A cura del dott. Marco Salerno psicologo psicoterapeuta
Ogni coppia durante il proprio ciclo di vita si confronta con momenti di crisi che riesce ad affrontare efficacemente se nel tempo ha sviluppato un insieme di strumenti che garantiscono un alto livello di qualità del rapporto. Alcuni autori (Snyder 1979, Beach e O’Leary 1985) identificano la qualità della relazione come il risultato della combinazione di comunicazione, accordo, percezione di supporto, gestione del conflitto, altri (Fincham e Bradbury 1987, Huston, Michale e Crouter, 1986) ritengono che sia riconducibile a una valutazione globale negativa o positiva dell’unione. Infine gli studi più recenti identificano il benessere della coppia non come due opposti che si contrappongono (felicità e infelicità coniugale) ma concepiscono la qualità di una relazione come un costrutto formato da dimensioni positive e negative indipendenti piuttosto che in relazione ad una singola dimensione bipolare, positiva e negativa (Weiss e Heyman, 1997).
Le valutazioni che i partner possono esprimere riguardo alla via di coppia sono:
- Valutazioni positive se sono coppie soddisfatte.
- Valutazioni sia poco positive sia poco negative se sono coppie indifferenti.
- Valutazioni molto positive e molto negative se sono coppie ambivalenti.
- Valutazioni negative se sono coppie insoddisfatte.
Recenti ricerche hanno preso in considerazione non solo la qualità della relazione ma anche la stabilità, intesa come impegno e il rapporto tra queste due variabili. Per cui se aumenta la qualità, migliora anche la stabilità ma non è detto che al contrario possa valere lo stesso principio poiché alcune relazioni, pur essendo stabili, sono caratterizzate da elevati livelli di conflitto e bassi livelli di soddisfazione. Un alto grado d’impegno reciproco o commitment consente di superare il conflitto e di migliorare il rapporto. Qualità e stabilità sono i fattori di base su cui s’innestano una serie di elementi che possono favorire lo sviluppo e il mantenimento delle relazioni o esporla a rischio di rottura. Tra questi, secondo Cigoli e Sabatini (2000), si annoverano:
- Fattori cognitivi e affettivi: le credenze sulla coppia, l’idealizzazione reciproca, lo stile di attaccamento, il livello d’intimità costituiscono un ruolo protettivo fondamentale a sostegno sia della stabilità sia della qualità della relazione poiché sono l’espressione del patto di coppia, della capacità di perdonare l’errore e di individuare il valore dell’altro.
- Fattori interattivi: sono la comunicazione e il conflitto, il primo costituisce il canale principale attraverso cui la relazione viene vissuta e grazie a cui si definisce il confine reciproco all’interno della coppia, il secondo circoscrive il perimetro all’interno del quale emerge la differente percezione che un partner ha dell’altro.
- Fattori etici: commitment con cui s’intende l’impegno e la dedizione al rapporto attraverso cui si promuovono comportamenti a favore della relazione che consentono di aumentarne e di mantenerne sia la qualità sia la stabilità. Tra i comportamenti di commitment si rileva quello di accomodamento che è il risultato della decisione di reagire a comportamenti distruttivi in modo costruttivo, inibendo quelli negativi e cercando di metterne in atto di positivi. L’accomodamento ha un valore positivo se è il frutto di una dedizione volontaria alla relazione, finalizzata a creare e ricreare il legame altrimenti si traduce in un evitamento.
- Fattori riguardanti le reti familiari ed amicali: il rapporto vissuto con le famiglie di origine costituisce un elemento fondamentale che condiziona la modalità di essere e di concepire la coppia.
E’ possibile identificare tre differenti percorsi o modalità con cui la coppia affronta una crisi :
- Percorso 1: evitamento della crisi. La coppia non riesce a misurarsi con la delusione, la crisi di coppia non è visibile pur essendo permeata da angosce profonde che non trovano canali di espressione e di elaborazione. La comunicazione si caratterizza per incongruità dei contenuti e per il ricorso ad una disconferma reciproca.
