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La positivita’ tossica

 

Roma 8 ottobre 2021

A cura del dott.Marco Salerno

 

 

“Andrà tutto bene” e’ la frase più diffusa da quando e’ iniziata la pandemia, la troviamo su cartelli, lenzuola, la ascoltiamo dalle persone che incontriamo pur di sentirci rassicurati e per calmare l’ansia di fronte ad un futuro incerto. Sembra impensabile ma anche una semplice frase come questa può avere una ricaduta negativa sulle persone poiché diventa un obbligo a provare per forza emozioni positive evitando tutto quello che genera una condizione emotiva di difficile tolleranza. Quando siamo costretti ad avere a tutti i costi un pensiero positivo, indipendentemente da quello che proviamo, si parla di positività tossica. Con il termine positività tossica ci si riferisce ad un atteggiamento eccessivamente positivo, che nega ogni emozione non classificabile come positiva. È la convinzione che se ignoriamo le emozioni difficili e  le parti della nostra vita che non funzionano, saremo molto più felici. La positività tossica e’ pericolosa perché e’ uno stato di negazione della realtà e ci costringe a reprimere le nostre autentiche emozioni.

Viviamo immersi in un clima dove l’essere felici e pieni di speranza ad ogni costo e’ un obbligo, basta navigare su social network come facebook ed istagram per rendersi conto del proliferare di personaggi che invitano a vedere tutte le esperienze in chiave positiva, a darsi obiettivi, a superare i propri limiti fino ad affermare che e’ possibile scegliere se vivere emozioni positive o crogiolarsi in quelle definite negative. Insomma non e’ concesso essere tristi, e’ sinonimo di inadeguatezza ed e’ una scelta come se le emozioni fossero prodotti da scegliere sullo scaffale di un supermercato.

In realtà tutte le emozioni hanno un valore e una finalità adattiva, per cui dipende dall’”uso” che ne facciamo, se ci crogioliamo in esso o se, dopo averlo provato, diventa uno strumento per capire meglio noi stessi e per metterci in gioco. Le emozioni ignorate o travestite da un abito di positività diventano disfunzionali, generando una positività tossica che ci confonde  e mina la nostra serenità’. Ogni emozione come la rabbia, il dolore, l’invidia va vissuta ed espressa, bisogna attraversarla perché e’ l’unico modo per non evitarla ed ingigantirla. Scomodando Freud e il suo inconscio, tutto quello che evitiamo e rimuoviamo, rientra nella nostra vita sotto forma di sintomi, per cui non possiamo mai fuggire da noi stessi. Inoltre la positività tossica o toxic positivity, tema approfondito da Stephanie Preston, professoressa di psicologia presso l’università’ del Michingan, e’ una condizione che richiede di essere per forza positivi, alimenta il senso di colpa nell’esprimere le preoccupazioni e le paure, diventando uno stato invalidante poiché  sopprimere il  dolore con dichiarazioni oltre modo felici non è d’aiuto ma  disadattivo.

Al tema di essere positivi a tutti i costi se ne aggiunge un altro molto in voga in questo periodo storico che e’ quello di mostrare di non avere mai o poco tempo libero ed essere sempre indaffarati. Facebook ed istagram sono vetrine in cui le persone pubblicano foto mentre lavorano sorridenti insieme ai colleghi ad orario degni della schiavitù, non a caso e’ stato chiamato in causa Confucio e la sua massima “Scegli il lavoro che ami e non lavorerai mai, neanche per un giorno in tutta la tua vita “.

Lo psicologo Jaime Zuckerman sostiene  che la pressione a essere sempre  produttivi sia una forma di positività tossica come anche il misurarsi con attività nuove o con improbabili sfide fine a se stesse. Zuckerman sostiene che si deve evitare di riempire continuamente la vita di attività nuove, nella vana speranza che ci facciano sentire meglio. Anche in questo caso la fantasia che fare qualcosa di nuovo e sfidante risolva i problemi e ci aiuti ad acquisire fiducia in noi e’ dannosa poiché ci fa scontrare spesso con l’impossibilita’ di raggiungere obiettivi irrealistici.  Zuckerman sostiene che l’evitare il disagio, sostituirlo con fantasie di rinascita o vibrazioni positive e’ dannoso per la salute mentale poiché il dolore va affrontato e non aggirato o rimosso. Piuttosto che essere positivi a tutti i costi e stemperare le emozioni negative, fornendo ricette preconfezionate per raggiungere la felicità,  e’ più indicato ascoltare ed accogliere senza giudizi tutte le emozioni. Se si vuole aiutare sul serio una persona e’ meglio dirle che siamo con lui piuttosto che affermare che andrà tutto bene quando non e’ vero, perché la vicinanza, l’ascolto e l’affetto autentico e’ un dono impagabile che nessuna ricetta può sostituire. E’molto più utile insegnare alle persone ad identificare le emozioni che provano, affrontandole ed elaborandole, piuttosto che sostituirle con la una forzata positività poiché ogni emozione ha valore e deve essere riconosciuta ed espressa.

Guarire dalla relazione con un narcisista

 

Roma 4 ottobre 2021

A cura del dott.Marco Salerno

 

 

Chi vive una relazione con un narcisista e’ esposto per un periodo più o meno lungo ad una alternanza di traumi continui e di speranze di cambiamento sistematicamente deluse. Essere esposti al contatto con un narcisista comporta sviluppare una tensione interna continua dovuta al fatto di essere continuamente in allerta per paura di ricevere un nuovo attacco che può essere costituito da una critica, da una svalutazione, da vessazioni emotive o fisiche, fino a sviluppare una condizione emotiva ed affettiva definita trauma complesso. Tale condizione e’ costituita dai seguenti cinque sintomi:

 

  • flashback emotivi: sono emozioni che compaiono improvvisamente, collegate ad un evento traumatico passato di cui al momento non si ricorda il contenuto. Si avvertono emozioni forti e travolgenti del tutto inaspettate e non collegate alla situazione che si vive in quel momento, per cui sono emozioni difficili da inquadrare. Per esempio, si può vivere uno stato di ansia improvviso, un attacco di panico pur non avendo alcuna condizione esterna che ne spieghi l’origine o anche reagire con rabbia ingiustificata alla situazione che si vive al momento. Quando si riesce a risalire alla questione che origina tale ondata emotiva o flashback emotivo, i sintomi tendono ad attenuarsi o a scomparire del tuttoL’origine dei flash back emotivi risiede nel meccanismo di separazione tra l’emozione provata durante un abuso narcisistico e il vissuto dell’abuso durante il quale si allontana l’emozione dolorosa vissuta dall’evento violento che si vive. Questo comporta che le emozioni passate non siano state elaborate ma devono essere ancora riconosciute e superate. Il modo più indicato per limitare i flashback emotivi e’  cercare di accettare e ricollegare le emozioni emerse all’evento durante le quali si sono verificate per poi elaborarne il vissuto.
  • vergogna patologica: questo sintomo consiste nel provare forte imbarazzo non tanto per qualcosa che si è fatto, come nel caso della vergogna sana, ma per come si è, come se ci fosse qualcosa che non va nella propria persona e nel modo di essere e non di agire. Le conseguenze della vergogna patologica sono un cronico senso di inutilità, bassa autostima, odio verso sé stessi e la convinzione di essere una persona cattiva e colpevole. Questo sintomo si manifesta con il rimuginare spesso su ricordi traumatici del passato che hanno determinato vergogna, una forte diffidenza verso gli altri aspettandosi sempre che facciano qualcosa di male e la sensazione di bassa autostima e di non meritare nulla dovendosi accontentare sempre. La vergogna patologica ha un significativo impatto sull’immagine e il valore di sé, influenza l’insieme di credenze e di convinzioni che si hanno sulla propria persona e che orientano le azioni della propria vita.

