Roma 15/05/2023

A cura del dott. Marco Salerno

 

“Per ogni forza che un corpo A esercita su un altro corpo B, ne
esiste un’altra uguale, in modulo e direzione, e contraria in
verso, che B esercita su A”.
Questa la definizione del noto Terzo principio della dinamica,
detto anche dell’azione e reazione.
In fisica funziona così, ma se volessimo trasferire questo
concetto, apparentemente un po’ astratto nella sua asciutta
formulazione, nella dinamica delle realtà comportamentali
umane, funzionerebbe allo stesso modo?
In parte sì, in parte no.
Quante volte nella vita ci stupiamo (positivamente o
negativamente) della reazione, di persone terze ma talvolta
anche di noi stessi, in una determinata situazione, di fronte a
uno stimolo, a una provocazione, a una impulso?
L’essere umano è spesso imprevedibile e, a seconda dello stato
d’animo del momento, può assumere comportamenti che, pur
reattivi, non hanno la stessa intensità dell’azione che li ha
suscitati, risultando esagerati o, viceversa, fin troppo misurati e
moderati.

Ed è esattamente su questo principio di imponderabilità della
reazione agli stimoli che s’innesta la sperimentazione del
narcisista nei confronti della vittima prescelta quando, sovente e
soprattutto nelle fasi iniziali della relazione, lancia i suoi ami, le
sue provocazioni, per meglio studiare la forma e la sostanza
della replica che riceve in cambio dal partner. E più di ogni altra
cosa ne registra il segno.
Ove questo fosse positivo (ed è probabile che lo sia, data la
propensione del narcisista, all’inizio di un rapporto, a mostrarsi
come il migliore dei partner possibili, per indurre la vittima a

fidarsi, onde farla scivolare più facilmente nella trappola della
dipendenza), tenderà a frustrare successivamente le
aspettative dell’altro, rimasto in vana attesa della realizzazione
delle promesse che quella reazione avevano suscitato.
Il narcisista è spesso e volentieri un passivo aggressivo, uno
che lancia il sasso e ritira la mano, sempre pronto a negare di
nascondere intenti distruttivi dietro alle proprie azioni, quindi
inizialmente cercherà di esplorare i limiti del territorio
emozionale della propria vittima e, una volta intuiti i confini, si
muoverà abilmente per mantenerne il controllo.
E una delle armi più efficaci sarà proprio quella del dominio
delle debolezze del partner: quando, attraverso le differenti
reazioni agli impulsi dati, gli sarà ben chiaro quali siano i talloni
d’Achille della vittima, agirà di conseguenza, destando
aspettative che poi provvederà sistematicamente a frustrare,
innescando i cosiddetti cicli trainati da reazioni positive, che si
sostanziano nel fornire uno stimolo opposto a quello che ha
ingenerato la reazione positiva o nel sottrarre direttamente lo
stimolo precedente.
Altrimenti, il narcisista può anche innescare un ciclo trainato da
reazioni negative: dopo aver verificato che la risposta a un
determinato stimolo è risultata negativa, l’aguzzino persevera
nel comportarsi nella modalità che ha ingenerato la replica
ostile o comunque sfavorevole, oppure, promettendo di
cambiare e di non comportarsi più in quella determinata
maniera, poi deluderà nuovamente tale aspettativa, provocando
sostanzialmente una doppia reazione negativa o comunque
rafforzandone l’intensità.
In genere questa seconda prassi viene seguita dal narcisista in
fasi più avanzate del rapporto, quando avendo consolidato
maggiormente il dominio sul partner, non corre più il rischio che
quest’ultimo possa allontanarlo o distaccarsene come viceversa
avrebbe potuto fare in una fase iniziale della relazione, nella
quale, come si diceva prima, per il narcisista è più opportuno

tatticamente inviare segnali positivi, fare promesse, anche se
poi le frustrerà puntualmente.
È importante notare che questi cicli di reazioni sono adoperati
costantemente dai narcisisti proprio per attrarre a sé le proprie
vittime e lentamente minarne le certezze, la volontà stessa di
reagire in modo sano, infine distruggendole, a meno che…
A meno che la vittima non riesca in qualche modo a sottrarsi al
rapporto col narcisista, a uscire dalla trappola della dipendenza
prima che sia troppo tardi.
È fondamentale riprendere quel controllo di sé e della propria
esistenza che la relazione col narcisista ha sottratto al partner.
Nel momento in cui una vittima decide che è arrivato il
momento del distacco dall’aguzzino deve assolutamente
cercare di limitare per quanto possibile i contatti, e al contempo
iniziare a consultare un terapista che possa aiutarla a rafforzare
le difese della cittadella interiore che il narcisista tenterà di
riprendersi con ogni mezzo a sua disposizione, utilizzando
quegli stessi strumenti manipolatori e ingannatori che gli sono
serviti inizialmente per sedurre e conquistare il partner e poi
successivamente per mantenere il controllo sulla sua vita.
Anche materiali come video o testi sull’argomento possono
coadiuvare in maniera eccellente l’intervento terapeutico e
comunque fornire arnesi difensivi per contrastare il contrattacco
del narcisista che non si lascerà sfuggire la preda facilmente.
In questa fase di distacco è vitale non solo evitare il contatto col
partner aguzzino, ma anche con tutta quella cerchia amicale e
familiare di cui spesso si circonda per isolare il partner e
impedirgli di avere a sua volta interazioni con coloro che
potrebbero aprirgli gli occhi sulla situazione disfunzionale e
distruttiva che sta vivendo.
E dunque, invece, riprendere a frequentare gli amici di sempre,
i familiari che potrebbero essere stati abilmente allontanati dal
narcisista nello sviluppo della relazione, può rivelarsi un ottimo

sistema per sentirsi spalleggiati nella scelta del distacco dal
partner tossico, sostenuti nella ricerca di un nuovo equilibrio
esistenziale e psicologico, in un momento di grande incertezza,
nel quale ci si può sentire, come nel gioco del tiro alla fune,
strattonati da una parte e dall’altra.
In un momento di distacco emotivo si può essere molto deboli e
poco lucidi, e il narcisista lo sa bene, e per questa ragione
potrebbe tentare il tutto e per tutto, manipolando il partner in
fuga, blandendolo con nuove e apparentemente più convincenti
promesse e seduzioni.
Si tratta di una fase estremamente delicata e decisiva: poter
contare sul conforto e il supporto delle persone giuste si rivelerà
la vera ancora di salvezza, la mano che sottrae dall’orlo
dell’abisso.

Credits: www.pierandreapriolo.it

Bibliografia: Bibi Hayworth, 7 anni di buio, Amazon