- Percorso 2: La coppia si misura con la delusione attraverso un conflitto manifesto e osservabile pur tuttavia è incapace di sviluppare delle risorse per superare la crisi che diventa un elemento stabile della coppia. Si contraddistingue per la presenza di accuse reciproche d’inadeguatezza e nessuno dei due partner è in grado di uscire da questa spirale critica.
- Percorso 3: La coppia si misura con la delusione ed esprime un conflitto manifesto, la crisi costituisce un passaggio evolutivo attraverso cui superare le illusioni e definire nuove modalità di relazione basate su aspettative reciproche adulte e sul riconoscimento delle caratteristiche individuali dell’altro.
L’elemento comune a tutte le coppie è la presenza della fase illusoria che caratterizza l’innamoramento e che ha il suo apice nella presa di coscienza di come è realmente l’altro con i suoi pregi e difetti. Durante questa fase, ogni membro della coppia recupera la propria identità, vive un processo d’individuazione e di separazione, cercando di mantenere allo stesso tempo un contatto emotivo e affettivo con l’altro. Per alcune coppie la fase di crisi, dovuta alla fine dell’innamoramento, si cristallizza nella delusione e non consente di passare alla fase di evoluzione e di crescita. Questa situazione determina un meccanismo chiamato “circolo della delusione”, in cui i partner si affannano per ripristinare l’illusione della fase dell’innamoramento, alimentando ulteriormente la delusione. Vi è una manifesta incapacità di accettare l’altro per quello che è, vivendo nella costante delusione per il tradimento delle aspettative irrealistiche coltivate. Durante una crisi di coppia, è indispensabile sviluppare una comunicazione basata su una reale disponibilità all’ascolto e sul desiderio di individuare un terreno comune per comprendere che non è l’altro a deludere ma che sono state proiettate su di lui/lei fantasie e aspettative eccessive (rendere completamente felici, l’eterna passione, essere il salvatore, ecc.).
Il conflitto di coppia nasce dalla violazione delle regole relazionali concordate e dal mancato confronto sui building blocks che costituiscono il fondamento della relazione. Tale condizione determina il dilemma dei sentimenti con cui ci si riferisce al conflitto emotivo tra il favorire il proprio interesse o l’interesse della relazione. Per comprendere meglio tale dinamica ci si può rifare al demand-withdrawl pattern identificato da Ardone e Chiarolanza (2007), con cui s’intende un pattern interattivo dove uno dei due partner vuole affrontare i problemi della relazione e l’altro li allontana per evitare di confrontarsi. È il fallimento dello scambio tra apertura e capacità di risposta durante il processo d’intimità da cui origina il conflitto poiché a una richiesta di un partner, l’altro risponde con il ritiro, manifestando una mancanza di comprensione e di fiducia nell’altro. L’effetto di questo comportamento sull’intimita’ è che quanto più i partner mantengono la propria posizione (chiedere e rifiutare) tanto meno ognuno dei due sente che i propri bisogni trovano una risposta soddisfacente all’interno della relazione.
Nelle relazioni sane, i comportamenti di mantenimento e di consolidamento del rapporto sono efficaci e finalizzati a raggiungere sia il benessere del partner sia il proprio, entrambi i componenti della coppia possono ricondurre tali comportamenti alla cura e alla preoccupazione reciproca. Nelle relazioni in crisi invece le attribuzioni positive diventano sempre meno frequenti per risolvere i problemi, per cui il sentimento di fiducia tende a svanire e una percezione di profonda incertezza avvolge la coppia. L’empatia e l’impegno reciproco vengono meno e la capacità dei partner di controllare e inibire gli impulsi distruttivi non è arrestata, per cui si alimenta il ciclo di accuse e di rabbia. Il conflitto di coppia secondo Lewin (1948) si contraddistingue per un’incompatibilità di obiettivi tra i partner, quelli dell’uno interferiscono con quelli dell’altro. Secondo Grimshaw (1990) invece coincide con il conflict talk che consiste nel parlare in modo aggressivo, nella contraddizione tra messaggi verbali e non verbali, nell’uso di un linguaggio non verbale violento come un tono di voce alto, espressioni facciali di disappunto, ecc. Canary, Cupach e Messman (1995) propongono quattro definizioni di conflitto di coppia:
- Il conflitto come fenomeno fluido e pervasivo: non vi è alcun riferimento a episodi o a comportamenti specifici, ma caratterizza ogni interazione della coppia indipendentemente da come sono affrontati i singoli eventi.
