+393474661496 Via della Frezza 44, 00186 - Roma dottmarcosalerno@gmail.com

Come riconoscere il disturbo narcisistico di personalita’: criteri e caratteristiche diagnostiche

kamagra online europe

 

Roma 24 ottobre 2016

 

A cura del dott. Marco Salerno psicologo psicoterapeuta a Roma

 

Il tema del narcisismo e’  uno degli argomenti piu’ sentiti e diffusi in questo periodo storico, probabilmente a causa di una maggiore consapevolezza del disagio psichico e della possibilita’ di confrontarsi con persone che vivono esperienze simili alla propria e a un piu’ facile accesso a letture sul tema. Inoltre finalmente si e’ in grado di dare un nome ad un fenomeno sempre esistito ma non semplice da identificare. Spesso si parla di narcisismo anche impropriamente, in una ottica colpevolizzante, dimenticando che chi e’ ha il disturbo narcisistico di personalita’ e’ una persona che presenta anche un alto grado di sofferenza emotiva. Con questa affermazione non voglio dare adito a giustificazioni di sorta per chi adotta un comportamento spesso distruttivo e manipolativo nei confronti di chi incappa sul loro cammino ma solo fornire alcuni stimoli di riflessione per responsabilizzarsi nella scelta delle persone con cui intrecciare relazioni e adottare una serie di accorgimenti protettivi. Per facilitare il riconoscimento del disturbo narcisistico e’ utile conoscere i criteri diagnostici che consentono di identificarlo, facendo riferimento al DSM 5, manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali.

Lui non ti telefona? L’assenza di un segnale e’ essa stessa un segnale

Roma 12 ottobre 2016

Intervista sul quotidiano on line “La Voce” sulla comunicazione di coppia a cura di DanielaCavallini.

La mia posta è colma di mail e/o messaggi Fb, di Amiche che lamentano la “latitanza” maschile proprio di quest’ultima categoria.

Ho visitato alcuni siti web inerenti l’argomento e purtroppo ho rilevato molta superficialità di giudizio oltre ad un’infarcitura di epiteti nei confronti di questi soggetti, accompagnati dall’oramai storica frase “se si comporta come se non gl’importasse nulla di te, è perché non gliene importa nulla”.

Una “sentenza senza possibilità d’appello”? Ci risponde il Dott. Marco Salerno – Psicoterapeuta –nuovamente mio ospite.

Daniela Cavallini:

Ciao Marco, bentornato! So che sei molto impegnato, ma per me ed i miei lettori ti sei “inventato” il tempo per rispondere ad una breve intervista. Grazie… lo apprezzo molto.

Dott. Marco Salerno:

Ciao Daniela, in effetti ricevo pazienti fino a tarda sera, ma ad un’amica non nego certo la mia disponibilità. E’ un piacere ritrovarci dopo la pausa estiva…

Daniela Cavallini:

Marco, a volte – se considero la posta che mi perviene… devo dire “spesso” – accade che un uomo dichiari di tenere ad una donna, ma la ignori. Non le telefona; chatta in modo sfuggente con lei, dedicandosi ad altre persone dei vari social; in caso di distanza logistica promette – o non esclude – incontri, tuttavia con astratta pianificazione. Una sorta di palese distonia tra il dichiarare interesse ad una donna e… lanciarle ogni tanto un osso come ad un cane randagio. “Non gli piaci abbastanza”, è l’unica percezione che mi sovviene, ma è davvero così?

Dott. Marco Salerno:

Daniela, ti ringrazio di avermi coinvolto in questa breve intervista. E’ un argomento che spesso tratto con le pazienti. Invito i nostri lettori e lettrici a soffermarsi sul fatto che oggi più che in passato le persone hanno il bisogno sempre piu’ marcato di ricevere continuamente conferme, ricorrendo ai molteplici strumenti telematici a disposizione che consentono di mantenere un contatto virtuale costantemente attivo. Il limite di questa “connessione permanente” e’ quello di contribuire a creare l’illusione che l’altro, pur stando in contatto con noi, abbia maturato un reale interesse verso la nostra persona. La realtà invece e’ che spesso l’eccesso di informazione e di comunicazione non veicola contenuti di valore. Per cui, quando una persona si chiede perché nonostante centinaia di messaggi, non c’è un reale desiderio di incontrarsi o perchè a volte scompare, la risposta e’ che il contenuto di quei messaggi, non e’ costituito da reali intenzioni. L’interesse dichiarato alimenta il bisogno narcisistico di essere apprezzato e riconosciuto come persona capace di amare ma che in realtà non desidera realmente l’altro, bensì vuole solo alimentare il circuito virtuale del corteggiamento a cui non segue la traduzione dell’intenzione in azione. Posso consigliare a chi ci legge di non crearsi aspettative magiche nei confronti di chi promette troppo ed e’ sfuggente, ma di rimanere ancorati alla realtà dei fatti e di chiudere la corrispondenza se alle parole non segue una azione. Inseguire non paga mai perchè non fa altro che alimentare il circuito della dipendenza affettiva e della frustrazione di non sentirsi corrisposti, facendo scivolare in una spirale di ostinazione continua che va interrotta sul nascere. Inoltre ci troviamo spesso a generare nella nostra mente l’idea di una persona solo in base a quello che ci ha scritto o detto ma questo non corrisponde alla persona vera e propria la quale, al dunque, appare essere diversa da quello che abbiamo immaginato. Per cui teniamo presente che realtà ed immaginazione, sono due dimensioni ben distinte e separate, dove la realtà è tale proprio perché può essere verificata e vissuta in prima persona, altrimenti rimane solo una fantasia.