 

  • auto-abbandono: consiste nel non perseguire una passione o un desiderio poiché quando la si esprime è accolta da una critica svalutante e distruttiva. Pur di non esporsi a queste situazioni, la persona che sta con il narcisista preferisce abbandonare ogni tentativo di realizzare i propri obiettivi. La conseguenza e’ che si tende a dire di si quando invece si vorrebbe dire di no e non si esprime quello che si pensa e si prova realmente. A questo si accompagna una forte dose di adattamento solo per accontentare l’altro e mettere da parte se stessi fino al punto di consentire di essere maltrattati e criticati per ogni decisione che si vuole prendere. La conseguenza ultima è che si sviluppa una condizione di paura permanente delle reazioni del partner narcisista ogni qual volta si vuole esprimere il proprio punto di vista o fare una scelta fino ad arrivare a credere che la “colpa” di queste reazioni sia la propria. Per affrontare questa condizione è indispensabile iniziare a porsi delle domande come, per esempio, cosa si ha paura di perdere se si persegue un desiderio o un bisogno e perché lo si mette sempre al secondo posto. La risposta a questa domanda la si può trovare solo prendendo contatto con sé stessi e chiedendosi come ci si sente. Questo comporta spostare l’attenzione dal partner narcisista dalle sue reazioni a sé stessi e al domandarsi quali sono i propri pensieri ed emozioni.  All’inizio non è semplice avviare questo processo ma è indispensabile e deve essere affrontato come un vero esercizio giornaliero che ha come obiettivo quello di prestare attenzione a tutto ciò che e’ importante per sé e che viene sempre accantonato in favore del partner.

 

  • critica interiore: chi ha una relazione di lungo corso con un partner narcisista o ha avuto un genitore narcisista, ha sviluppato una forte voce critica interiore che coincide con una feroce autocritica per ogni azione compiuta o emozione provata. Questa voce critica interiore non riguarda una situazione specifica ma e’ generalizzata a tutta la propria esistenza. Esistono diversi tipi di voci critiche interiori tra cui quella del perfezionista secondo cui si deve essere sempre perfetti e non sbagliare mai altrimenti non si sarà mai voluti bene o apprezzati. La conseguenza di questa voce potrebbe essere che per paura di non fare perfettamente qualcosa, si rinuncia a farla. Un’altra voce critica e’ quella del formatore che vuole modellare la persona in base alle aspettative dell’altro, rinunciando ai propri desideri. L’accusatore e’  una delle voci critiche ricorrenti che ha lo scopo di svalutare la persona e non solo i suoi desideri facendola sentire colpevole di tutto ciò che la circonda. Lo schiavista invece e’ quella voce critica che impone di non fermarsi mai, di fare sempre qualcosa poiché il riposo non e’ consentito se si vuole essere accettati. Il supervisore invece e’ quella voce interiore che monitora ed osserva ogni azione ed intenzione e ha lo scopo di prevenire le critiche del narcisista e controlla ogni aspetto della vita della vittima.Per affrontare queste voci critiche e’ indispensabile riconoscerle e domandarsi quale funzione hanno nella propria vita. Accettarle e’ il primo passo per smettere di agire compulsivamente, chiedersi quali sono le paure nel non seguirle più ma, soprattutto, creare un dialogo interiore che aiuti a chiedersi come e cosa si vorrebbe rispondere alla voce critica, come se fosse una persona in carne ed ossa di fronte a sé
  • ansia sociale: si manifesta quando ci si relaziona con altre persone sia in incontri individuali sia di gruppo, con persone conosciute o sconosciute. La paura di chi soffre di ansia sociale è riconducibile al fatto di non comprendere perché’ altre persone dovrebbero essere interessate a lui. Si crede che ogni pensiero o idea che si ha sia inutile e insignificante, arrivando a sentirsi a volte non degni della situazione o delle persone vicine. Inoltre è presente anche l’idea che gli altri siano sempre pronti al giudizio verso la propria persona e che abbiano ragione. L’ansia sociale si manifesta con sintomi ben precisi tra cui una forte tensione che pervade tutto il corpo, la voce trema, sensazioni di calore, respiro corto, nebbia mentale, sudorazione, incapacità di pensare e di trovare le parole.

Il trauma complesso che deriva dal rapporto con un narcisista può essere affrontato attraverso la comprensione e l’accettazione della situazione, la consapevolezza di poter scegliere e di non essere la causa del fallimento della relazione o delle reazioni del partner. Ma soprattutto e’ fondamentale comprendere che il partner narcisista e’  una persona malata, incapace di controllare le proprie azioni e di valutarne le conseguenze a causa di una mancanza di empatia. Questo passo è molto importante poiché’ aiuta a ridimensionare notevolmente le aspettative di guarigione del partner e a collocarlo in una categoria diagnostica.  Successivamente  bisogna riappropriarsi dei propri pensieri ed emozioni, uscire dal ruolo della vittima consapevoli del fatto che un partner narcisista ha trovato terreno emotivamente fertile nell’altro per stabilire una relazione. Questo aiuta ad uscire dalla dinamica della ricerca del colpevole e a iniziare a comprendere quali tratti e aspetti della propria persona hanno contribuito ad alimentare la relazione con un narcisista. Solo attraverso questo processo di consapevolezza e di assunzione di responsabilità si evita in futuro di ricadere in una relazione tossica e si impara a scegliere chi si vuole avere accanto a sé.

Gli effetti di genitori narcisisti sulla vita dei figli adulti

Roma 23 settembre 2021

A cura del dott. Marco Salerno

 

Un figlio/a che nasce e cresce con uno o con entrambi i genitori narcisisti sperimenta costantemente una profonda paura dell’abbandono emotivo poiché un genitore narcisista e’  solamente in grado (non sempre) di garantire la sopravvivenza di un figlio ma non di provvedere ai suoi bisogni emotivi ed affettivi. Non essendo in grado di educare un figlio/a a prendersi cura di sé, quando questo sarà adulto presenterà significative difficoltà nel rilevare i propri bisogni e cercherà in ogni modo di soddisfare i bisogni altrui mettendo da parte i propri, Questo quadro si delinea in modo più dettagliato se si osservano le lacune affettive che i figli di genitori narcisisti presentano a causa dell’abuso subito e perpetrato su loro dalla nascita alla vita adulta.

Uno dei deficit maggiormente presenti nei figli di genitori narcisisti e’ la tendenza ad ignorare i propri bisogni e desideri che affonda le radici nel rapporto con una madre o un padre narcisista i quali hanno sempre bisogno di attenzioni e manipolano gli altri in funzione dell’appagamento delle loro necessità. La ricaduta di questo comportamento e’ che i figli crescono con il bisogno di compiacere il genitore narcisista per ricevere in cambio accadimento ed attenzione. Tale dinamica relazionale si traduce nella mente del figlio con l’adagio secondo cui “vengo amato se faccio di tutto per soddisfare quello che mi chiedi”, per cui i figli non imparano mai a percepirsi come individui degni di attenzione ma diventano il riflesso di ciò che la madre si aspetta da loro.  La madre li premia solo se raggiungono determinati risultati e solo dopo averli conseguiti sono meritevoli di affetto, per cui diventano adulti sempre sintonizzati sui bisogni altrui e mancanti di consapevolezza dei propri.

 

Un genitore narcisista manifesta affetto ai figli quando richiede qualcosa in cambio da loro, li mette costantemente alla prova per soddisfare le sue aspettative le quali, quando non sono appagate li fa non degni di amore. Da adulti questi figli si sentono costantemente inadeguati, incapaci, colpevoli e con bassa autostima. La conseguenza e’ che non sviluppano le “competenze emotive” per amare se stessi e per accettarsi come sono, per cui non sono a loro agio nella propria pelle poiché nessun obiettivo raggiunto per quanto grande sia, placa il senso di inadeguatezza ed insoddisfazione.

