli dei propri bisogni ed imparare a soddisfarli, liberi dalle paure e da sensi di colpa. Stare bene con se stessi è una condizione necessaria ed indispensabile per vivere con consapevolezza la propria vita e per sviluppare relazioni affettive soddisfacenti. Avere fiducia in sé e migliorare la propria autostima consente di fare scelte consapevoli e volontarie nel rispetto della propria persona in linea con i propri obiettivi e di sviluppare relazioni chiare, assertive e paritarie.
Obiettivi del corso: lo scopo del ciclo di seminari teorico esperienziali è quello di guidare i partecipanti verso il riconoscimento dei propri bisogni ed emozioni, la consapevolezza della stima di sé e l’auto accettazione. Si propone di individuare le convinzioni e i pensieri che impediscono di fare scelte in linea con i propri desideri più profondi, di imparare a dire di “no” ed esprimere i propri sentimenti positivi e negativi senza sentirsi in colpa. Inoltre si acquisirà la capacità di mettere dei limiti, di sviluppare un comportamento assertivo, di chiedere aiuto e di perdonarsi.
Struttura del corso Il corso è composto dai seguenti 8 incontri:
- Autostima: vincere la voce critica interiore, smettere di giudicare negativamente se stessi e sviluppare strategie positive per accrescere l’autostima. 18 marzo 2015
- I pensieri negativi che minano l’autostima: riconoscere le modalità di pensiero negative che minano l’autostima. 1 aprile 2015
- Imparare a dire di no: sviluppare l’autoefficacia, riconoscere il diritto di dire no, di mettere dei limiti e di cambiare idea nel rispetto dei propri valori, pensieri ed emozioni. 15 aprile 2015
- Esprimere e riconoscere le emozioni: contattare le emozioni e riconoscere i sentimenti, contrapporre l’espressione alla repressione emotiva, abbandonare il controllo della ragione e dar libero spazio all’emotività per trovare un equilibrio tra ragione e sentimento. 29 aprile 2015
- Dipendenza affettiva: quando l’amore diventa una malattia. 13 maggio 2015
- Manipolazione affettiva: riconoscere e liberarsi da un manipolatore affettivo. 27 maggio 2015
- Affrontare la paura del rifiuto: distinguere la paura di amare dalla convinzione di non essere degni d’amore. 10 giugno
- Imparare a stabilire relazioni affettive soddisfacenti: i 10 passi per costruire una relazione di coppia appagante. 24 giugno
Dott. Marco Salerno, psicologo e psicoterapeuta a orientamento umanistico integrato Sito web: www.dottmarcosalerno.com
Dott.ssa Ilaria Monticone, psicologa e psicoterapeuta a orientamento umanistico integrato COME ISCRIVERSI CORSO: inviare una mail di richiesta a uno dei seguenti indirizzi di posta elettronica:
kamagra fast brighton ilaria_monticone@hotmail.com o telefonare ai seguenti numeri di telefono: 3474661496 3495311411
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A cura del dott. Marco Salerno
I genitori sono la fonte di protezione, rassicurazione, accoglienza e amore incondizionato che agiscono per il bene dei figli e favoriscono la loro crescita, soddisfando i loro bisogni e favorendo l’acquisizione dell’autonomia. La coppia genitoriale e’ composta da due individui distinti, che vivono, agiscono e pensano a seconda del grado di consapevolezza e di maturazione affettiva emotiva che hanno raggiunto. E’ possibile distinguere genitori sani ed equilibrati che allevano i loro figli amandoli in modo nutriente e responsabile, riconoscendoli come esseri viventi a se’ stanti. Sono consapevoli dei loro punti di forza e dei loro limiti, desiderosi di migliorarsi e di ascoltare i propri figli per garantire loro una vita equilibrata ed emotivamente soddisfacente. I genitori affetti da problemi psicologici, da nodi esitenziali irrisolti, da dipendenze e da patologie psichiatriche, situazione molto diffusa piu’ di quanto si possa immaginare, manifestano ogni giorno nella relazione con i figli il loro disagio sotto forma della manipolazione affettiva. Essere genitori non implica avere la capacita’ di amare consapevolmente i propri figli, un genitore e’ colui che genera i figli fisicamente o li adotta ma sono solo le singole persone che attribuiscono un significato autentico a questo ruolo. Coloro che pur essendo genitori, vivono nella relazione con i figli le loro ferite infantili, si caratterizzano per un alto grado di immaturita’ che crea un clima emotivamente tossico nella famiglia. (Leggi anche: I ruoli familiari in una famiglia narcisita)
Tipologie del manipolatore affettivo
A cura del dott. Marco Salerno
Si parla spesso di manipolazione affettiva, di manipolatori affettivi e di narcisisti ma chi sono in realta’ queste persone? Che caratteristiche hanno? Come si comportano? Non vi e’ una unica tipologia di manipolatore affettivo ma e’ possibile individuarne differenti categorie che assumono sembianze differenti, alcune apparentemente innocue, altre chiaramente distruttive. Qui di seguito troverete le dieci tipologie di manipolatori affettivi e le relative caratteristiche distintive di ognuno.
1) il cybervampiro: usa la chat o i social network per contattare le sue prede, le inonda di complimenti e le lusinga, instaurando un rapporto di dipendenza attraverso ripetuti contatti telefonici o lunghe conversazioni via chat ma evita scrupolosamente ogni incontro dal vivo.
2) il mentore: appare sicuro di se’, informato su tutto, giudica e valuta ogni argomento e non esita a farsi forte dei propri titoli di studio e della cultura che lo caratterizza. E’ incapace di instaurare un dialogo perche’ detesta essere contraddetto, assumendo un atteggiemento arrogante e cinico.
Liberarsi dalla manipolazione e dalla dipendenza affettiva: gruppo di aiuto a Roma
Il Dott. Marco Salerno e la Dott.ssa Ilaria Monticone conducono esclusivamente a Roma dal 1 ottobre 2014, il gruppo di aiuto per liberarsi dalla manipolazione relazionale e dalla dipendenza affettiva.
Le persone affette da dipendenza affettiva sono terrorizzate di perdere chi amano, poiché lo considerano l’unica persona che può donare loro amore e affetto. I dipendenti affettivi chiedono amore a chi non lo sa dare, dedicano la loro vita a soddisfare le richieste del manipolatore e rinunciano a ogni bisogno e desiderio pur di essere amati. La relazione che si instaura tra dipendete e manipolatore affettivo è un circolo vizioso che può essere interrotto solo quando il dipendente affettivo recupera l’autostima, inizia ad ascoltare le proprie emozioni e soprattutto impara a sentirsi finalmente una persona degna di essere amata che non ha bisogno di elemosinare amore. L’esperienza della manipolazione affettiva devasta chi la vive che si sente sempre meno adeguato e capace di affrontare la vita, facendo dipendere il proprio valore dal giudizio del manipolatore. Il manipolatore affettivo può essere il partner, o un familiare, un amico, un collega di lavoro che “utilizza” il bisogno di affetto della propria vittima suscitando in lei il senso di colpa, criticandola e aggredendola costantemente quando le sue richieste non vengono soddisfatte. Questo comportamento alla lunga scardina l’autostima della vittima, la quale si sente sempre meno adatta e degna di essere amata. Le conseguenze di questa spirale distruttiva sono devastanti per il dipendente affettivo che sviluppa una serie di sintomi, sia psicologici sia fisici come aggressività, ansia, paura della solitudine, tristezza, emicranie, disturbi digestivi, mancanza di appetito, disturbi del sonno, attacchi di panico e rabbia incontrollata.
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Le persone affette da dipendenza affettiva sono terrorizzate di perdere chi amano, poiché lo considerano l’unica persona che può donare loro amore e affetto. I dipendenti affettivi chiedono amore a chi non lo sa dare, dedicano la loro vita a soddisfare le richieste del manipolatore e rinunciano a ogni bisogno e desiderio pur di essere amati. La relazione che si instaura tra dipendete e manipolatore affettivo è un circolo vizioso che può essere interrotto solo quando il dipendente affettivo recupera l’autostima, inizia ad ascoltare le proprie emozioni e soprattutto impara a sentirsi finalmente una persona degna di essere amata che non ha bisogno di elemosinare amore. L’esperienza della manipolazione affettiva devasta chi la vive che si sente sempre meno adeguato e capace di affrontare la vita, facendo dipendere il proprio valore dal giudizio del manipolatore. Il manipolatore affettivo può essere il partner, o un familiare, un amico, un collega di lavoro che “utilizza” il bisogno di affetto della propria vittima suscitando in lei il senso di colpa, criticandola e aggredendola costantemente quando le sue richieste non vengono soddisfatte. Questo comportamento alla lunga scardina l’autostima della vittima, la quale si sente sempre meno adatta e degna di essere amata. Le conseguenze di questa spirale distruttiva sono devastanti per il dipendente affettivo che sviluppa una serie di sintomi, sia psicologici sia fisici come aggressività, ansia, paura della solitudine, tristezza, emicranie, disturbi digestivi, mancanza di appetito, disturbi del sonno, attacchi di panico e rabbia incontrollata.
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- Roma 28 gennaio 2014
A cura del Dott. Marco Salerno
La dipendenza affettiva può essere annoverata come una vera patologia che impedisce di instaurare una relazione stabile e soddisfacente. Lo psicologo Stephen Arterburn ha identificato le dieci fasi che definiscono il ciclo della dipendenza affettiva.