La vita dopo l’amore: come medicare le ferite emotive quando dimenticare sembra impossibile

Roma 1 ottobre 2016

 

A cura del dott. Marco Salerno psicologo psicoterapeuta a Roma

 

Nella pratica clinica incontro  spesso pazienti che presentano una rilevante difficolta’ nell’elaborare la fine di una relazione. Dopo mesi e in alcuni casi dopo anni, continuano a non accettare che la loro storia sia finita e stazionano sul capezzale del loro amore sperando che possa risorgere. La fine di una relazione attiva processi emotivi simili a quelli che vengono messi in atto di fronte ad un lutto vero e proprio, chi si rifiuta di prendere coscienza della fine di una relazione e’ una persona che rifiuta di vivere il lutto della perdita e di toccare con mano le emozioni dolorose . Le persone con queste queste difficolta’ emotive, patiscono una profonda paura di essere abbandonate e rifiutate, sperimentano una sensazione di abbandono e di distruzione. Ogni perdita e’ vissuta come un tradimento, un lutto profondo ed insuperabile che frantuma la propria identita’ in tanti piccoli pezzi fino a non saperli piu’  mettere insieme. Per chi presenta una profonda resistenza ad elaborare la fine di una relazione, anche il passare del tempo non costituisce un balsamo lenitivo anzi il tempo contribuisce a cristallizare il ricordo dell’amore finito a cui ci si aggrappa in ogni modo per non lasciarlo andare via. Ci si illude che se si trattiene il ricordo si soffrira’ di meno, mentre  invece si andra’ incontro ad una situazione di stasi e irrisolvibilita’,  dove il dolore e il ricordo rimarranno immobili nel tempo come un ferma immagine sempre attivo. Il ricordo della persona amata viene tenuto attivo dalle parole dette, dalle promesse non mantenute, dai luoghi visitati insieme, ogni evento condiviso viene inserito nell’album della memoria che si sfoglia di continuo, per mantenere viva una relazione che non esiste piu’. Il dramma vissuto da chi non riesce a chiudere una relazione  e a dire addio a chi lo abbandona, e’ che anche quando tocca il fondo, perche’ neanche piu’ i ricordi possono alimentare l’assenza di chi non lo vuole, passa ad una nuova relazione, illudendosi di aver chiuso i conti con il passato e di aver ritrovato l’equilibrio.  Ma la paura di perdere l’altro si ripresenta piu’ forte che mai, il terrore della solitudine e’ di nuovo in agguato, alle aspettative irrealistiche  segue inevitabilmente la sofferenza dovuta alla delusione che cio’ che ci si aspettava non si e’ verificato di nuovo. Il lutto e le perdite del passato riemergono e si sommano a quelle attuali in un turbine di dolorosa confusione.

 

Come e’ possibile interrompere il circolo del dolore relazionale e liberarsi dalla schiavitu’ della dipendenza emotiva?

 

Il percorso di guarigione dalla dipendenza emotiva nei confronti di un partner, passa inevitabilmente  attraverso la capacita’  di affrontare il dolore e il lutto. Sopravvivere alla perdita di chi ci ha ferito, arrivare ad accettarla e ad integrarla nella propria vita aiuta a liberare lo spazio per fare posto a nuovi affetti. La sofferenza non sara’ piu’ la tagliola sotto cui passare ciclicamente quando ci si innamora ma  uno stato d’animo che acquista un nuovo significato e consente alle emozioni dolorose di venire fuori e liberarsi.

 

Come si affronta ed elabora un lutto?

 

Il lutto e’  un sentimento che si prova quando una persona verso cui si nutre un profondo affetto e coinvolgimento emotive,  scompare in modo permanente dalla propria vita. E’ un meccanismo di adattamento ad una nuova realta’, associato ad uno stato di rottura che se vissuto nella sua completezza, consente di lenire il dolore della perdita e dell’abbandono e di ristabilire nuove relazioni significative.  E’ un sentimento che schematicamente si puo’ declinare nelle seguenti cinque tappe di elaborazione che ognuno vive in modo personale e in funzione delle risorse emotive a disposizione: