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Narcisismo e tradimento

 

 

Roma 7 luglio 2021

 

A cura del dott Marco Salerno

 

La qualità delle cure genitoriali ricevute nella prima infanzia indicano se la
monogamia o la non monogamia potranno essere strategie emotive e
riproduttive di successo. Se gli apprendimenti che hanno avuto luogo in età
infantile servono a preparare le persone ad un funzionamento sano nel mondo
adulto, i bambini imparano sicuramente molto attraverso l’osservazione dei
genitori. Non a caso spesso i figli di genitori monogami sono monogami mentre i
figli di genitori divorziati hanno maggiore probabilità di divorziare a loro volta, così
come i figli di genitori infedeli sono più esposti al tradimento. L’assenza del padre
predice un atteggiamento sessuale più promiscuo sia nei maschi che nelle
femmine mentre un investimento genitoriale stabile può essere un segnale di un
ambiente ricco di risorse emotive.

I partner infedeli hanno una determinata organizzazione di personalità e un
attaccamento spesso insicuro. Si tratta di persone che hanno punteggi elevati
nella “triade oscura” che racchiude un gruppo di personalità caratterizzate da
narcisismo, intelligenza machiavellica e psicopatia che si accompagna a bassi livelli
di empatia. Tutte le situazioni che favoriscono l’infedeltà’ possono attivare un
assetto mentale più orientato al narcisismo, emozioni come la passione e
l’infatuazione, possono sollecitare l’egocentrismo e un atteggiamento egoista. Le
persone travolte dalla passione hanno minore probabilità di riflettere sulle
conseguenze a lungo termine della gratificazione immediata dei propri desideri di
soddisfacimento sessuale o di coinvolgimento romantico. Il tipo di personalità che
ha maggiore probabilità di essere infedele e’ quello che riesce a suscitare
attrazioni fatali che rendono alcune persone più vulnerabili allo sfruttamento
sessuale ed emotivo. Spesso le illusioni e la negazione possono appannare il buon
senso e la capacità di riconoscere un tradimento in atto. i narcisisti spesso si
attraggono tra loro nel gioco relazionale della conoscenza e della seduzione. Le
persone con elevati tratti narcisistici non solo sono più esposti all’infedeltà’ ma
sono anche attratte da persone infedeli perché credono di vivere nella realtà le
loro grandiose fantasie romantiche. I narcisisti pensano che tutti coloro che non
possiedono le loro caratteristiche di personalità siano dei perdenti. Per loro e’
difficile riconoscere i punti di forza e di miglioramento senza cadere nel
compiacimento e nella vergogna. Allo stesso modo faticano ad individuare le

caratteristiche altrui senza sentirsi invidiosi e sentirsi inadeguati, ma di fronte ai
limiti delle altre persone provano disprezzo o disgusto. La capacità di accettare se
stessi e gli altri con pregi e difetti e’ ridotta. Le opinioni dei narcisisti sui criteri di
fedeltà spesso riflettono una duplicità dei criteri di giudizio che rivela una certa
dose di ipocrisia: e’ accettabile che il narcisista sia infedele ma non che lo sia il suo
partner. Alcuni studiosi hanno rilevato che le persone che hanno la pretesa di un
trattamento speciale sono inflessibili di fronte ad una trasgressione relazionale.
Quindi sembra che le persone più propense ad essere infedeli e a razionalizzare
questo comportamento, siano quelle più implacabili quando vengono tradite. Si
tratta di un atteggiamento che nasconde la convinzione che la propria infedeltà
sia completamente attribuibile alle mancanze del partner. Considerarsi la vittima
innocente di un coniuge pessimo disattiva qualsiasi senso di colpa latente a
proposito dell’infedeltà’. Viceversa non e’ possibile immaginare che il partner
possa avere una valida ragione per essere infedele e quindi i suoi tradimenti
costituiscono una grave offesa da punire.

Le persone con elevati tratti narcisistici poiché sono attratte da persone con
caratteristiche simili, possono non solo essere più predisposte a tradire ma anche
ad essere tradite e in questo caso ne restano sconvolte perché sono certe di non
aver fatto nulla che meriti un tale trattamento. A causa del loro egocentrismo non
riescono ad immaginare in quale misura i tratti della loro personalità possono
contribuire alle complicate situazioni relazionali nelle quali sono spesso coinvolte.
Inoltre a causa dell’inefficacia del loro funzionamento riflessivo e’ difficile che
comprendano quale influenza esercitano sulle altre persone: spesso non
capiscono quanto e’ difficile per il partner convivere con le caratteristiche
narcisistiche della loro personalità tra cui il bisogno di controllo, la pretesa di
avere sempre ragione e la scarsa disponibilità.
Superare l’infedelta’ e’ molto difficile per i partner traditi se il disturbo da stress
post traumatico, insorto dopo il tradimento si combina con un precedente
disturbo narcisistico. Questi pazienti non vogliono assumersi le responsabilità
nell’aver contribuito alle problematiche coniugali. Il narcisista che tradisce ha
difficoltà ad empatizzare con le circostanze che influenzano il comportamento del
partner e comprendere in quale modo il loro modo di comportarsi li renda
responsabili dell’esito delle loro relazioni. Il narcisista tende ad attribuire il
successo della relazione a se stesso e l’insuccesso al partner. Questo tipo di
pensiero contribuisce a far sì che i traditori pensino che il loro comportamento sia
legittimo e i traditi possano giustificare la propria furia vendicativa.

