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Liberarsi dalla manipolazione e dalla dipendenza affettiva: gruppo di aiuto a Roma

 

Il Dott. Marco Salerno e la Dott.ssa Ilaria Monticone conducono esclusivamente a Roma dal  1 ottobre 2014, il gruppo di aiuto per liberarsi dalla manipolazione relazionale e dalla dipendenza affettiva.

 

Le persone affette da dipendenza affettiva sono terrorizzate di perdere chi amano, poiché lo considerano l’unica persona che può donare loro amore e affetto.  I dipendenti affettivi chiedono amore a chi non lo sa dare, dedicano la loro vita a soddisfare le richieste del manipolatore e rinunciano a ogni bisogno e desiderio pur di essere amati. La relazione che si instaura tra dipendete e manipolatore affettivo è un circolo vizioso che può essere interrotto solo quando il dipendente affettivo recupera l’autostima, inizia ad ascoltare le proprie emozioni e soprattutto impara a sentirsi finalmente una persona degna di essere amata che non ha bisogno di elemosinare amore. L’esperienza della manipolazione affettiva devasta chi la vive che si sente sempre meno adeguato e capace di affrontare la vita, facendo dipendere il proprio valore dal giudizio del manipolatore. Il manipolatore affettivo può essere il partner, o un familiare, un amico, un collega di lavoro che “utilizza” il bisogno di affetto della propria vittima suscitando in lei il senso di colpa, criticandola e aggredendola costantemente quando le sue richieste non vengono soddisfatte. Questo comportamento alla lunga scardina l’autostima della vittima, la quale si sente sempre meno adatta e degna di essere amata. Le conseguenze di questa spirale distruttiva sono devastanti per il dipendente affettivo che sviluppa una serie di sintomi, sia psicologici sia fisici come aggressività, ansia, paura della solitudine, tristezza, emicranie, disturbi digestivi, mancanza di appetito, disturbi del sonno, attacchi di panico e rabbia incontrollata.

Come affrontare un manipolatore seriale

Roma 31 luglio 2014 A cura del dott. Marco SalernoIl manipolatore seriale è una persona (può essere sia un uomo che una donna) che aggredisce e critica verbalmente la propria vittima, la sua interazione relazionale è un gioco il cui esito è sempre quello di mettere l’interlocutore nella condizione di soddisfare le proprie richieste facendo leva sul senso di colpa, il vittimismo e la menzogna  (lose-lose situations). Quando si incontra un manipolatore seriale, si avverte una sensazione di confusione, non si ha chiaro quale comportamento adottare per paura di essere criticati, ci si sente come in un vortice di emozioni indefinite, svuotati della propria energia.  I narcisisti sono i manipolatori seriali più diffusi,  non sono capaci di empatizzare con le persone e di riconoscere le emozioni. Sono esclusivamente focalizzati su di sé, sui loro bisogni e desideri come un bambino di due anni che chiede attenzione continuamente. A volte assumono un comportamento particolarmente seduttivo e carismatico, strumentale a soddisfare le loro necessità.

Divorzi grigi: le separazioni over 60

Roma 21 luglio 2014 A cura del Dott. Marco Salerno I divorzi over 60  sono sempre più diffusi poiché ci si accontenta sempre meno di un matrimonio che non  soddisfa affettivamente, percepito come frustrante e difficile. I valori dell’autorealizzazione e dell’individualismo si sono affermati in modo radicale, l’indipendenza femminile, l’allungamento medio della vita e i farmaci che influiscono sull’umore e le prestazioni sessuali hanno aperto notevoli opportunità per reindirizzare la propria vita verso nuove scelte, dedicando più tempo a se stessi. Le relazioni over 60 che terminano con un divorzio spesso sono rapporti di lunga durata, compromessi da conflitti più o meno manifesti, da una iniqua gestione della relazione e da un allontanamento di una delle due parti che si è consumato lentamente nel tempo. Tornare singoli dopo decenni di matrimonio significa iniziare a pensarsi e a vivere nuovamente come individui e concedersi la possibilità di costruire una nuova esistenza. Alcune coppie si scoprono estranee dopo aver cresciuto i figli e sentono il bisogno, dopo aver tentato di salvare il matrimonio, di rifarsi una vita.