 

I figli di un genitore narcisista sviluppano la tendenza ad essere sempre al servizio di chi sta loro vicino (amici, partner, colleghi, capi) per risolvere i loro problemi, soddisfare i suoi bisogni e occuparsi di renderlo felice. Sono dei veri assistenti personali, coinvolti in situazioni che non competono loro sin dall’infanzia, si assumono responsabilità e diventano bambini adultizzati, più simili ad un partner che ad un figlio/a. Sono adulti con notevoli doti di problem solving, ipersensibilizzati ad intercettare i bisogni altrui ma completamente incapaci a considerare le proprie necessità. Il figlio di un genitore narcisista inoltre e’ sottoposto al “trattamento della negatività” poiché riceve continuamente messaggi negativi per qualunque scelta faccia. Questo determina a volte una condizione definita “effetto specchio” secondo cui i messaggi negativi che i figli interiorizzano vengono a loro volta proiettati sulla realtà e sulle persone loro vicine.

L’effetto più drammatico di una relazione con un genitore narcisista e’ che il bambino nega completamente la propria identità, i bisogni e desideri al fine di mostrarsi come la madre si aspetta da loro. Quando sono adulti mostrano rilevanti difficoltà a riconoscersi, a comprendere cosa vogliono veramente da se stessi e dagli altri, oltre ad avere una notevole resistenza a sintonizzarsi sui propri stati emotivi.

Per quanto possano raggiungere obiettivi alti durante la loro vita, i figli di un genitore narcisista porta  sempre con sé il messaggio che non sono abbastanza bravi o all’altezza delle situazioni. La conseguenza e’ che queste persone si aspettano sempre   il peggio  dalla loro vita. Alcuni di loro tendono a non “osare” ad esplorare nuove esperienze, non esprimono mai le proprie emozioni, chiedono il permesso di esistere, alimentando un circolo di ansia ed insicurezza che condiziona la loro esistenza.

 

 

Narcisismo e tradimento

 

 

Roma 7 luglio 2021

 

A cura del dott Marco Salerno

 

La qualità delle cure genitoriali ricevute nella prima infanzia indicano se la
monogamia o la non monogamia potranno essere strategie emotive e
riproduttive di successo. Se gli apprendimenti che hanno avuto luogo in età
infantile servono a preparare le persone ad un funzionamento sano nel mondo
adulto, i bambini imparano sicuramente molto attraverso l’osservazione dei
genitori. Non a caso spesso i figli di genitori monogami sono monogami mentre i
figli di genitori divorziati hanno maggiore probabilità di divorziare a loro volta, così
come i figli di genitori infedeli sono più esposti al tradimento. L’assenza del padre
predice un atteggiamento sessuale più promiscuo sia nei maschi che nelle
femmine mentre un investimento genitoriale stabile può essere un segnale di un
ambiente ricco di risorse emotive.

I partner infedeli hanno una determinata organizzazione di personalità e un
attaccamento spesso insicuro. Si tratta di persone che hanno punteggi elevati
nella “triade oscura” che racchiude un gruppo di personalità caratterizzate da
narcisismo, intelligenza machiavellica e psicopatia che si accompagna a bassi livelli
di empatia. Tutte le situazioni che favoriscono l’infedeltà’ possono attivare un
assetto mentale più orientato al narcisismo, emozioni come la passione e
l’infatuazione, possono sollecitare l’egocentrismo e un atteggiamento egoista. Le
persone travolte dalla passione hanno minore probabilità di riflettere sulle
conseguenze a lungo termine della gratificazione immediata dei propri desideri di
soddisfacimento sessuale o di coinvolgimento romantico. Il tipo di personalità che
ha maggiore probabilità di essere infedele e’ quello che riesce a suscitare
attrazioni fatali che rendono alcune persone più vulnerabili allo sfruttamento
sessuale ed emotivo. Spesso le illusioni e la negazione possono appannare il buon
senso e la capacità di riconoscere un tradimento in atto. i narcisisti spesso si
attraggono tra loro nel gioco relazionale della conoscenza e della seduzione. Le
persone con elevati tratti narcisistici non solo sono più esposti all’infedeltà’ ma
sono anche attratte da persone infedeli perché credono di vivere nella realtà le
loro grandiose fantasie romantiche. I narcisisti pensano che tutti coloro che non
possiedono le loro caratteristiche di personalità siano dei perdenti. Per loro e’
difficile riconoscere i punti di forza e di miglioramento senza cadere nel
compiacimento e nella vergogna. Allo stesso modo faticano ad individuare le