Quando il matrimonio si dimostra frustrante e il narcisista inizia a rammaricarsi della scelta
che ha fatto oppure quando tutti i migliori partner sentimentali sembrano già
impegnati e restano disponibili solo quelli che definiscono gli “avanzi”,come
conseguenza tradire, iniziare una relazione con una persona coniugata oppure
vendicarsi per l’infedeltà’ del coniuge possono sembrare giuste forme di
risarcimento delle scorrettezze e delle ingiustizie subite. Una persona può subire
di disturbo “post traumatico da amarezza” ovvero una reazione traumatica alle
ingiustizie e alle umiliazioni inevitabili della vita. La realtà non e’ sempre all’altezza
delle proprie fantasie sessuali e sentimentali nonostante i migliori sforzi tesi a
realizzare questi desideri. Poiché le persone narcisiste si sentono in diritto di
godere di un trattamento privilegiato, possono anche essere più vulnerabili
all’esasperazione traumatica. Chi tradisce ha un’abilita’ di manipolare gli altri,
definita intelligenza machiavellica che descrive l’abilità di manipolare gli altri al
fine di un guadagno personale spesso contro l’interesse altrui. Alcune persone
sono più manipolatorie di altre. Inoltre, alcune persone possono essere più
facilmente suggestionabili perché il loro pensiero illusorio le induce ad essere più
facilmente ingannabili. L’intelligenza machiavellica è associata ad una maggiore
predisposizione all’inganno sessuale e all’infedeltà’ e persone dotate di tale
intelligenza possono fingere di amare qualcuno solo per ottenere un rapporto
sessuale. Il fatto che molte persone in una relazione monogamica si fidino
ingenuamente del partner e abbiano un legittimo interesse a credere nella sua
fedeltà le predispone ad ignorare i velati indizi di un possibile tradimento e a
razionalizzarli; l’ingenuità’ del partner rende facile essere infedeli e farla franca.
Inoltre la fiducia nella propria astuzia li incoraggia a ritenere che ciò. che un
coniuge tradito ignora non possa farlo soffrire e che la probabilità di essere
scoperti sia sufficientemente ridotta. A fronte della intensa gratificazione sessuale
ed emotiva che può offrire una relazione extraconiugale, vale allora la pena di
affrontare il rischio di essere smascherati. E’ anche possibile ritenere che l’utilizzo
dell’intelligenza e della furbizia consenta di limitare i danni e di ridurre
significativamente le conseguenze dello smascheramento oppure di controllarle.
Chi tradisce ha una idea grandiosa di sé che lo autorizza a non rispettare le regole
e utilizzare l’intelligenza per avere successo con le menzogne. L’infedeltà’ richiede
un’ altra caratteristica di personalità che e’ la volontà di trasgredire e di mentire
pur sapendo che si tratta di un comportamento immorale e nocivo.

L’infedelta’ richiede un certo tipo di freddezza che e’ la caratteristica più evidente della
personalità psicopatica e si traduca nell’indifferenza del fedifrago verso la sofferenza che

può causare alle persone che afferma di amare ovvero il coniuge,
figli, genitori, suoceri, amanti ecc. ai quali ha rubato il partner. Il narcisista
psicopatico difficilmente riesce ad ammettere di possedere caratteristiche di
personalità egoistiche e di essere in grado di mettere in atto sconsideratamente
comportamenti dei quali ci si può pentire. La personalità psicopatica che tradisce
e’ caratterizzata da disinvoltura e fascino superficiale, grandiosità, tendenza
patologica a mentire, inclinazione all’inganno e alla manipolazione, mancanza di
rimorso o senso di colpa, affettività superficiale, una vita emotiva cinica e priva di
empatia e incapacità di assumersi le proprie responsabilità. E’ necessario essere a
proprio agio nel mentire ripetutamente nel nascondere la relazione
extraconiugale e per riuscirvi con successo e’ importante manipolare tutti coloro
verso i quali si dichiarano sentimenti amorosi, senza l’interferenza del senso di
colpa e del rimorso e senza empatia per il trauma del tradimento inflitto al
partner.
Se si viene scoperti e’ necessario negare ogni responsabilità, dichiarare la propria
innocenza, affermando che il partner muove accuse false ed e’ paranoico. Una
volta detta la verità e’ necessario sostenere che la colpa e’ esclusivamente del
partner e che si e’ stati indotti all’infedeltà’ dal suo comportamento
emotivamente trascurante o maltrattante come se il traditore non possedesse
una libera volontà e stesse solo reagendo agli eventi senza averne il controllo.
L’inganno aveva l’unica funzione di protegger il partner dalla dolorosa verita’ della
situazione ed era quindi di fatto un atto d’amore.

Come riconoscere un individuo tossico

Roma 30 agosto 2020

A cura del dott. Marco Salerno

 

Ritrovarsi in una relazione con uno psicopatico e’ un vero dramma ma puo’ diventare anche un’occasione per prendere in mano la propria vita e dare una decisa sterzata ad una esistenza flagellata da chi la intossica ogni giorno  per non trovarsi più circondati da persone simili.

Chi sono gli psicopatici?

Tra questi si annoverano i narcisisti, i sociopatici, i manipolatori, un nutrito gruppo di persone che si caratterizzano per la totale assenza di responsabilità,  di empatia e di senso di colpa, danneggiano gli altri anche di proposito in modo sadico e allo stesso tempo li illudono. Non e’ un caso che il ciclo relazionale di tutte queste personalità e’ molto simile e si distingue per le seguenti fasi: idealizzazione, svalutazione ed abbandono. Approfittano della disponibilita’  di chi si innamora di loro, danno sempre risposte vaghe, manipolano la compassione per poi sferrare i colpi quando viene chiesta loro chiarezza e spiegazioni del loro comportamento. Inducono dubbi sulla capacità di amare, umiliano e mortificano le vittime, inducendo ansia e minando l’autostima fino alle fondamenta. I loro comportamenti si spingono talmente oltre che chi sta insieme a loro, vive in  una condizione di perenne terrore di dire le parole sbagliate o di agire in modo non gradito. Una condizione che si riassume nella costante paura dell’abbandono, di essere colpevoli e di rovinare la relazione.

Il primo passo da fare per liberarsi da uno psicopatico e’ quello di imparare a riconoscerlo a distanza o come si dice in gergo ad annusarlo. Per riconnoscere uno psicopatico dovete fidarvi delle vostre emozioni, delle sensazioni che il vostro corpo vi trasmette ma soprattutto dovete fidarvi di voi.

Come posso fidarmi di me?

Smetti di guardare cosa fa l’altro, di chiederti cosa pensa, perché reagisce in un certo modo ed inizia a chiederti cosa senti e pensi TU. La vera svolta e il passaggio dal TU all’IO. Da ora in poi  sarai tu il protagonista di ogni istante della tua vita e non più lui o lei. Lo psicopatico cade dal piedistallo su cui TU lo hai collocato.

Gli psicopatici relazionali secondo J. Mckenzie  si riconoscono attraverso i seguenti segnali:

Tecniche di manipolazione psicologica: come i manipolatori controllano le proprie vittime

Roma 4 agoato 2018

 

A cura del dott. Marco Salerno psicologo psicoterapeuta a Roma

 

Il manipolatore affettivo può essere un partner, o un familiare, un amico, un collega di lavoro che “utilizza” il bisogno di affetto della propria vittima, suscitando in lei il senso di colpa, criticandola e aggredendola costantemente quando le sue richieste non vengono soddisfatte. Questo comportamento alla lunga scardina l’autostima della vittima, la quale si sente sempre meno adatta e degna di essere amata. Le conseguenze di questa spirale distruttiva sono devastanti per il dipendente affettivo che sviluppa una serie di sintomi, sia psicologici sia fisici come aggressività, ansia, paura della solitudine, tristezza, emicranie, disturbi digestivi, mancanza di appetito, disturbi del sonno, attacchi di panico e rabbia incontrollata. Il manipolatore affettivo è una personalità patologica che si nutre della vitalità e delle emozione delle sue vittime. Le svuota gradualmente di ogni energia fino a farle sentire sbagliate e oppresse dopo aver perpetrato azioni continue di disprezzo, di critica, di ricatti alternandoli a momenti caratterizzati da un forte desiderio di relazione, ricercati solo quando gli sono utili. Tende a passare per vittima e ad attribuire sempre la causa dei suoi errori ad altri, senza mai assumersene la responsabilità. Nelle discussioni non accetta il rifiuto e vuole avere l’ultima parola a costo di cambiare repentinamente opinione e di mentire per deformare la realtà a suo uso e consumo. Chi diventa preda di un vampiro affettivo non riconosce il pericolo ed è bisognoso di ricevere l’approvazione altrui  per le proprie scelte. Di solito le vittime preferite sono le persone che non hanno molta fiducia in sé e si adeguano sempre alle richieste esterne non rispettando i propri bisogni ma aspettando che qualcuno li riconosca. Non dimentichiamoci mai che volere bene presuppone volersi bene, vivendo per se stessi e non essere unicamente attenti al benessere altrui, altrimenti si diventa facilmente l’oggetto del bisogno di un manipolatore.  La manipolazione psicologica ha come obiettivo quella di modificare il comportamento di altri attraverso modalita’ e tattiche ingannevoli, subdole e violente per pilotare le intenzioni di una persona contro la propria volonta’. E’ importante non confondere la manipolazione affettiva e psicologica con l’influenza sociale intesa come una modalita’ di relazione che rispetta i diritti  delle persone che hanno la facolta’ di scegliere se accettare o respingere il suggerimento dato. George K. Simon afferma che e’ possibile riconoscere i comportamenti di un manipolatore quando questi nascondono atteggiamenti ed intenzioni aggressive, quando il manipolatore conosce le vulnerabilita’ della propria vittima e adotta tattiche comportamentali che fanno leva su quest’ultime non avendo alcuno scrupolo nel provocare dolore . Secondo Harriet B. Braiker (2004) i manipolatori durante la fase di avvicinamento e di primo approccio tendono ad elogiare le vittime, adottano un comportamento seduttivo che le fa sentire uniche, chiedono  scusa e si dipingono come persone molto sensibili bisognose di aiuto, fanno  regali e appaiono o molto sicure di se’. La vittima in ogni caso e’ attratta dal manipolatore che ancora non ha riconosciuto come tale e tende o a sentirsi rassicurata o a prendersene cura. A questa prima fase segue un comportamento di graduale critica unita ad un riconoscimento delle doti della vittima la quale inizia a scivolare in una condizione di confusione  e di disorientamento poiche’ non ha piu’ chiaro quali sono le ragioni che spingono il proprio aguzzino prima a criticarla e poi a ricercarla. La conseguenza e’ di trovarsi in una condizione di paura crescente e di vivere uno stato di allerta per paura di sbagliare sempre qualcosa, dovuta all’alternarsi di comportamenti di rinforzo e di svalutazione da parte del manipolatore. Durante questo processo il manipolatore tende a rivelare sempre piu’ le proprie tecniche tra cui quella della punizione che compare ogni qual volta la vittima si sara’ comportata in un modo a lui non gradito. Per cui adotta’ la tecnica del ricatto emotivo, del silenzio, alterna momenti in cui grida ad altri in cui tormenta la vittima, tiene il broncio e piange salvo poi iniziare a criticare e svalutare senza  pieta’ nuovamente. I comportamenti intimidatori, vessatori, domimanti e vittimistici del manipolatore inducono la vittima ad aver paura di affrontare ogni tipo di confronto per timore delle reazioni, degli attacchi di rabbia, di contraddirlo e di farlo soffrire.

 

Le tecniche manipolative piu’ diffuse sono le seguenti:

Quando la coppia si ammala: offese e risentimenti che inquinano la relazione

Roma 9 ottobre 2017

 

A cura del dott. Marco Salerno psicologo psicoterapeuta a Roma

 

Il litigio all’interno della coppia innesca una dinamica emotiva che puo’ avere conseguenze disastrose sulla tenuta della relazione. Di solito  le discussioni di coppia si caratterizzano per aggressivita’ reciproca, dolore, impotenza, umiliazione, disprezzo e un forte senso di valorizzazione. Il desiderio di annientare il partner potrebbe radicalizzarsi fino a diventare l’unico obiettivo per bilanciare il senso di svalutazione e di mortificazione subito. In realta’ un conflitto relazionale che si esplicita nel presente e’ il risultato di una lunga catena di offese irrisolte che si sono stratificate nel tempo, terreno fertile per futuri conflitti. Durante ogni discussione di coppia non  si opera un distinguo tra offesa subita, che sono quelle che gli individui ricevono  e offesa inflitta, che sono quelle procurate da altri.  La prima e’ quella che le persone sperimentano quando si sentono rifiutate e respinte mentre la seconda racchiude tutto cio’ che si attua per ferire gli altri. Tra le offese inflitte e’ possibile racchiudere umiliazioni, discriminazioni,  la critica intenzionale, l’esclusione. Chiaramente non e’ possibile stabilire criteri universali che possano decodificare l’offesa in senso oggettivo poiche’ l’offesa diventa tale e acquista un suo peso specifico in base a come viene elaborata, al significato attribuito all’evento e alla sicurezza interiore, per cui possono esserci offese intenzionali e offese non intenzionali.Cosa accade durante una discussione di coppia? Quali sono le conseguenze di un’offesa ricevuta dal proprio partner?

 

Le conseguenze di una discussione di coppia  connotata da offese, sono il far vacillare la propria autostima e nei casi piu’ gravi il minarne le basi. Offesa e autostima sono legate strettamente tra loro, per comprendere questo concetto e’ necessario rifarsi all’etimologia della parola “offendere” che origina dal latino ob = contro  e fendere = urtare, per cui offendere significa ferire gravemente la dignita’, l’onore, la reputazione di qualcuno con parole o atti. Sul piano psicologico ed emotivo il nesso causale tra offesa ed autostima si puo’ rintracciare su un duplice livello:
  1. Tra gli effetti di una offesa possiamo annoverare la sensazione di valere poco, di non essere all’altezza, di non essere considerati, il senso di offesa deriva dal timore di sentirci inferiori e non ascoltati, anzi addirittura svalutati. Queste sensazioni fanno vacillare la nostra autostima, incidendo sul senso di identita’ ed indebolendo la considerazione di se’.
  2. Di solito le persone con una autostima poco solida si offendono piu’ facilmente poiche’ si sentono colpite nel proprio valore personale dalle critiche e dalle offese dell’interlocutore come se il loro valore dipendesse direttamente dal riconoscimento che l’altro da loro, a differenza di chi possiede una autostima piu’ stabile che non si lascia disarcionare emotivamente con facilita’.

Identikit del narcisista perverso: le differenze tra narcisismo maschile e femminile

Roma 27 Maggio 2017

 

A cura del dott. Marco Salerno, psicologo psicoterapeuta a Roma

 

 

Se e quanto un narcisista perverso e’  consapevole dei comportamenti che agisce e delle loro conseguenze, e’ una delle domande che le persone  si pongono di continuo. Piu’ le loro azioni sembrano assurde, sadiche, distruttive, impensabili, piu’ ci si chiede se sono consapevoli di quello che fanno. La maggioranza dei narcisisti perversi si rendono conto dell’influenza e del potere  che esercitano sugli altri, sulle reazioni che vogliono determinare in chi si rapporta con loro ma sono completamente inconsapevoli delle conseguenze che i loro comportamenti determinano poiche’ non si assumono alcuna responsabilita’ di quello che fanno e non sono in  grado di immaginare le ripercussioni delle loro azioni.  Il paradosso che difficilmente si riesce a comprendere quando ci si relaziona con un narcisista perverso, e’ dovuto al fatto che quello che dicono non e’ in alcun modo allineato e coerente con i loro comportamenti. A parole esprimono sentimenti e dedizione verso il/la propria partner, difendono la morale e si spacciano per sostenitori dell’etica e della legge, nella realta’ loro sono l’eccezione che puo’ trasgredire la regola, poiche’  non devono sottostare e rispettare le regole, e’ tutto concesso in deroga, indipendentemente dalle conseguenze che questo puo’ avere su chi li circonda. Il loro obiettivo e’ quello di assicurarsi un’immagine positiva di se’ e di far si che chi sta loro vicino contribuisca a questo. Tra le forme che il narcisismo puo’ assumere vi e’ quella della la perversita’ che da origine al narcisista perverso.

 

Come si riconosce un/una narcisista perverso?

 

Il/la narcisista perverso di solito si comporta in modo insospettabile quando inizia ad interagire con una persona che non conosce ancora, non destando alcun sospetto sulla sua tendenza manipolatoria. Spesso si presenta come una vittima e cerca di suscitare compassione, non e’ capace di costruire delle relazioni amicali o relazionali profonde ma e’ alla continua ricerca di complici, non rispetta mai i limiti degli altri  ma cerca sempre di ottenere quello di cui ha bisogno: riconoscimento e soddisfazione dei propri bisogni senza considerare mai l’altro. Quando il/la narcisista perverso inizia la sua opera di seduzione verso un/una nuova partner cerca di mostrarsi differente da quello che e’, di sedurre e solo successivamente, una volta che il successo e’ assicurato, di essere se’ stesso. Il/la narcisista perverso durante la fase della seduzione e della conoscenza mostra la parte migliore di se’, mente su chi e’ e cosa fa spacciandosi per una persona diversa da quella che e’. Di solito simula interesse ed attenzione per la persona che desidera ma in realta’ non ha alcuna considerazione per l’altro, appare generoso ma la lsua generosita’ e’ solo un  modo per trarre gratificazione dal riconoscimento dal partner. L’obiettivo del narcisista perverso non e’ di amare l’altro ma di ingannarlo, intrappolando il/la partner in attenzioni che lasciano ipotizzare un futuro altrettanto piacevole ma che si rivelera’ essere ben diverso quando sentira’ di “possedere” affettivamente la propria vittima.