- Il conflitto come interazione contraddistinta da particolari disaccordi in cui sono presenti emozioni negative: il conflitto assume la forma del contrasto e del risentimento pur non presentando alcun riferimento al modo con cui viene gestito.
- Il conflitto come modo di gestione del disaccordo: il focus è sulla gestione del conflitto in sé.
- Il conflitto inteso come comportamenti di gestione dello stesso attuati in particolari episodi di disaccordo: l’attenzione è posta sulle modalità conflittuali e sulle tendenze a rispondere agli episodi conflittuali.
Molti autori concordano sul fatto che il modo con cui i partner si comportano durante una lite, determina l’esisto del rapporto. Secondo Gottman non è l’ira o la sua assenza a fare la differenza tra coppie felici e coppie infelici, un elemento decisivo è il fatto che le coppie stabili riescono durante una lite, a contenere i comportamenti eccessivamente negativi, agendo comportamenti protettivi verso la coppia. Il fattore determinante la riuscita o il fallimento di una relazione dipende dalla capacità di manifestare i propri risentimenti durante le liti a patto di compensarli con forme di gentilezza verso l’altro. Le coppie destinate a collassare sono quelle che criticano e si svalutano reciprocamente (ti ripago con la stessa moneta). Secondo Gottman già le prime battute di una discussione costituiscono un pronostico di come questa si evolverà e sull’esito della relazione poiché le coppie con maggiore stabilità evitano atteggiamenti negativi come la critica, il deridere, la svalutazione, il procrastinare il litigio pur dandosi la possibilità di esprimere il proprio disappunto.
In caso di litigio Marshall (2006) propone di rispettare le seguenti tre regole:
- Evitare di incolparsi a vicenda: la responsabilità dei fraintendimenti e dei problemi è riconducibile a entrambi i partner.
- Evitare di sminuire l’altro: entrambi i partner devono rendersi conto che sminuire l’altro induce solo una spirale negativa che porta a ulteriori conflitti.
- Il girare a vuoto: l’autore sostiene la regola dell’ottanta/venti secondo cui le questioni realmente difficili da risolvere riguardano per quasi l’80% il passato e soltanto il 20% il presente. Se una coppia si rende conto di ciò, comprende l’origine del litigio e può impedire che le stesse discussioni si presentino ripetutamente. Quando questo non avviene, probabilmente i partner stanno attuando uno schema di comportamento non mirato a risolvere il conflitto ma a mantenerlo.
Bibliografia:
Ardone R., Chiarolanza C. (2007), Relazioni affettive, Il Mulino Bologna.
Carlson J., Sperry L. (2010), Recovering intimacy in love relationship, Routledge, New York.
Canary D.J., Cupach W.R., Messman S.J. (1995), Relationship conflict: conflict in parent-child, friendship and romantic relationship, Sage, Thousand Oaks
Cigoli V. (1988), Il legame disperante, Raffaello Cortina, Milano.
Cigoli V. (1997), Intrecci familiari, Raffaello Cortina Milano.
Costa-Prades B. (2011), Come far funzionare la coppia, Vallardi, Milano.
- Giusti, E. Bianchi (2016), Evolvere rimanendo insieme, Sovera Editore.
Francescato D. (2010), Amarsi da grandi, Mondadori, Milano.
Gottman J.M., Katz L.F. (1989), Effects on marital discord on young children’s peer interaction and health in Development Psychology, Franco Angeli Milano
Rustici F. (2010), Come la mente genetica condiziona il rapporto di coppia, Edizioni Macro Cesena.
Snyder C., Ransom J.A., Hughes J.N. (2006), eEmotion regulation in couples and families, APA Washington.
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