Roma 10 ottobre 2023
A cura del dott. Marco Salerno
Ma è poi vero che il narcisista ama solo se stesso? O, piuttosto,
si ama sul serio? O non sarà invece che in realtà gioca solo
eternamente in difesa?
Già, perché dobbiamo sempre tenere presente che il narcisista
patologico, a sua volta, è un soggetto che ha subito (in genere
in tenera età) un trauma affettivo, e dunque è un individuo che
per tutta la vita vivrà nel terrore di essere depredato di
qualcosa, di essere ferito, vilipeso, sconfitto.
Perciò il suo atteggiamento offensivo, sempre
volto a mostrare inattaccabilità, sicurezza, impermeabile a
qualsiasi attacco, nasconde un intento intimamente e
profondamente difensivo.
L’egoismo che ispira i suoi sentimenti e le sue azioni è una
forma di chiusura.
E l’amore autentico è, al contrario, apertura.
Per amare davvero se stessi si deve provare empatia nei
confronti degli altri, riconoscere il prossimo come un proprio
simile, degno delle attenzioni, del rispetto e della comprensione
che vorremmo sempre fosse rivolta anche a noi.
Solo imparando ad essere consapevoli di questa regola
universale potremo essere capaci di amarci in modo sano.
Chi, come il narcisista, desidera continuamente sottrarre luce
alle proprie vittime, temendo di restare in ombra e non essere
considerato il migliore, in realtà ha solo paura della propria
densa ombra interiore, da cui non vuole essere risucchiato, con
la quale non osa confrontarsi, anche perché se lo facesse
finirebbe per detestarsi e si troverebbe costretto a rifondare la
propria esistenza.
Compito quanto mai arduo per chi ha passato la vita a far
credere agli altri (dunque convincendo in primis se stesso) di
essere perfetto.
Alla base dell’esistenza di un narcisista c’è la paura, un
sentimento che non può mai ispirare il vero amore. E la paura di
soffrire, di provare in qualsiasi declinazione il dolore (non fisico,
ma interiore, sentimentale), lo porta a infliggerlo alle proprie
vittime: ma ciò non significa in alcun modo che un individuo
simile “ami” se stesso.
Non che nel narcisista non alberghi la minima traccia di quello
che chiamiamo amore, che vivifica e corrobora la vita: il
problema è che lo ha imbavagliato, sotterrato, recluso nei più
oscuri penetrali del suo cuore.
Perché l’amore che ci fa riconoscere l’altro come nostro simile,
ci costringe prima di tutto al confronto, a scoprirci imperfetti,
seppure unici e, in questa unicità, degni di essere
compiutamente rispettati.
Ma per un narcisista non ammissibile anche solo l’idea, il
sospetto del minimo difetto ravvisabile in sé.
Sì, certo, forse una flebile vocina di quando in quando sussurra
al narcisista che nel momento in cui ha brutalmente demolito e
poi scartato un partner, forse ha perso un’occasione preziosa di
essere finalmente amato davvero, con tutti i conflitti e le
contraddizioni, gli ostacoli che ciò comporta, ma anche così
perdendo quell’arricchimento insostituibile che viene dal
confronto aperto e salubre con un’altra persona, quando ciò
avvenga sul piano della parità e della reciprocità.
Perciò, anche quando si osserva dall’esterno un narcisista e ci
appare euforico, potente, apparentemente invincibile, ecco, si
tratta esattamente di questo: di mera apparenza, di una
corazza, di un’armatura del cavaliere inesistente, lucidata con
cura quotidianamente affinché non si ossidi come invece da
tempo è avvenuto col suo fragile contenuto.
E allora come si fa ad amarsi davvero e in modo sano?
Così da essere anche immuni alle ingannevoli lusinghe del
narcisista di passaggio?
Anzitutto è necessario conoscersi, nel profondo. Nosce te
ipsum (traduzione latina dell’apoftegma greco gnothi sautòn
inciso sul tempio di Apollo a Delfi e attribuito ai Sette Sapienti)
dovrebbe essere il mantra che ogni essere umano farebbe
bene a ripetersi quotidianamente.
Solo una profonda introspezione ci aiuta ad avere coscienza dei
nostri limiti, ma anche delle nostre capacità e virtù, e dunque ad
orientare le nostre azioni per fare quanto meglio possibile ogni
cosa nella quale decidiamo di applicarci.
Questo a sua volta porta a dover essere sinceri con noi stessi,
a non mentirci, a guardare in faccia le nostre paure, i nostri
demoni.
Altrimenti sarà qualcun altro a prendere possesso della nostra
vita, sfruttando le nostre debolezze a proprio vantaggio.
Comprendere la nostra unicità e il nostro valore deve aiutarci a
non cedere alla tentazione di paragonare la nostra vita sempre
a quella degli altri.
Va bene cercare di migliorarsi, prendendo magari esempio da
chi ha fatto percorsi di crescita umana significativi, ma amarsi
significa anche gioire di quanto siamo in grado di fare, pur nel
nostro piccolo, per rendere la vita nostra e di chi ci circonda più
luminosa e piacevole, talvolta anche con azioni e gesti che non
devono per forza assumere una dimensione grandiosa.
Il narcisista invece confronta di continuo la sua con le vite altrui,
e cerca, quando gliene si offra l’occasione, di sminuire e
lentamente sfibrare, stritolare le sue vittime al solo fine di
esaltare se stesso.
Credits: www.pierandreapriolo.it
Bibliografia: Bibi Hayworth, 7 anni di buio, Amazon
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