Roma 23 gennaio 2023
A cura del dott. Marco Salerno psicologo psicoterapeuta
A tutti, immagino, è capitato più di una volta di trovarsi nel bel mezzo di
un sogno, quando all’improvviso un suono, un sibilo, si è insinuato nel
contesto onirico nel quale ci si trovava immersi.
E tanto più era profondo lo stato di sonno tanto più tempo ci è voluto
per riaprire gli occhi, per constatare poi che quel suono altro non era
che la sveglia appuntata alla solita ora del mattino.
Quando dormiamo siamo sommamente indifesi, lasciamo andare i
nostri pensieri tanto liberamente quanto mai ci accade durante lo stato
di veglia.
Ebbene, lo stesso ci accade quando ci innamoriamo o semplicemente
ci abbandoniamo confidenti nelle mani di qualcuno che crediamo degno
della nostra fiducia, vuoi per il ruolo che riveste nella nostra vita di
relazione o, vuoi più in generale, nel contesto sociale in cui viviamo.
Ma se costui o costei è un manipolatore o un soggetto affetto da
“perversione narcisista”, definita negli anni Ottanta da Paul Claude
Recamier come “processo di difesa che sfocia in una sopravvalutazione
del proprio sé a spese altrui”, allora iniziano i problemi, soprattutto se
non ci ridesta lo scampanellare di una provvidenziale sveglia.
Talvolta capita nella vita di essere vittime di truffe, più o meno gravi e
dannose per il nostro portafoglio, o di ascoltare amici e conoscenti che
raccontano di aver vissuto esperienze in tal senso.
E ogni volta la prima reazione spontanea che ci viene di esprimere è
quella dello stupore, verso noi stessi o comunque le vittime del raggiro.
Ci chiediamo come sia stato possibile essere stati ingannati, abbagliati
dall’abile strategia del soggetto truffaldino.
Dov’è che dovevamo invece capire che ci stava abbindolando, che
stava accortamente occultando i suoi tranelli dietro una spessa cortina
di fumo?
Ecco, una relazione con un narcisista patologico è esattamente questo:
una truffa.
Una truffa ai danni di chi, in un dato momento della propria esistenza,
evidentemente non è in grado di avvedersi della trappola nella quale è
in procinto di cadere e dunque si infila con tutte le scarpe in un prunaio
inestricabile, da cui sarà molto complicato uscire. E non senza
conseguenze, talvolta a lungo termine.
Il manipolatore si insinua nelle pieghe della debolezza altrui, pur
essendo lui (o lei) per primo un debole, qualcuno spinto dal proprio
vuoto interiore a servirsi degli altri (o almeno di coloro che gli appaiono
atti alla bisogna) per i propri scopi.
La truffa in questione è la cosiddetta relazione “tossica”, ovvero un
rapporto caratterizzato anzitutto dallo squilibrio fra i partner che la
instaurano.
Laddove ci sia manipolazione da parte di un “carnefice” ai danni di una
vittima, al posto del sano rispetto reciproco, lì c’è una coppia il cui
presunto amore in realtà è un frutto avvelenato.
In natura molti animali istintivamente si tengono lontani da cibi mortiferi
o comunque per loro dannosi.
Purtroppo gli esseri umani hanno perduto in parte quel cosiddetto sesto
senso, che altro non è che quella capacità di percepire (soprattutto) il
pericolo, quando esso si annida invisibile a due passi da dove ci si
trova.
Diceva Stephen Littleword che l’intuizione “è un’arma potente, il solo
che il tuo spirito ha di comunicare con te”.
Se prestassimo maggior ascolto a questa sorta di sveglia in grado di
smascherare gli inganni che stanno per essere (o sono già stati in
parte) perpetrati a nostro danno, ci potremmo salvare in tempo da
situazioni potenzialmente o già evidentemente perniciose.
Il narcisista, viceversa, pare aver sviluppato sin da piccolo una
particolare capacità nel saper captare con le sue sottili antenne quei
momenti di debolezza che prima o poi possono riguardare chiunque di
noi e, affamato di prede da cui suggere ogni energia per alimentare la
propria spasmodica ricerca di consenso e potere sugli altri, irretisce
coloro che restano sordi davanti ai campanelli di allarme che, invece, è
quasi sempre possibile sentir squillare nella mente. Basta saperli
riconoscere.
Volersi bene è essere anzitutto capaci di restare all’erta, sempre, e
fuggire per tempo dalle subdole arti e dai trucchi di questi giocolieri dei
sentimenti.
Il problema è che invece molte di quelle che si trasformano in vittime del
narcisista non solo sono soggetti in quel dato momento bisognosi di
affetto e che quindi vengono intrappolati facilmente nella rete di
lusinghe manipolatorie e false del soggetto tossico, ma spesso sono
anche tipicamente votate alla cosiddetta sindrome della crocerossina.
Chi pensa di poter salvare il prossimo, anche quando irrimediabilmente
egoista e interessato solo ed esclusivamente ai propri interessi, proietta
sugli altri i propri aneliti altruistici e non si rende conto che l’empatia e la
considerazione per le conseguenze (soprattutto se negative) delle
proprie azioni non sono patrimonio del cuore e della psiche di un
narcisista perverso.
I tentativi di redenzione sono tempo perso con un manipolatore dedito
alla conquista di partner da sfruttare al solo scopo di mantenere viva la
sua (seppur illusoria) fame di potere.
Il narcisista non ama la solitudine, ha bisogno di essere sempre
circondato da una corte di adulatori.
In compenso tende ad isolare le sue vittime dal loro contesto affettivo,
quando teme che amici e familiari possano essere in grado di aprire
loro gli occhi, svelando l’inganno manipolatorio da lui messo abilmente
in atto.
Il narcisista è un mentitore provetto, e negherà sempre qualunque
addebito gli venga fatto allorché qualcuno inizia a diradare la rete di
falsità che ha sapientemente allestito per raggiungere i suoi obiettivi.
A sua volta tenderà sempre a criticare tutto e tutti, al fine di emergere lui
stesso come unico detentore di verità e capacità che gli altri secondo lui
non possiedono.
Ma resterà immune da qualunque critica gli venga rivolta. Anzi,
cercherà di smontarla, distruggendo (o tentando di farlo con ogni
mezzo) chiunque abbia osato metterlo in cattiva luce.
Il narcisista vuole potere, riconoscimento, ammirazione, deve
soddisfare un’ambizione sfrenata di approvazione, al contempo
essendo del tutto incapace di interessarsi agli altri e alle loro esigenze.
Non conosce alcun senso di colpa, ma agisce su quello altrui,
servendosene come arma da ritorcere contro le proprie vittime, che
quando vengono abbandonate dal manipolatore, credono di essere loro
responsabili del disastro e dunque, anziché rallegrarsi della fine di un
rapporto contaminato e insalubre, tentano in ogni modo di riconquistare
il proprio aguzzino.
Dunque, gli allarmi in realtà sono tutti installati e pronti a scattare:
basterebbe non essere sordi ai loro trilli, ma non bisogna nemmeno
colpevolizzarsi se talvolta la nebbia dell’amore offusca la mente.
Non a caso, una nota incisione del grande maestro spagnolo Francisco
Goya, in cui un uomo addormentato è circondato da orribili creature
svolazzanti e minacciose, recava il titolo: Il sonno della ragione genera
mostri.
Credits: www.pierandreapriolo.it foto
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