- Ossessione: il soggetto è pervaso da pensieri romantici, la concentrazione è scarsa, la capacità di giudizio è assente ed emerge una marcata propensione ad alimentare fantasie romantiche ossessive. Questa fase si caratterizza per la presenza di una ossessione continua che spinge l’individuo a ricercare una persona con cui vivere una storia romantica. Il processo ossessivo può essere innescato da diversi episodi come l’incontro con una persona attraente o il vivere una fase di autocommiserazione o depressione. Inoltre qualunque tentativo che il dipendente fa per non cadere nella dipendenza non fa altro che alimentare la dipendenza stessa.
- Caccia: inizia la ricerca di qualcuno o di qualcosa che possa placare il pensiero ossessivo. La ricerca influenza significativamente la vita del dipendente affettivo e terminerà solo quando avrà trovato la persona o la cosa che lo soddisferà o nel caso in cui venga scoperto.
Origine della dipendenza affettiva femminile
Roma 20 gennaio 2014
A cura del Dott. Marco Salerno
La dipendenza affettiva è al pari di altre dipendenze una condizione che determina uno stato di malessere diffuso sia psichico che fisico. La psicologa Robin Norwood ha individuato le seguenti cause come origine della dipendenza affettiva femminile:
1) provenire da un contesto familiare disfunzionale dove i bisogni di intimità e di amore non sono stati presi in considerazione dalle figure significative di riferimento
2) soddisfare i propri bisogni di amore e di riconoscimento solo attraverso la cura del partner
3) scegliere uomini che appaiono bisognosi di aiuto e cercare di aiutarli e salvarli attraverso il proprio amore
4) avere una profonda paura dell’abbandono e fare qualunque cosa per evitarlo
Il triangolo relazionale
Roma 16 gennaio 2014
A cura del Dott. Marco Salerno
Il triangolo relazionale è un tipo di relazione che si caratterizza per la mancanza di esclusività e di linearità del rapporto. Vivere una relazione a tre porta a sperimentare una sorta di ebbrezza e di felicità in un primo momento per poi realizzare il limite di questa situazione dovuta a fattori come il fatto che la persona desiderata è sposata o che sta cercando qualcun altro. Le persone sane evitano i triangoli relazionali quando si rendono conto di viverne uno mentre il dipendente affettivo spera in ogni modo che il triangolo si risolva magicamente nel tempo. Il suo atteggiamento è guidato da una profonda difficoltà nell’interrompere una relazione e nell’incapacità di tollerare l’ansia di separazione poiché la fine di una relazione equivale a morire. In alcuni casi il dipendente affettivo può adottare atteggiamenti autolesivi come il suicidio o anche uccidere per interrompere la triangolazione, compiendo un vero e proprio “crimine del cuore”.
Il dipendente affettivo ha un alto livello di tolleranza alla sofferenza che origina da un vissuto affettivo disfunzionale, sperimentato nella relazione con i genitori quando era bambino. Il bambino/a è stato rifiutato da uno dei genitori mentre l’altro ha stabilito con lui un rapporto affettivo molto vincolante ed “emotivamente incestuoso”. L’esperienza edipica di amore e di identificazione con uno dei genitori non si è sviluppata in modo sano, radicalizzandosi in modo disfunzionale secondo uno schema di rifiuto e di accettazione continua.
Il triangolo relazionale è una condizione che paradossalmente fa sentire al sicuro il dipendente affettivo che si caratterizza per un alto livello di tolleranza al dolore e alla sofferenza emotiva. Alcuni dipendenti affettivi tendono inconsapevolmente a rivivere il triangolo relazionale della propria infanzia nelle relazioni adulte. Sperano che ci possa essere un finale diverso dal precedente ma si trovano sempre nella medesima condizione di dolore, sofferenza e frustrazione. Alcune persone accettano consapevolmente di vivere il triangolo relazionale per le forte sensazioni che questo fa provare loro, oscillando tra una condizione in cui immaginano di essere i prescelti ad un altra in cui provano un profondo senso di abbandono e di paura. Tali emozioni ricalcano quelle provate nelle prime esperienze edipiche durante le quali il bambino cerca di attirare in ogni modo l’attenzione di un genitore e di farsi scegliere rispetto all’altro. Nel caso in cui si viva un triangolo relazionale è fondamentale tenere presente che è una situazione molto dannosa per cui è fortemente consigliato chiedere un aiuto terapeutico per uscirne il prima possibile.
Ricordo ai lettori che dal mese di febbraio inizierà a Roma un percorso di gruppo su come affrontare efficacemente e liberarsi dalla dipendenza affettiva. Per ricevere le informazioni necessarie potete collegarvi al seguente link: