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Amore e sesso nel cervello dei maschi

24 aprile 2017

 

A cura del dott. Marco Salerno psicologo pscioterapeuta a Roma

 

Dopo migliaia di anni siamo ancora qui a chiederci perche’ uomo e donna, maschio e femmina non riescono a comprendersi fino in fondo, con differenze e diffidenze che hanno accompagnato ogni generazione in ciascuna epoca storica. La lettura della relazione, emotiva e sessuale, che vorrei proporre in questo articolo, affonda le sue radici in una matrice di duplice stampo,  psicologica e neuro-fisiologica che prende in considerazione  la prospettiva maschile. Uomini e donne sviluppano il desiderio sessuale ed affettivo seguendo binari differenti che si sono strutturati nel corso dell’evoluzione, sotto l’influenza di condizionamenti sociali e culturali. Quando un uomo individua con lo sguardo una donna attraente, si attivano alcuni criteri di selezione che richiamano l’attenzione su alcune caratteristiche fisiche femminili, indicative di fertilita’ e di salute riproduttiva. I ricercatori hanno scoperto che l’attrazione per una figura femminile a clessidra, caratterizzata da seni grossi, vita sottile, ventre piatto e fianchi pieni, accomuna gli uomini di tutte le culture poiche’ tale struttura fisica comunica all’uomo la presenza di una donna giovane e sana, disponibile alla riproduzione. Il principale circuito che guida un uomo nell’iniziale riconoscimento di una compagna  e’ quello visivo. Quando la donna accoglie l’interesse dell’uomo ad avvicinarsi, si innescano una sequenza di comportamenti che vengono definiti “indizi di disponibilita’ al contatto”, secondo i quali si trasmette il reciproco interesse senza ricorre alle parole. E’ stato individuato come alcuni movimenti ed espressioni facciali sia di uomini sia di donne, sono approcci non verbali pre programmati nel profondo del cervello umano e trasversali ad ogni cultura.  Qualora  questi segnali facciali non verbali e fisico prossemici siano armonizzati tra loro e complementari, alla fase di precontatto tra un uomo e una donna segue una fase  di avvicinamento. Da qui in poi si attiva il rituale del corteggiamento proprio di ogni cultura che ha l’obiettivo di attirare la partner a se’ e di far crescere la tensione sessuale nel gioco dell’accoppiamento.  Durante questo processo di conoscenza  la pietra miliare e’ costituita dal bacio che e’ un vero e proprio banco di prova del gusto.

Lui non ti telefona? L’assenza di un segnale e’ essa stessa un segnale

Roma 12 ottobre 2016

Intervista sul quotidiano on line “La Voce” sulla comunicazione di coppia a cura di DanielaCavallini.

La mia posta è colma di mail e/o messaggi Fb, di Amiche che lamentano la “latitanza” maschile proprio di quest’ultima categoria.

Ho visitato alcuni siti web inerenti l’argomento e purtroppo ho rilevato molta superficialità di giudizio oltre ad un’infarcitura di epiteti nei confronti di questi soggetti, accompagnati dall’oramai storica frase “se si comporta come se non gl’importasse nulla di te, è perché non gliene importa nulla”.

Una “sentenza senza possibilità d’appello”? Ci risponde il Dott. Marco Salerno – Psicoterapeuta –nuovamente mio ospite.

Daniela Cavallini:

Ciao Marco, bentornato! So che sei molto impegnato, ma per me ed i miei lettori ti sei “inventato” il tempo per rispondere ad una breve intervista. Grazie… lo apprezzo molto.

Dott. Marco Salerno:

Ciao Daniela, in effetti ricevo pazienti fino a tarda sera, ma ad un’amica non nego certo la mia disponibilità. E’ un piacere ritrovarci dopo la pausa estiva…

Daniela Cavallini:

Marco, a volte – se considero la posta che mi perviene… devo dire “spesso” – accade che un uomo dichiari di tenere ad una donna, ma la ignori. Non le telefona; chatta in modo sfuggente con lei, dedicandosi ad altre persone dei vari social; in caso di distanza logistica promette – o non esclude – incontri, tuttavia con astratta pianificazione. Una sorta di palese distonia tra il dichiarare interesse ad una donna e… lanciarle ogni tanto un osso come ad un cane randagio. “Non gli piaci abbastanza”, è l’unica percezione che mi sovviene, ma è davvero così?

Dott. Marco Salerno:

Daniela, ti ringrazio di avermi coinvolto in questa breve intervista. E’ un argomento che spesso tratto con le pazienti. Invito i nostri lettori e lettrici a soffermarsi sul fatto che oggi più che in passato le persone hanno il bisogno sempre piu’ marcato di ricevere continuamente conferme, ricorrendo ai molteplici strumenti telematici a disposizione che consentono di mantenere un contatto virtuale costantemente attivo. Il limite di questa “connessione permanente” e’ quello di contribuire a creare l’illusione che l’altro, pur stando in contatto con noi, abbia maturato un reale interesse verso la nostra persona. La realtà invece e’ che spesso l’eccesso di informazione e di comunicazione non veicola contenuti di valore. Per cui, quando una persona si chiede perché nonostante centinaia di messaggi, non c’è un reale desiderio di incontrarsi o perchè a volte scompare, la risposta e’ che il contenuto di quei messaggi, non e’ costituito da reali intenzioni. L’interesse dichiarato alimenta il bisogno narcisistico di essere apprezzato e riconosciuto come persona capace di amare ma che in realtà non desidera realmente l’altro, bensì vuole solo alimentare il circuito virtuale del corteggiamento a cui non segue la traduzione dell’intenzione in azione. Posso consigliare a chi ci legge di non crearsi aspettative magiche nei confronti di chi promette troppo ed e’ sfuggente, ma di rimanere ancorati alla realtà dei fatti e di chiudere la corrispondenza se alle parole non segue una azione. Inseguire non paga mai perchè non fa altro che alimentare il circuito della dipendenza affettiva e della frustrazione di non sentirsi corrisposti, facendo scivolare in una spirale di ostinazione continua che va interrotta sul nascere. Inoltre ci troviamo spesso a generare nella nostra mente l’idea di una persona solo in base a quello che ci ha scritto o detto ma questo non corrisponde alla persona vera e propria la quale, al dunque, appare essere diversa da quello che abbiamo immaginato. Per cui teniamo presente che realtà ed immaginazione, sono due dimensioni ben distinte e separate, dove la realtà è tale proprio perché può essere verificata e vissuta in prima persona, altrimenti rimane solo una fantasia.

Come sopravvivere ad un narciso

A cura del Dott. Marco Salerno, psicologo psicoterapeuta umanistico integrato a Roma

Roma 10 settembre 2013

Chi di noi non ha mai incontrato una persona che ci ha fatto toccare il cielo con un dito per poi cadere improvvisamente per terra con un tonfo sordo e inaspettato?  Non spaventatevi, vi siete imbattuti in un narciso! Accade a tutti prima o poi, l’importante è prendere le giuste precauzioni per non rimanere stritolati da queste persone che vanno prese a piccole dosi.

Spesso i narcisi si caratterizzano per l’accentuato bisogno di stare al centro dell’attenzione, di sentirsi lusingati e ascoltati ma si spengono quando si annoiano perché hanno bisogno di sentirsi sempre gratificati da chi li circonda e di piacere agli altri.
La quotidianità e la ripetitività delle attività li annoia, se non avvertono forti emozioni ma soprattutto se non si sentono unici, ne soffrono. Oltre alla grandiosità, alcuni si connotano per la depressione e la malinconia che accompagna la loro esistenza. Possiamo classificare i narcisi in due macro categorie: