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Il Dott. Marco Salerno e la Dott.ssa Ilaria Monticone presenteranno il  ciclo di  incontri:

 

 

EVENTO GRATUITO il 4 marzo 2015   Obiettivi del corso:

 

Liberarsi dalla dipendenza affettiva e dai manipolatori affettivi

 

Imparare a dire di “no” e a chiedere nel bisogno

 

Affrontare la paura del rifiuto e vivere appieno la propria vita

 

Esprimere e riconoscere le emozioni

 

Vincere la voce critica interior

 

Migliorare la qualita’ dei rapporti affettivi

 

QUANDO: il seminario teorico esperienziale gratuito si svolgerà il 4 marzo  dalle ore 19.00 alle 20.30

 

DOVE: Roma EUR, presso Studio di Psicologia in Via Divisione Torino 29 metro B Laurentina

 

CONDUTTORI DEI GRUPPI: Dott. Marco Salerno, psicologo e psicoterapeuta a orientamento umanistico integrato Sito web: www.dottmarcosalerno.com Dott.ssa Ilaria Monticone, psicologa e psicoterapeuta a orientamento umanistico integrato

 

COME ISCRIVERSI ALL’EVENTO GRATUITO: inviare una mail di richiesta a uno dei seguenti indirizzi di posta elettronica: dottmarcosalerno@gmail.com             ilaria_monticone@hotmail.com

 

o telefonare ai seguenti numeri di telefono:  3474661496; 3495311411

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Roma 9 febbraio 2015

 

A cura del dott. Marco Salerno

 

 

I genitori sono la fonte di protezione, rassicurazione, accoglienza e amore incondizionato che agiscono per il bene dei figli e favoriscono la loro crescita, soddisfando i loro bisogni e  favorendo l’acquisizione dell’autonomia. La coppia genitoriale e’ composta da due individui  distinti, che vivono, agiscono e pensano a seconda del grado di consapevolezza e di maturazione affettiva emotiva che hanno raggiunto. E’ possibile distinguere genitori sani ed equilibrati che allevano i loro figli amandoli in modo nutriente e responsabile, riconoscendoli come esseri viventi a se’ stanti. Sono consapevoli dei loro punti di forza e dei loro limiti, desiderosi di migliorarsi e di ascoltare i propri figli per garantire loro una  vita equilibrata ed emotivamente soddisfacente. I genitori affetti da problemi psicologici, da nodi esitenziali irrisolti, da dipendenze e da patologie psichiatriche, situazione molto diffusa piu’ di quanto si possa immaginare, manifestano ogni giorno nella relazione con i figli il loro disagio  sotto forma della manipolazione affettiva. Essere genitori non implica avere la capacita’ di amare consapevolmente i propri figli, un genitore e’ colui che genera i figli fisicamente o li adotta ma sono solo le singole persone che attribuiscono un significato autentico  a questo ruolo. Coloro che pur essendo genitori, vivono nella relazione con i figli le loro ferite infantili, si caratterizzano per un alto grado di immaturita’ che crea un clima emotivamente tossico nella famiglia. (Leggi anche: I ruoli familiari in una famiglia narcisita)

Smaltire la spazzatura emotiva

Roma 6 febbraio 2015

 

a cura del dott. Marco Salerno

 

Ci chiediamo mai quanta ansia, delusione e frustrazione  assorbiamo da chi ci circonda e da noi stessi? E’ arrivato il momento di decidere se la nostra vita e’ un cassonetto da riempire di malessere o un’occasione unica per esprimere al meglio chi siamo in sintonia con i nostri desideri e i bisogni piu’ profondi. Ogni volta che subiamo l’effetto dell’ira, dell’ansia e della tristezza paghiamo con la nostra salute, con i disturbi che ne conseguono sia sul piano fisico  che su quello psicologico. David J. Pollay definisce queste situazioni con il termine “spazzatura emotiva” proprio perche’ ci inquinano e ci distraggono da quello che e’ veramente importante per noi. Quando qualcuno libera su di noi ansie, preoccupazioni, rabbia, attiviamo una difesa personale negativa che consiste nell’ utilizzare abitudini e modalita’ di pensiero autodistruttivi che ci impediscono di vivere la nostra vita e ci distraggono dai nostri obiettivi.  Ci sentiamo investiti di un peso che non vogliamo, di una responsabilita’ per azioni ed eventi di cui non siamo protagonisti ma da cui non riusciamo a sottrarci. La “spazzatura emotiva” la produciamo anche noi sotto forma di ricordi negativi che appartengono al passato e che continuano a vivere nel presente nella nostra mente, dipingendo aspettative fosche per il futuro.

Gravidanza: un evento anche per i papa’

Roma 22 gennaio 2014

 

a cura del dott. Marco Salerno psicologo psicoterapeuta

 

Quando si parla di figli in Italia si dipinge  un quadro non particolarmente rassicurante perche’ le nascite sono in continua diminuzione. Nel 2013 ci sono state 511mila e 430 nascite, 60 in meno dell’anno precedente, un andamento che rende l’Italia uno dei paesi con meno nascite al mondo anche se un dato di nuova lettura e’ che un figlio su 4 nasce da una coppia di fatto. Le ricerche piu’ recenti sdoganano la gravidanza come una condizione che fino ad oggi e’ stata considerata di appannaggio esclusivamente femminile sia a livello biologico, che psicologico e sociale, rispetto alla quale l’uomo era collocate a margine. Alcune ricerche statunitensi,  tra cui una pubblicata sull’American Journal of Human Biology, rivista scientifica ufficiale che si occupa di biologia umana, ha studiato i cambiamenti che avvengono dal punto di vista ormonale nella coppia quando e’ in corso una gravidanza. La ricerca e’ inziata osservando i cambiamenti biologici nella donna che aveva in corso una gravidanza per poi spaziare e verificare se e quali cambiamenti avvengono anche nei futuri padri.

5 rimpianti prima di morire

Roma 13 gennaio 2014

 

a cura del dott. Marco Salerno

 

Alcuni mesi fa mi sono imbattuto in un articolo sull’Huffington Post che mi ha molto colpito perché raccoglieva le testimonianze di Bronnie Ware,  infermiera che assisteva malati terminali, per Unbounded Spirit  . E’ emerso che i rimpianti più frequenti per molti malati sono stati quelli di avere perso tempo ad inseguire obiettivi effimeri che non hanno permesso loro di stare in contatto con sé stessi e con i propri desideri più profondi. I cinque rimpianti più frequenti sono:

 

a) Avere il coraggio di vivere la propria vita e di realizzare i propri sogni: troppo spesso ci adattiamo e ci perdiamo compiacendo chi ci circonda senza mai chiederci come realmente vogliamo vivere. Prendiamo in prestito mille scuse e giustificazioni, tra cui “è più facile a dirsi che a farsi”, “non è facile”, “la crisi”, ecc. Siamo sprovvisti della capacità di guardarci dentro e prendere il coraggio a quattro mani per chiederci: “se questo fosse l’ultimo giorno della mia vita lo avrei vissuto così?” Proviamo a porci questa domanda e a vedere se la risposta che ci diamo ci soddisfa, non dimenticando che non abbiamo un tempo infinito a disposizione.

 

 b) Lavorare di meno: renderci conto di avere investito la maggior parte delle nostre energie nel lavoro, nel fare carriera, inseguendo il riconoscimento del nostro valore esclusivamente attraverso la crescita professionale. A questo punto alcuni potrebbero muovere l’osservazione che senza lavoro non si sopravvive, ed è vero ma il problema ormai è aver fuso e confuso l’ambito lavorativo con quello personale, privandoci degli spazi e del tempo che potremo dedicare a chi amiamo, in primo luogo a noi stessi.

 

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Roma 12 gennaio 2014

 

a cura del dott. Marco Salerno

 

Quante volte avete detto: “lo faccio domani!” e avete rimandato una decisone, un’azione che potevate fare oggi. Questo comportamento assume il nome di procrastinazione e consiste nel rimandare nel tempo quello che sarebbe auspicabile portare a termine oggi, come se, attraverso questa azione alleviassimo l’ansia che porta con sé prendere una decisione nel presente. In realtà la procrastinazione  implica rimandare una decisione nell’immediato,  consegnandoci a quel benessere illusorio di aver allontanato da noi il problema che non vogliamo affrontare ora.  In questo modo il presente che viviamo ci sembra un po’ più vivibile e accettabile anche se dimentichiamo che il futuro sarà compromesso dal peso delle decisioni che abbiamo rimandato oggi.  Hal Hershfield, professore alla Stern School of Business delle New York University, ha condotto una serie di studi sul modo in cui le persone considerano il presente e il loro futuro. Hershfield ha effettuato una analisi cerebrale attraverso la risonanza magnetica funzionale, monitorando la corteccia prefrontale e rilevando come attiviamo differenti aree cerebrali quando pensiamo al nostro presente o al nostro futuro.

