Roma 23 dicembre 2015
A cura del dott. Marco Salerno
Vivere la vita pienamente non e’ una condizione che puo’ essere rimandata nel tempo ma deve essere vissuta nel presente anche a costo di pronunciare qualche no. Ma quanto e’ difficile dire un “no”sentito, autentico e consapevole? Per molte persone sembra che sia un passo a volte irraggiungibile anche se il prezzo da pagare e’ quello di star male. Perche’ ogni volta che pronunciamo un “si” quando invece vogliamo dire “no” chiudiamo una parte di noi in una scatola senza dare ascolto a quella voce che invece fa di tutto per farsi sentire e pronunciare il fatidico “no”. L’affermazione di se’ implica essere autentici e allinearsi ai propri bisogni, il che non vuol dire essere egoisti o egoreferenziali ma prendere il coraggio a quattro mani e nel rispetto degli altri, assumersi la responsabilita’ delle proprie scelte. Spesso le persone presentano grosse difficolta’ nel declinare una richiesta e tendono a spegnersi lentamente, a forza di negare i propri bisogni piu’ profondi. Paradossalmente quando temiamo che il darci il permesso di essere noi stessi possa compromettere le nostre relazioni, e’ proprio grazie a questo comportamento che le preserviamo e ne garantiamo la “sanita’”. Le relazioni sane sono costituite da individui che dialogano in modo chiaro e diretto, hanno la possibilita’ di pronunciare un “no” pur non vivendolo come un rifiuto e non calibrano i loro bisogni in funzione al grado di accettazione di chi li circonda. Annullare se’ stessi di fronte all’altro genera negativita’ e stanchezza che a lungo andare determinera’ l’insorgere di malattie o nella migliore delle ipotesi compromette le relazioni. Come riconoscere se si appartiene alla categoria delle persone che hanno paura di pronunciare un “no”? Chi si riconosce in questo gruppo trascura se stesso, appare una persona gentile ma del tutto appiattita e spenta nel tentativo di accontentare tutti, tanto da ignorare i propri desideri, fino a dubitare di averne mai avuti.
Ma come si fa ad affermare se stessi? La parola chiave e’ “assertivita’” o autoaffermazione che descrive il comportamento attraverso il quale si affermano i propri punti di vista, senza prevaricare né essere prevaricati. Si esprime attraverso la capacità di utilizzare in ogni contesto relazionale la modalità di comunicazione più adeguata e di esprimere i propri sentimenti in maniera chiara, diretta e onesta senza manifestare aggressività o essere minacciosi verso l’altro. Essere assertivi richiede determinazione e perseveranza.
Come si fa ad essere assertivi e a dire “no”?
- Dire no significa mettere paletti
- Essere se’ stessi
- Avere il coraggio di comunicare il proprio vissuto, rispettando il principio di esprimersi a favore dei propri bisogni e valori e non contro.
- Mettere sullo stesso piano i propri bisogni e quelli dell’altro
- Professionale (superiore, collega, cliente, ecc.
- Familiare (padre, madre, partner, figlio/a, parenti, ecc.)
- Amicale
- Sociale
- Contesto sociale, differenza di eta’, abitudini, ecc.
Come posso esprimere correttamente quello che sento senza ferire l’altro e senza trascurare allo stesso tempo i miei bisogni? E’ fondamentale sviluppare un modo di parlare e di pensare che tiene conto sia di noi che degli altri attraverso l’uso della comunicazione non violenta o CNV che consente di porre l’attenzione sui sentimenti e sui bisogni di ciascuno. I fattori che toccano l’essere umano che abbiamo di fronte sono la profondita’ dei nostri bisogni e la capacita’ di essere a nostro agio quando li esponiamo perche’ siamo consapevoli che sono legittimi. Se si costruisce con il nostro interlocutore un rapporto di rispetto e’ sicuramente piu’ facile affrontare le situazioni difficili pur non trascurando ne’ se stessi ne l’altro,evitando di cadere nell’esasperazione, rancore o depressione.
Come deve essere una richiesta efficace e non violenta? Deve rivolgersi ad una persona precisa, non essere generica e lasciare una possibilita’ di scelta. Esempi di comunicazione efficace: “saresti d’accordo se’’’. Esempio di comunicazione inefficace “bisogna che…”. Ogni comunicazione deve riguardare il momento presente o del futuro prossimo e deve essere realizzabile, concreta ed espressa in termini positivi. Esitono due tipi di richieste:
- Quelle che mirano a creare un contatto con l’altro anche se a volte e’ frustrante aspettare che qualcosa cambi, ogni richiesta implica infatti una risposta che puo’ essere positiva o negativa.
- Quelle finalizzate ad una azione che ha lo scopo di fare evolvere una situazione.
Ma cosa fare quando il nostro interlocutore non ci ascolta? Quando il nostro interlocutore ironizza, svaluta, rispnde con un no, si sente rimproverato, sminuisce i nostri bisogni e possibile ricorrere alle seguenti strategie:
- Centrarsi su se stessi e
- Respirare senza sospirare
- Praticare l’autoempaita per accogliere tutti i sentimenti che la situazione genera
- Considerare questi scambi come una occasione per crescere piuttosto che un fallimento
- Essere consapevoli che cio’ che la persona vi dice si riferisce in realta’ a se stessa e che se si prova a individuare i sentimenti e i bisogni che si nascondo dietro le sue parole, si fara’ meno fatica a perseguire i propri obiettivi
- Essere assertivi e non abdicare nel sostenere i propri bisogni perche’ dire di “no” e’ piu’ semplice quando si conoscono i propri bisogni
- Ricordarsi che tutti i “si”che si pronunciano controvoglia sono nocivi perche’ portano alla demotivazione, alla rabbia, alla tensione e alla perdita dell’autostima
- Non ascoltare mai quello che gli altri pensano di noi ma ascoltare solo cio’ che e’ vivo in quella persona, i suoi sentimenti e i bisogni che si celano dietro quelle parole.
Bibliografia: Anne van Stappen, Quaderni di esercizi per affermarsi ed imparare a dire di noi. E quando dico no e’ no!, Vallardi editore.
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