Roma 16 aprile 2023
A cura del dott. Marco Salerno
Abbracciare alberi nel bel mezzo di un bosco può anche essere
un’azione appagante, che ci riconcilia con l’essenza della
natura e ci riconnette con quanto di immediato e primigenio
alberga dentro ognuno di noi.
Ma se la sensazione di circondare con le nostre braccia un
tronco inerte ce la trasmette un essere umano che, in teoria,
dovrebbe corrispondere il nostro affetto, ecco, allora forse
siamo di fronte a un narcisista.
Gli individui affetti da questa patologia, fra le varie
caratteristiche che li contraddistinguono dalle persone sane,
annoverano in maniera alquanto spiccata quella della totale
mancanza di empatia.
Espressioni ed emozioni di un narcisista, ad un occhio attento o
allenato a riconoscerne i tratti evidenti e peculiari, resultano
spesso innaturali, forzate, veicolate dalla necessità di
assicurarsi l’attenzione o l’attrazione di potenziali vittime o
semplicemente per far credere al proprio “pubblico” di essere in
connessione con esso, quando in realtà egli è del tutto
indifferente a quanto gli altri stiano provando. È tutta una
finzione, sempre.
Frasi di circostanza, citazioni (letterarie, cinematografiche),
sono l’usuale armamentario dialettico del narcisista, che le
emozioni le ha distillate da fonti a lui esterne, come libri e film,
ma mai dalle proprie esperienze esistenziali.
Semmai, quando una determinata situazione riveste per lui (o
lei) un qualche motivo di interesse (sempre in un’ottica, si badi,
di dinamica narcisistica, ovvero di possibile approvvigionamento
narcisistico), allora le sue reazioni possono assumere un
carattere esageratamente marcato, sia nell’esaltazione che
nella depressione o delusione (soprattutto ove ciò si inneschi in
una personalità dal profilo bipolare).
Si offende per un nonnulla, non accetta assolutamente
qualsivoglia critica, sebbene sia il primo a distribuirne a destra e
a manca contro ogni bersaglio possibile.
E si avvilisce facilmente se non sente di essere circondato da
un coro di adulatori e dispensatori di apprezzamenti nei suoi
confronti.
Partendo dal travisante presupposto di appartenere ad una
specie superiore, il narcisista non può in alcun modo tollerare
che questa supposta grandezza non venga riconosciuta da
chiunque si rapporti con lui.
Il timore, che sempre accompagna la profonda insicurezza che
sta alla base di questa patologia comportamentale (ovviamente
occultata ben bene nelle oscure profondità dell’io del
narcisista), di essere predati, vittime, anziché aguzzini e
predatori, fa sì che il non sentirsi riconosciuti come membri del
club degli esseri predestinati al dominio sugli altri, possa
ingenerare un’autentica reazione di panico.
E l’insicurezza si rivela difatti spesso e volentieri quando il re è
nudo, nel vero senso del termine: molti narcisisti covert hanno
problemi nella sfera sessuale, come disfunzioni erettili ed
eiaculazione precoce.
Questo perché, evidentemente, non si può controllare proprio
tutto e in certi frangenti soprattutto, ci si svela per ciò che si è
davvero.
Naturalmente il maschio narcisista addurrà, a scusante delle
proprie eventuali défaillance fra le lenzuola, motivazioni poco
credibili, come aver esagerato col bere, stanchezza dovuta allo
stressa lavorativo etc.
Abbiamo detto che i narcisisti non provano delle emozioni come
gli individui normali, sani: o le imparano sui libri e guardando
film, oppure proprio direttamente dal loro prossimo, spesso
dalle loro stesse vittime, osservandone i comportamenti dopo
averne provocato la reazione alle loro provocazioni.
Ciò li aiuta anche a studiarle meglio per carpirne le segrete
debolezze, per poi penetrare nelle crepe della loro fragilità e
manipolarle al fine di indurne l’agognata e vitale (per i narcisisti)
co-dipendenza.
Può, di rado, accadere che alla vittima sembri che il proprio
partner narcisista stia provando le stesse sue emozioni, ma si
tratta in verità di un errore di prospettiva: ovvero è la vittima che
sta empatizzando con il proprio carnefice in una situazione che
per prima interessa al narcisista.
Il contrario non avviene mai.
Anche nei gusti letterari e cinematografici si rende evidente la
mancanza di empatia tipica di tali soggetti.
Le storie che apprezzano sono il più delle volte caratterizzate
da risvolti epici, ma scarsa indagine psicologica, e soprattutto
con protagonisti eroici, epici, nei quali per un narcisista è più
facile identificarsi.
Testi e pellicole che sacrifichino la trama unidirezionale (l’eroe
che sconfigge tutti i nemici che si frappongano al suo trionfo
finale) per affrontare viceversa le complessità esistenziali dei
protagonisti, ebbene, sono quanto di più lontano dai gusti
culturali del fruitore narcisista.
Perciò, se già nutrite dei dubbi sull’eventualità che il vostro
partner possa avere una personalità patologica, potete sempre
proporgli di andare al cinema e portarlo in un vecchio cineclub a
vedere un vecchio film francese anni Settanta, (ma non con
Jean Gabin e i marsigliesi), uno di quelli dove si chiacchiera di
continuo sui massimi sistemi, fra nuvole di fumo, seduti a un
caffè parigino.
Se si addormenta poco dopo i titoli di testa, uhm, forse forse…
Credits: www.pierandreapriolo.it
Bibliografia: Bibi Hayworth, 7 anni di buio, Amazon
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