caratteristiche altrui senza sentirsi invidiosi e sentirsi inadeguati, ma di fronte ai
limiti delle altre persone provano disprezzo o disgusto. La capacità di accettare se
stessi e gli altri con pregi e difetti e’ ridotta. Le opinioni dei narcisisti sui criteri di
fedeltà spesso riflettono una duplicità dei criteri di giudizio che rivela una certa
dose di ipocrisia: e’ accettabile che il narcisista sia infedele ma non che lo sia il suo
partner. Alcuni studiosi hanno rilevato che le persone che hanno la pretesa di un
trattamento speciale sono inflessibili di fronte ad una trasgressione relazionale.
Quindi sembra che le persone più propense ad essere infedeli e a razionalizzare
questo comportamento, siano quelle più implacabili quando vengono tradite. Si
tratta di un atteggiamento che nasconde la convinzione che la propria infedeltà
sia completamente attribuibile alle mancanze del partner. Considerarsi la vittima
innocente di un coniuge pessimo disattiva qualsiasi senso di colpa latente a
proposito dell’infedeltà’. Viceversa non e’ possibile immaginare che il partner
possa avere una valida ragione per essere infedele e quindi i suoi tradimenti
costituiscono una grave offesa da punire.

Le persone con elevati tratti narcisistici poiché sono attratte da persone con
caratteristiche simili, possono non solo essere più predisposte a tradire ma anche
ad essere tradite e in questo caso ne restano sconvolte perché sono certe di non
aver fatto nulla che meriti un tale trattamento. A causa del loro egocentrismo non
riescono ad immaginare in quale misura i tratti della loro personalità possono
contribuire alle complicate situazioni relazionali nelle quali sono spesso coinvolte.
Inoltre a causa dell’inefficacia del loro funzionamento riflessivo e’ difficile che
comprendano quale influenza esercitano sulle altre persone: spesso non
capiscono quanto e’ difficile per il partner convivere con le caratteristiche
narcisistiche della loro personalità tra cui il bisogno di controllo, la pretesa di
avere sempre ragione e la scarsa disponibilità.
Superare l’infedelta’ e’ molto difficile per i partner traditi se il disturbo da stress
post traumatico, insorto dopo il tradimento si combina con un precedente
disturbo narcisistico. Questi pazienti non vogliono assumersi le responsabilità
nell’aver contribuito alle problematiche coniugali. Il narcisista che tradisce ha
difficoltà ad empatizzare con le circostanze che influenzano il comportamento del
partner e comprendere in quale modo il loro modo di comportarsi li renda
responsabili dell’esito delle loro relazioni. Il narcisista tende ad attribuire il
successo della relazione a se stesso e l’insuccesso al partner. Questo tipo di
pensiero contribuisce a far sì che i traditori pensino che il loro comportamento sia
legittimo e i traditi possano giustificare la propria furia vendicativa.