Il corpo grida quello che la bocca tace: i disturbi psicosomatici

Roma 19 dicembre 2014

 

a cura del dott. Marco Salerno psicologo psicoterapeuta a Roma

 

La medicina psicosomatica è un’area della medicina che studia la relazione tra i disturbi fisici e psicologici. I disturbi psicosomatici sono malattie vere e proprie che presentano conseguenze sul piano fisico/organico e che sono causate o aggravate da fattori emozionali. Le malattie psicosomatiche si caratterizzano per una iperattivazione del sistema nervoso autonomo che fornisce una risposta vegetativa a situazioni di stress psichico.  Il sistema nervoso autonomo viene costantemente attivato da emozioni negative che l’individuo non riesce ad elaborare, mantenendo di conseguenza il corpo in una condizione di continua allerta. L’organismo messo a dura prova da questa condizione, arriva ad un punto tale da non riuscire più a tollerare questa ipersollecitazione e sviluppa conseguenze dannose sugli organi più sensibili. La causa delle malattie psicosomatiche generalmente affonda le sue radici nei conflitti personali irrisolti che riemergono sotto forma di malattia fisica.

Tipologie del manipolatore affettivo

Roma 8 dicembre 2014

 

A cura del dott. Marco Salerno

 

Si parla spesso di manipolazione affettiva, di manipolatori affettivi e di narcisisti ma chi sono in realta’ queste persone? Che caratteristiche hanno? Come si comportano? Non vi e’ una unica tipologia di manipolatore affettivo ma e’ possibile individuarne differenti categorie che assumono sembianze differenti, alcune apparentemente innocue, altre chiaramente distruttive. Qui di seguito troverete le dieci tipologie di manipolatori affettivi e le relative caratteristiche distintive di ognuno.

 

1) il cybervampiro: usa la chat o i social network per contattare le sue prede, le inonda di complimenti e le lusinga, instaurando un rapporto di dipendenza attraverso ripetuti contatti telefonici o lunghe conversazioni via chat ma evita scrupolosamente ogni incontro dal vivo.

 

2) il mentore: appare sicuro di se’, informato su tutto, giudica e valuta ogni argomento e non esita a farsi forte dei propri titoli di studio e della cultura che lo caratterizza. E’ incapace di instaurare un dialogo perche’ detesta essere contraddetto, assumendo un atteggiemento arrogante e cinico.

I figli vanno amati non venerati: considerazioni per una educazione efficace

Roma 27 novembre 2014

 

a cura del dott. Marco Salerno

 

Educare è un “mestiere” particolarmente difficile perché l’amore che proviamo nei confronti dei nostri figli si scontra spesso con i necessari  limiti da imporre per consentire loro di vivere una esistenza consapevole e autonoma. Spesso i genitori piuttosto che lasciare che i figli compiano errori intervengono, spianando loro la strada. Questo comportamento li indebolisce notevolmente poiché sono gli errori commessi e la frustrazione che ne deriva a far maturare una persona, consentendole di trovare le risorse interne per adattarsi alle varie fasi di vita che si troveranno ad affrontare. Una frase di Ann Landers sintetizza efficacemente la funzione dell’educazione genitoriale: “ Non è quello che fai per i tuoi figli ma quello che avrai insegnato loro a fare che farà di loro essere umani riusciti”.

Depressione: sintomi e cause

Roma 21 ottobre 2014

 

A cura del Dott. Marco Salerno

 

La depressione è una malattia che rientra nella classe dei disturbi dell’umore e coinvolge sia l’umore sia il modo di pensare di chi ne soffre. Si distingue per la presenza di un quadro clinico articolato che si prolunga nel tempo, poiché chi ne soffre spesso ha un umore depresso per tutta la giornata, per molti giorni e non prova più interesse per attività che prima lo appassionavano. Si avverte la mancanza di speranza e un forte senso di fallimento per la propria vita, sentendosi colpevoli di ogni evento negativo.  A volte si attribuisce a chi sta vicino la causa della propria condizione, tagliando i rapporti più stretti e rinchiudendosi in uno stato di graduale isolamento. La sensazione più frequente è quella di sentirsi inutile a cui si accompagnano pensieri di morte o di suicidio di intensità variabile. I principali sintomi della depressione possono essere individuati sul piano  fisico, sociale e psicologico.