Liberarsi dall’ossessione per il cibo

Roma 14 luglio 2014

 

A cura del Dott. Marco Salerno psicologo psicoterapeuta a Roma

 

Le donne afflitte dall’ossessione per il cibo  sono persone sempre disponibili ad aiutare gli altri, vanno incontro a tutte le richieste fatte dalla loro famiglia, sul lavoro, nelle relazioni, pur di mantenere la pace e ricevere un po’ di amore a discapito  del riconoscimento e della soddisfazione dei propri bisogni piu’ intimi. Sono state bambine poco amate, trascurate o manipolate dai genitori, alle cui richieste hanno sempre aderito automaticamente, tanto da non comprendere mai cosa vogliono neanche da adulte. Instaurano relazioni con un partner bisognoso di aiuto, di cui prendersi cura, arrivano ad essere a volte anche sfruttate per la loro disponibilita’ e colmano il senso di vuoto e la frustrazione con il cibo. Non riescono a riconoscere le loro emozioni che sedano con il mangiare prima che vengano a galla, il dolore rimane sepolto e alla rabbia non viene dato il permesso di uscire per paura di ferire le persone  a loro piu’ vicine. Soddisfare le aspettative altrui crea in queste donne una fitta nebbia emotiva che avvolge ogni emozione, tanto da non essere in grado di riconoscere cosa realmente vogliono e chi sono. Arrivano sempre per prime a riconoscere le necessita’ di chi amano tanto che chi sta loro vicino non le conosce realmente. Hanno una identita’ poco definita e a volte frammentata, costituita da parti di se’ e da altre prese in prestito dalle persone di cui soddisfano i bisogni.  Riconoscono che e’ arrivato il momento di cambiare quando arriva quello che la psicologa Renate Gockel definisce “l’ultimo avvertimento”, il momento in cui raggiungono la consapevolezza che le consente di osservare la propria vita e di rendersi conto che e’ necessario invertire la rotta, assumendosene la repsonsabilita’. Gradualmente imparano ad esprimere i loro bisogni, le emozioni  e i pensieri che hanno sempre sedato con il cibo e arrivano a mettere in discussione la vita che avevano condotto fino ad ora per essere sempre piu’ oneste con se stesse.  Il percorso di consapevolezza non e’ facile e indolore poiche’ devono individuare quali sentimenti non  riescono a tollerare e che rimuovono mangiando. Questo comporta accettare i sentimenti e le emozioni sgradevoli per trovare nuove alternative di reagire senza ricorrere piu’ al cibo.

Come interpretare il comportamento non verbale

Roma 30 giugno 2014 A cura del Dott. Marco Salerno psicologo psicoterapeuta a Roma La comunicazione verbale è il canale più diffuso attraverso cui gli esseri umani comunicano tra loro e regolano le loro relazioni. Vi sono alcuni contenuti che sono veicolati non solo attraverso la parola ma  con un insieme di comportamenti espressi attraverso modalità non verbali. Le modalità della comunicazione non verbale sono lo sguardo, l’espressione del volto, la gestualità, i movimenti del corpo, la postura, il contatto corporeo, il comportamento spaziale, gli abiti e l’aspetto esteriore. Poiché le interazioni vengono stabilite e interrotte attraverso segnali non verbali, ciò che viene percepito di un discorso verbale è influenzato in modo significativo da pensieri, sentimenti e emozioni veicolati attraverso i gesti, le espressioni facciali, la postura e il contatto fisico.

Gli effetti della pornografia sul cervello, sulle relazioni e sulla sessualità di coppia

 

Roma 17 giugno 2014

 

A cura del dott. Marco Salerno psicologo psicoterapeuta a Roma

 

L’avvento di internet ha facilitato l’accesso alla pornografia on line in modo vertiginoso e anonimo, rendendola fruibile in ogni momento della giornata. Questo fatto ha influito notevolmente sulle relazioni e sul modo di vivere la propria sessualità. Simone Kuhn, neuro scienziata del Max Planck Institute e Jurgen Galinat della Charite University hanno effettuato una ricerca, osservando un campione di maschi che guardavano almeno una volta a settimana filmati pornografici. I due scienziati hanno evidenziato che chi guarda spesso filmati pornografici, presenta un volume minore del corpo striato, componente sottocorticale del telencefalo. Questo significa che la zona del nucleo striato, recettore del piacere, tende ad attivarsi meno quanto più si usufruisce della pornografia, appiattendo il livello di reazione al piacere rispetto a chi invece non ricorre massicciamente alla pornografia. Inoltre chi fruisce spesso di filmati pornografici trascorre molto più tempo sul web rispetto a chi invece non vi ricorre.

L’empatia

Roma 3 giugno 2014

 

A cura del dott. Marco Salerno

 

L’empatia è una capacità attraverso cui è possibile raggiungere una comprensione profonda dell’altro grazie all’immedesimazione emotiva per stabilire relazioni umane significative. L’empatia è una capacità prettamente umana, distinta dalla simpatia, secondo la quale una persona risponde all’emozione dell’altro con una emozione non è identica ma congruente. Secondo Goleman (1995) l’empatia e l’autocontrollo sono due competenze sociali che aiutano l’individuo a costruirsi una vita relazionale ricca ed emotivamente soddisfacente, la quale influenza positivamente anche il benessere psico-fisico della persona. L’empatia si basa sull’autoconsapevolezza delle proprie emozioni che consente  anche di  leggere i sentimenti altrui. Facilita la comprensione delle emozioni che le persone esprimono sia a parole (comunicazione verbale), sia quelle che sono espresse con il tono di voce, i gesti, l’espressione del volto (comunicazione non verbale). È  una dote appresa e fatta propria sin dalla nascita. Le prime attitudini empatiche si possono rintracciare nei neonati che sono turbati dal pianto di un altro bambino mentre i bambini intorno all’anno d’età imitano la sofferenza altrui, probabilmente per meglio comprendere ciò che l’altro sta provando.

Incontro sessuale occasionale: differenze tra uomini e donne

Roma 23 maggio 2014

 

A cura del Dott. Marco Salerno

 

Molto spesso una donna dopo aver fatto per una volta sesso con un uomo, coltiva l’aspettativa che l’incontro di una notte sia il prologo di una relazione. L’aspettativa delusa conduce spesso a sofferenza e disillussione, poiche’ viene attribuito impropriamente, al primo rapporto sessuale, il significato di apripista ad una relazione. Questo accade perche’ l’uomo e la donna vivono talvolta in modo differente un rapporto sessuale e usano parole che hanno un peso ed un significato diverso per l’uno e per l’altro. Frasi come “ ti trovo attraente, mi piace stare con te” hanno un valore molto fluido per l’uomo e per la donna, soprattutto quando entrambi non si conoscono ancora.  Paradossalmente piu’ la donna incalza l’uomo con il desiderio di una relazione, dopo alcuni contatti sessuali, piu’ questo tende a fuggire e ad allontanarsi da lei. Questo comportamento non si concretizza sempre, vi sono anche uomini interessati a coltivare una relazione profonda ed intima dopo un primo rapporto sessuale, ma nella maggioranza dei casi questo non avviene. Le donne tendono spesso a trascurare il fatto di non essere emotivamente pronte a vivere un rapporto sessuale di una notte con un uomo senza riporre in lui l’aspettativa di una relazione. Questo le porta a sentirsi spesso vulnerabili quando si rendono conto che le parole dette dall’uomo durante il rapporto sessuale non rispecchiano il desiderio di un contatto emozionalmente piu’ intimo  dopo aver avuto rapporti.