Stiamo insieme, siamo infelici ma non riusciamo a lasciarci: le ragioni che impediscono di chiudere definitivamente una relazione.

Roma 25 febbraio 2016

 

A cura del dott. Marco Salerno psicologo psicoterapeuta a Roma

 

Nella mia pratica clinica ascolto sempre piu’ spesso storie di amori infelici, di relazioni che non portano a nulla, dove i partner si lamentano delle mancanza dell’altro, di quanto sono delusi ma allo stesso tempo non riescono a fare a meno di lui o di lei. L’effetto di queste situazioni e’ un vero e proprio male dell’anima, una condizione di cronica delusione che puo’ sfociare anche in disturbi psicosomatici e pensieri ossessivi. Spesso le modalita’ con cui le persone manifestano il loro affetto fa pensare piu’ all’odio che all’amore.

 

Ma cosa  spinge a scegliere sempre la stessa tipologia di persone e a trovarsi nelle medesime tipologie di relazioni?

 

 Spesso si sente la frase “incontro sempre uomini o donne che non sono capaci di amare o che non vogliono una relazione”. Perche’ alcune persone si trovano in questo tipo di condizioni ripetutamente? La modalita’ di relazione sentimentale che instauriamo con un partner, trae origine dal tipo di legame di attaccamento o relazione che da bambini abbiamo appreso con le nostre figure di riferimento affettivo. Le forti emozioni che si provano durante la fase dell’innamoramento sono quelle che guidano la persona nella scelta del partner secondo criteri inconsapevoli ma ben radicati e appresi per instaurare una relazione intima e mantenerla nel tempo. I criteri o modelli che ogni persona utilizza per stabilire la propria particolare modalita’ di relazione fanno riferimento al copione del legame infantile interiorizzato. Le caratteristiche della figura di attaccamento (la madre o il padre o chi si prende cura del bambino)e le sue modalita’ di allevamento, adeguate o inadeguate, verranno interiorizzate dal bambino e riconosciute come uniche nelle persone che si prenderanno cura di lui/lei. In funzione degli scambi affettivi che il bambino sperimenta con la figura di attaccamento, sviluppera’ una serie di previsioni di come questa si comportera’ e quanto potra’ essere affidabile in caso di difficolta’. Attraverso questo processo interattivo e previsionale, si svilupperanno  “modelli interni di relazione” con cui si intendono le modalita’ di relazione e di scambio appresi nella relazione con la figura di riferimento affettivo. In base a questi modelli interni di relazione il bambino interpretera’ i comportamenti della figura di attaccamento e le sue risposte.

La vita dopo l’amore: come medicare le ferite emotive quando dimenticare sembra impossibile

Roma 1 ottobre 2016

 

A cura del dott. Marco Salerno psicologo psicoterapeuta a Roma

 

Nella pratica clinica incontro  spesso pazienti che presentano una rilevante difficolta’ nell’elaborare la fine di una relazione. Dopo mesi e in alcuni casi dopo anni, continuano a non accettare che la loro storia sia finita e stazionano sul capezzale del loro amore sperando che possa risorgere. La fine di una relazione attiva processi emotivi simili a quelli che vengono messi in atto di fronte ad un lutto vero e proprio, chi si rifiuta di prendere coscienza della fine di una relazione e’ una persona che rifiuta di vivere il lutto della perdita e di toccare con mano le emozioni dolorose . Le persone con queste queste difficolta’ emotive, patiscono una profonda paura di essere abbandonate e rifiutate, sperimentano una sensazione di abbandono e di distruzione. Ogni perdita e’ vissuta come un tradimento, un lutto profondo ed insuperabile che frantuma la propria identita’ in tanti piccoli pezzi fino a non saperli piu’  mettere insieme. Per chi presenta una profonda resistenza ad elaborare la fine di una relazione, anche il passare del tempo non costituisce un balsamo lenitivo anzi il tempo contribuisce a cristallizare il ricordo dell’amore finito a cui ci si aggrappa in ogni modo per non lasciarlo andare via. Ci si illude che se si trattiene il ricordo si soffrira’ di meno, mentre  invece si andra’ incontro ad una situazione di stasi e irrisolvibilita’,  dove il dolore e il ricordo rimarranno immobili nel tempo come un ferma immagine sempre attivo. Il ricordo della persona amata viene tenuto attivo dalle parole dette, dalle promesse non mantenute, dai luoghi visitati insieme, ogni evento condiviso viene inserito nell’album della memoria che si sfoglia di continuo, per mantenere viva una relazione che non esiste piu’. Il dramma vissuto da chi non riesce a chiudere una relazione  e a dire addio a chi lo abbandona, e’ che anche quando tocca il fondo, perche’ neanche piu’ i ricordi possono alimentare l’assenza di chi non lo vuole, passa ad una nuova relazione, illudendosi di aver chiuso i conti con il passato e di aver ritrovato l’equilibrio.  Ma la paura di perdere l’altro si ripresenta piu’ forte che mai, il terrore della solitudine e’ di nuovo in agguato, alle aspettative irrealistiche  segue inevitabilmente la sofferenza dovuta alla delusione che cio’ che ci si aspettava non si e’ verificato di nuovo. Il lutto e le perdite del passato riemergono e si sommano a quelle attuali in un turbine di dolorosa confusione.

 

Come e’ possibile interrompere il circolo del dolore relazionale e liberarsi dalla schiavitu’ della dipendenza emotiva?

 

Il percorso di guarigione dalla dipendenza emotiva nei confronti di un partner, passa inevitabilmente  attraverso la capacita’  di affrontare il dolore e il lutto. Sopravvivere alla perdita di chi ci ha ferito, arrivare ad accettarla e ad integrarla nella propria vita aiuta a liberare lo spazio per fare posto a nuovi affetti. La sofferenza non sara’ piu’ la tagliola sotto cui passare ciclicamente quando ci si innamora ma  uno stato d’animo che acquista un nuovo significato e consente alle emozioni dolorose di venire fuori e liberarsi.

 

Come si affronta ed elabora un lutto?

 

Il lutto e’  un sentimento che si prova quando una persona verso cui si nutre un profondo affetto e coinvolgimento emotive,  scompare in modo permanente dalla propria vita. E’ un meccanismo di adattamento ad una nuova realta’, associato ad uno stato di rottura che se vissuto nella sua completezza, consente di lenire il dolore della perdita e dell’abbandono e di ristabilire nuove relazioni significative.  E’ un sentimento che schematicamente si puo’ declinare nelle seguenti cinque tappe di elaborazione che ognuno vive in modo personale e in funzione delle risorse emotive a disposizione:

Impara a liberarti dalle relazioni tossiche e a scoprire le trappole relazionali

Roma 13 giugno 2016

 

A cura del dott. Marco Salerno psicologo psicoterapeuta a Roma

 

La relazione con un narcisista e’ una esperienza di profonda svalutazione che porta a domandarci ripetutamente cosa c’e’ in noi che non va per attirare questa tipologia di persone. Domande come “perche’ incontro sempre queste persone”, piuttosto “cosa non va in me per, perche’ non riesco a parlargli e a dirgli quello che penso” sono tra i pensieri piu’ ricorrenti in chi ha la sfortuna di incontrare un narcisista sul proprio cammino. Non e’ semplice riconoscere immediatamente un narcisista, soprattutto perche’ durante i primi incontri possono essere molto seduttivi ed affascinanti tanto da spingere a perdonarlo quando si rilevano i primi comportamenti che destano sospetti. Con il passare del tempo ci si adatta in modo inconsapevole e disfunzionale alla relazione tossica, si impara a sviluppare l’arte dell’accettazione a tutti i costi camuffata da diplomazia, a scapito della propria serenita’. Per comprendere meglio il perche’ ci troviamo a vivere esperienze relazionali dolorose da cui non riusciamo a liberarci, e’ utile ricorrere alla teoria della Schema Therapy di J. Young. Questa teoria propone diciotto schemi mal adattivi chiamati anche trappole della vita, che derivano da esperienze ansiogene dell’infanzia e dell’adolescenza in cui i bisogni fondamentali non sono stati soddisfatti in modo adeguato, compromettendo uno sviluppo sano e stabile. Gli schemi consistono in credenze e supposizioni  che coinvolgono le sensazioni fisiche, le emozioni e il temperamento. Il temperamento fa riferimento al carattere innato della persona che insieme all’umore, alle abilita’ motorie e alla capacita’ di attenzione e di concentrazione determinano inclinazioni naturali come la timidezza, l’aggressivita’, ecc. che originano dal corredo genetico.   Le influenze ambientali possono plasmare e modificare le inclinazioni naturali della persona, per cui la personalita’ emerge dall’interazione e dall’integrazione del temperamento della persona con l’ambiente.