Quando il matrimonio si dimostra frustrante e il narcisista inizia a rammaricarsi della scelta
che ha fatto oppure quando tutti i migliori partner sentimentali sembrano già
impegnati e restano disponibili solo quelli che definiscono gli “avanzi”,come
conseguenza tradire, iniziare una relazione con una persona coniugata oppure
vendicarsi per l’infedeltà’ del coniuge possono sembrare giuste forme di
risarcimento delle scorrettezze e delle ingiustizie subite. Una persona può subire
di disturbo “post traumatico da amarezza” ovvero una reazione traumatica alle
ingiustizie e alle umiliazioni inevitabili della vita. La realtà non e’ sempre all’altezza
delle proprie fantasie sessuali e sentimentali nonostante i migliori sforzi tesi a
realizzare questi desideri. Poiché le persone narcisiste si sentono in diritto di
godere di un trattamento privilegiato, possono anche essere più vulnerabili
all’esasperazione traumatica. Chi tradisce ha un’abilita’ di manipolare gli altri,
definita intelligenza machiavellica che descrive l’abilità di manipolare gli altri al
fine di un guadagno personale spesso contro l’interesse altrui. Alcune persone
sono più manipolatorie di altre. Inoltre, alcune persone possono essere più
facilmente suggestionabili perché il loro pensiero illusorio le induce ad essere più
facilmente ingannabili. L’intelligenza machiavellica è associata ad una maggiore
predisposizione all’inganno sessuale e all’infedeltà’ e persone dotate di tale
intelligenza possono fingere di amare qualcuno solo per ottenere un rapporto
sessuale. Il fatto che molte persone in una relazione monogamica si fidino
ingenuamente del partner e abbiano un legittimo interesse a credere nella sua
fedeltà le predispone ad ignorare i velati indizi di un possibile tradimento e a
razionalizzarli; l’ingenuità’ del partner rende facile essere infedeli e farla franca.
Inoltre la fiducia nella propria astuzia li incoraggia a ritenere che ciò. che un
coniuge tradito ignora non possa farlo soffrire e che la probabilità di essere
scoperti sia sufficientemente ridotta. A fronte della intensa gratificazione sessuale
ed emotiva che può offrire una relazione extraconiugale, vale allora la pena di
affrontare il rischio di essere smascherati. E’ anche possibile ritenere che l’utilizzo
dell’intelligenza e della furbizia consenta di limitare i danni e di ridurre
significativamente le conseguenze dello smascheramento oppure di controllarle.
Chi tradisce ha una idea grandiosa di sé che lo autorizza a non rispettare le regole
e utilizzare l’intelligenza per avere successo con le menzogne. L’infedeltà’ richiede
un’ altra caratteristica di personalità che e’ la volontà di trasgredire e di mentire
pur sapendo che si tratta di un comportamento immorale e nocivo.

L’infedelta’ richiede un certo tipo di freddezza che e’ la caratteristica più evidente della
personalità psicopatica e si traduca nell’indifferenza del fedifrago verso la sofferenza che

può causare alle persone che afferma di amare ovvero il coniuge,
figli, genitori, suoceri, amanti ecc. ai quali ha rubato il partner. Il narcisista
psicopatico difficilmente riesce ad ammettere di possedere caratteristiche di
personalità egoistiche e di essere in grado di mettere in atto sconsideratamente
comportamenti dei quali ci si può pentire. La personalità psicopatica che tradisce
e’ caratterizzata da disinvoltura e fascino superficiale, grandiosità, tendenza
patologica a mentire, inclinazione all’inganno e alla manipolazione, mancanza di
rimorso o senso di colpa, affettività superficiale, una vita emotiva cinica e priva di
empatia e incapacità di assumersi le proprie responsabilità. E’ necessario essere a
proprio agio nel mentire ripetutamente nel nascondere la relazione
extraconiugale e per riuscirvi con successo e’ importante manipolare tutti coloro
verso i quali si dichiarano sentimenti amorosi, senza l’interferenza del senso di
colpa e del rimorso e senza empatia per il trauma del tradimento inflitto al
partner.
Se si viene scoperti e’ necessario negare ogni responsabilità, dichiarare la propria
innocenza, affermando che il partner muove accuse false ed e’ paranoico. Una
volta detta la verità e’ necessario sostenere che la colpa e’ esclusivamente del
partner e che si e’ stati indotti all’infedeltà’ dal suo comportamento
emotivamente trascurante o maltrattante come se il traditore non possedesse
una libera volontà e stesse solo reagendo agli eventi senza averne il controllo.
L’inganno aveva l’unica funzione di protegger il partner dalla dolorosa verita’ della
situazione ed era quindi di fatto un atto d’amore.