 

Perche’ non scegliere un partner narcisista

Roma 15 Maggio 2014

 

A cura del dott. Marco Salerno psicologo psicoterapeuta a Roma

 

Le persone che scelgono di avere un partner narcisista sono quelle che si trovano ad avere vicino un manipolatore emotivo e che mettono inconsapevolmente nelle sue mani i propri bisogni, il benessere e la realizzazione dei propri desideri. Chi si accompagna ad un partner narcisista di solito e’ una persona molto comprensiva, accogliente, generosa e affidabile che compiace chi ha vicino ma allo stesso tempo viene  manipolata con facilita’ poiche’ assume un atteggiamento passivo, prova un forte senso di colpa e del dovere, profonda paura della rabbia altrui. Preferisce star male e sentirsi ferita piuttosto che vedere il proprio partner arrabbiato, triste o depresso, assumendosi ogni responsabilita’. Si sente facilmente vulnerabile rispetto ad individuai molto centrati su di se e sui propri bisogni. La difficolta’ piu’ grande di chi vive una relazione con un narcista manipolatore e’ che non si rende conto che sta rinunciando a se stesso in funzione del proprio partner, e quando se ne rende conto prova rabbia ma continua ugualmente a stare nella relazione. Questo tipo di rapporti si caratterizzano per essere molto coinvolgenti emotivamente, con il passare del tempo l’apparente equilibrio della coppia, dove i ruoli di chi riceve e di chi da, rigidamente codificati, si amplificano sempre di piu’, e chi riceve vuole sempre piu’ disponibilita’ da parte di chi soddisfa i propri bisogni. Sfortunatamente tale schema relazionale di coppia si irrigidisce ad olranza e ogni tentativo di cambiarlo sara’ vano a meno che non si interrompa la relazione.

Le ragioni che impediscono di trovare un partner gradito

 

Roma 13 Maggio 2014

 

A cura del Dott. Marco Salerno

 

La ricerca di una persona con cui instaurare una relazione amorosa e’ uno dei temi che ha caratterizzato la storia dell’umanita’ sin dalle sue origini. Amare ed essere amati e’ il moto d’animo che guida l’esistenza umana e cerca di dare un senso al contatto e all’incontro con il prossimo in una ottica di scoperta e di scambio reciproco. Le fantasie e le aspettative che accompagnano una relazione sono molteplici, spaziano da quelle definite dal contesto socio culturale di appartenenza a quelle piu’ profonde e personali che originano dalla storia personale di ognuno di noi. Ma perche’ sembra essere diventato cosi’ difficile incontrare una persona con cui instaurare una relazione significativa? In realta’ molti di noi, pur affermando frequentemente di volere una relazione d’amore sono allo stesso tempo tremendamente spaventati da questa idea quando si confrontano con l’opportunita’ di viverla, per paura di essere feriti. L’amore ci rende vulnerabili perche’ quando incontriamo una persona esploriamo un territorio a noi fino ad ora sconosciuto. Il fidarsi del potenziale partner, innesca una serie di fantasie che contengono i nostri bisogni e desideri  di intimita’ piu’ profondi che ci spaventano per paura di trovarci soli dopo aver investito in una relazione. Una relazione richiama le nostre esperienze relazionali passate avute con le figure significative, come familiari, genitori, partner, fratelli e sorelle, ecc. relazioni che in qualche modo ci hanno segnato e ferito e di cui portiamo addosso ancora le cicatrici. Le modalita’ con cui abbiamo vissuto queste rapport passati condizionano la percezione che abbiamo della relazione presente come se il vecchio contaminasse il nuovo. Le passate dinamiche potrebbero impedirci di apririci ad un nuovo partner o spingerci a relazionarci a lui ripetendo gli stessi vissuti affettivi che hanno caratterizzato il nostro passato di cui vogliamo tanto liberarci ma che paradossalmente ci dona sicurezza anche nel dolore che ci provoca. Il dottore Pat Love ha sintetizzato questo punto in una celebre frase: ” quando aneli per tanto tempo all’amore rischi di associarlo al dolore di non averlo mai avuto in passato”.