Liberarsi dalla paura dell’abbandono

a cura del dott. Marco Salerno psicologo psicoterapeuta a Roma

 

Roma 26 Maggio 2016

 

La paura dell’abbandono e’ una delle cause principale che impedisce ad un dipendete affettivo di mettere fine ad una relazione fortemente sofferente in cui si sente intrappolato ma di cui non riesce a fare  ameno. La paura dell’abbandono origina da esperienze disfunzionali sperimentate nella propria infanzia, durante le quali un bambino e’ trattato non come una persona ma come un oggetto, per cui impara a proprie spese che  per ricevere affetto deve necessariamente adattarsi alle richieste delle figure affettivamente significative. Alla base di questi vissuti vi e’ un processo logico secondo il quale il dipendente non crede di valere mai abbastanza come gli altri ma di dover fare sempre di tutto per fari apprezzare e voler bene. Sperimenta in modo ripetuto relazioni, di coppia, amicizia, lavoro, ecc. in cui rivive continuamente la paura dell’abbandono ma non riesce a costruire relazioni diverse da queste. Desidera con tutte le sue forze una relazione stabile e paritaria ma allo stesso tempo ha paura di viverla poiche’ il timore di sperimentare un nuovo rifiuto lo spinge a scegliere situazioni in cui non rischia di sentirsi abbandonato ma dove deve impegnarsi con tutto se stesso per farsi amare anche da chi non lo vuole. La smisurata paura dell’abbandono si accompagna a una profonda collera repressa e ad una rabbia che non ha mai potuto manifestarsi per una perdita nella propria infanzia, per una persona cara o amata che non c’e’piu’. Il meccanismo che il dipendente affettivo mette in atto per sopravvivere alla paura dell’abbandono e’ quello di cercare in altri cio’ che manca dentro di lui/lei.

Ti amo, ma… proiezioni: la rovina delle relazioni. Intervista al Dott. Salerno

 

Intervista al Dott. Marco Salerno – Psicologo e Psicoterapeuta – a cura di Daniela Cavallini

Daniela Cavallini:

Ciao Marco, bentornato e grazie per affrontare con me il tema di oggi: cambiare l’altro allo scopo di appagare la propria visione dell’amore. Un aspetto di vitale importanza per la coppia, spesso causa di conflitti. Cosa ne pensi?

Dott. Marco Salerno:

Ciao Daniela grazie per questo nuova opportunita’ di confronto, di sicuro aiuto per i lettori. Quante volte abbiamo ascoltato le seguenti parole: “se davvero mi amassi cambieresti per me”. Si dimentica che amare non significa modellare il partner sull’ideale di uomo o donna che si ha in mente, ma significa scegliere di avvicinare, conoscere e frequentare una persona con cui esplorare un tratto di vita piu’ o meno lungo. A proposito di questo mi piace sempre ricordare ai miei pazienti lo stralcio di un’opera dello psicologo americano F.Pearls chiamata “preghiera della gestalt” le cui prime battute recitano: “Io sono io. Tu sei tu. Io non sono al mondo per soddisfare le tue aspettative. Tu non sei al mondo per soddisfare le mie aspettative. Io faccio la mia cosa. Tu fai la tua cosa. Se ci incontreremo sarà bellissimo; altrimenti non ci sarà stato niente da fare.” Questi versi narrano con semplicita’ e chiarezza cosa dovrebbe essere una relazione, un incontro lineare che nasce non per compiacere l’altro ma per trovarsi SE e’ possibile, altrimenti ognuno continui lungo la propria strada. Questo presuppone una visione d’amore comune, un progetto di vita condivisa e non la necessita’ di piegare l’altro al proprio volere come una sterile prova d’amore che in realta’non alimenta altro che un profondo senso di solitudine pur stando in coppia.

Daniela Cavallini:

Spesso accade di incontrarsi, provare reciproca attrazione cui segue la frequentazione. Frequentazione che all’inizio pare idilliaca, ma che con il protrarsi rivela alcuni lati del partner che… preferiremmo diversi. Spinti dall’infatuazione, siamo stati precipitosi nel credere di avere incontrato la cosiddetta “anima gemella”?

Dott. Marco Salerno:

Nell’era del fast love, non si contemplano piu’ i tempi di decantazione durante i quali si avrebbe l’opportunita’ di osservare e ascoltare i propri sentimenti e quelli del partner. Il bisogno di conferma e’ immediato e quasi nevrotico, la distinzione tra innamoramento e amore maturo e’ annullata poiche’ si immagina che amare significa essere sempre travolti da un forte trasporto emotivo, trascurando il fatto che amare significa anche mettere a terra e portare a contatto con la realta’ i sentimenti, vedere il partner come e’ realmente e scegliere di accoglierlo senza aspettarsi che debba modellarsi sulla nostra idea di amore. Quando i pazienti mi dicono che in passato il loro partner era diverso da come e’ ora, rispondo che non si sono dati il tempo di conoscerlo, sono rimasti nella fase della simbiosi amorosa e non hanno attraversato la fase della separazione e dell’individuazione durante la quale la coppia percepisce i due componenti come due individui separati e vede l’altro per quello che e’. Tale fase si caratterizza per una conflittualita’ costruttiva data dall’adeguamento reciproco delle due personalita’. L’adeguamento e’ come un terremoto che rimescola le carte e consente di valutare se effettivamente vi e’ la possibilita’ di stabilire una relazione profonda.