Roma 16 febbraio 2019
A cura del dott. Marco Salerno
Il tema dell’infedeltà’ costituisce da sempre un terreno di confronto e di scontro per una coppia, attivando dinamiche emotive che affondano le loro radici sia in cause biologiche sia psicologiche. Secondo Attili (2000) negli uomini e nelle donne potrebbe esserci una naturale propensione all’infedeltà’ poiché le scelte del partner sono riconducibili al complesso coadattato secondo cui le donne scelgono gli uomini alti, più anziani e con uno status socio economico che possa garantire a loro e alla prole il sostegno necessario affinché possano prendersi più a lungo cura dei loro figli. Gli uomini invece tendono a scegliere partner più giovani poiché la giovane età è garanzia di salute e di un buon patrimonio genetico e di un maggiore potenziale riproduttivo. Nonostante i maschi tendano ad avere più relazioni, mantengono un rapporto monogamico nel quale investire risorse e cure al fine di assicurare protezione e sopravvivenza alla propria discendenza. Il minore investimento da parte dei maschi in una relazione affettiva stabile può essere ricondotto al concetto espresso dal detto latino mater semper certa est, pater numquam (la madre è sempre certa, il padre mai). La motivazione biologica dell’infedeltà’ maschile è riconducibile alla strategia riproduttiva per propagare il proprio patrimonio genetico secondo cui diffondere i propri geni a basso costo anche in altre relazioni differenti da quella ufficiale. Allo stesso modo nella specie umana il successo riproduttivo femminile è assicurato non solo dalla scelta di uomini che hanno una posizione economicamente stabile ma anche dall’avere legami alternativi con altri a cui far credere di essere padri dei propri figli e quindi garantirsi un nuovo compagno nel caso in cui si perda il proprio. Secondo Baker (1996) per una donna potrebbe essere utile farsi fecondare di nascosto da un maschio portatore di geni migliori di quelli del proprio partner, poiché il compagno stabile potrebbe essere stato scelto per assicurare risorse economiche piuttosto che un buon patrimonio genetico. L’autore sostiene che una percentuale compresa tra il 10% e il 30% di bambini nate da coppie stabili sia da attribuire a un tradimento da parte della donna. Trevis (1972) spiega come la gelosia maschile sia legata alla possibilità che la propria partner abbia altri legami sessuali, per cui comporterebbe il rischio di allevare i figli di altri maschi mentre la gelosia femminile è legata all’idea che il proprio partner abbia un altro legame affettivo che implicherebbe lo spostamento di risorse su un’altra donna e su i suoi figli.
Da un punto di osservazione psicoanalitico il tradimento affonda le sue radici nell’insicurezza poiché per un uomo constatare il buon funzionamento del proprio pene è di per sé una soddisfazione, per cui il tradimento maschile può essere spiegato, al di là delle tendenze biologiche, come conferma dell’insicurezza sul corretto funzionamento del proprio sesso. Inoltre i maschi tendono a confrontarsi con il padre che idealizzano come esempio di potenza sessuale rispetto alle femmine che si concentrano sulle capacità generative e sul bisogno di sicurezza e stabilità. Lingiardi e Madeddu (1994) evidenziano che se i partner non sono sereni ed appagati individualmente, tendono ad attribuire la crisi del rapporto all’altro piuttosto che a se stessi, dimostrando di non essere capaci di assumersi la responsabilità delle proprie scelte ma di sentirsi vittime. Da un punto di vista psicoanalitico il tradimento può essere considerato una compulsione generato dai seguenti fattori: