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Il narcisista in amore: la perversione affettiva

 

 

Roma 3 maggio 2021

A cura del dott. Marco Salerno

Nelle manifestazioni del disturbo narcisistico più eclatanti e severe molti temi correlati alla vita amorosa sono compromessi; non é la stessa cosa per le forme meno gravi, in cui spesso si e’ sottolineato come vi siano dei paradossi. Il narcisismo e’ una questione spinosa nelle relazioni romantiche perché da un lato i narcisisti sono esperti nell’avvio di una relazione romantica perché appaiono desiderabili come partner. Queste relazioni sono problematiche perché tempestose e distruttive per le persone che si lasciano coinvolgere. Vi sono diversi modo di inquadrare la questione in ambito scientifico. Secondo l’Agency Model (Brunell e Campbell) le relazioni servono al narcisista per mantenere equilibri precisi, mantenere la sensazione di agire in prima persona, un’immagine del se’ ipertrofica, uno sfruttare gli altri per regolare l’autostima. La ricerca ha indagato
in quale misura e con quali articolazioni i soggetti narcisisti si muovono in queste direzioni. C’è, per esempio, ampio ricorso ad ostentare il proprio status esibendo beni materiali, a essere performanti in situazioni transitorie, ad usare qualsiasi mezzo per venirsi a trovare al centro dell’attenzione nell’immediatezza mostrando di essere dominanti., anche in competizioni pubbliche di diverso tipo. Possono essere anche affascinanti spendendo molto per i primi appuntamenti (Jones, Olderback 2014). Spesso c’e’ anche il bisogno di confermare le proprie aspettative cercando relazioni con persone che attestino la propria forza, partner che per bellezza, appartenenza, ricchezza, diano un immediato riscontro, un partner trofeo (Campbell 1999). C’e’ una costante ricerca di situazioni che diano rinforzo: nel breve periodo tale spinta può procurare un certo successo ma sul periodo medio-lungo quasi fisiologicamente emergeranno i limiti (Miller, Campbell, Pilkonis 2007). Tuttavia, quando i partner soddisfano le necessità narcisistiche (in termini di statu per esempio) le relazioni possono essere anchedurature (Seidman 2016).

Un certo grado di narcisismo (Hermann, Brunnell,Foster 2018) o di una delle sue componenti favorisce gli incontri e quindi, fino ad
un certo punto, aumenta quasi statisticamente le possibilità di vita affettiva. In generale e’ difficile connotare come fallimento in toto per i narcisisti la difficoltà di avere relazioni di lungo periodo, poiché essi non sembrano proprio desiderarle data la loro natura altamente individualistica. Potrebbe essere che da un lato perdano in intimità e progettualità ma dall’altro “guadagnino” su altri fronti. Vi sono ragioni per credere che i narcisisti traggano qualche beneficio dalle loro relazioni anche se si tratta per lo più di incontri brevi ed orientati alla sessualità (Hermann, Brunel, Foster 2018). In altri termini possiamo affermare che il tema non e’ solo, come nella tradizione, il fallimento relazionale nel lungo periodo quanto piuttosto il successo relazionale a breve termine e nelle situazioni che prevedono rinforzo e la tendenza alla caduta nel lungo periodo. La spinta a
piacere, lo charme, la confidenza a volte esagerata ma inizialmente non per forza esagerata, la disinvoltura sociale dei narcisisti fa di loro degli ottimi seduttori. E’utile ricordare come questa incapacità relazionale sia relativa a legami profondi mentre, anche se con relativa reciprocità, il narcisista e’ in grado di costruire relazioni di maggiore misura rispetto al borderline o all’evitante/schizoide. Questi aspetti sono importanti perché offrono potenziali occasioni di cambiamento che per altri funzionamenti sono meno frequenti. Sul versante della vita sessuale, le conseguenze della attitudini narcisistiche comportano una disposizione a comportamenti poco restrittivi con incontri più frequenti, partner più numerosi, ricerca più intensa di appuntamenti brevi e finalizzati alla sessualità, preferita rispetto a intimità di altro tipo (Foster, Shira, Campbell 2006). Comprensibilmente visto l’orientamento descritto, i narcisisti appaiono anche infedeli sessualmente, uno studio che ha usato il questionario per rilevare il disturbo narcisisticodi personalità, ha mostrato come chi ha ottenuto punteggi alti correlassero con la propensioni con appuntamenti al di fuori della
coppia.

Per le donne ciò si traduce in comportamenti quali baciare, flirtare, avere incontri saltuari, avere brevi relazioni estemporanee, avere relazioni
estemporanee brevi ma non più strutturate. In generale sembrerebbe che il tradimento, per i narcisisti e le narcisiste sia più un modo per procurare nuovi rinforzi che una reale volontà di cambiare la situazione. Interessante notare che nella coppia eterosessuale, é comunque il narcisismo femminile a predire problemi coniugali rispetto a quello maschile: inoltre é emerso che il narcisismo delle donne suscita più rabbia nei partner maschi che viceversa. Rispetto all’infedeltà é da riportare anche come i narcisisti siano spesso molto gelosi e vittime di infedeltà forse per via del clima relazionale che tendono ad imporre. Rispetto alle relazioni di lunga durata la ricerca sottolinea come siano terreno difficile quando e’ coinvolto un narcisista. I motivi sono vari, fra questi oltre quelli già ricordati, riportiamo la predisposizione a comunicazioni ostili e rabbiose come
anche la tendenza a rispondere in modo sproporzionato anche a lievi critiche, ad insultare e ad alzare la voce nelle discussioni, ad indurre gelosia nei partner per mantenere potere e controllo, a rivolgersi a partner diversi dopo eventi relazionali spiacevoli.

Molte ricerche degli ultimi anni hanno dimostrato che la bassa empatia, la tendenza ad usare gli altri, l’essere autocentrati fanno dei narcisisti grandiosi dei pessimi partner stabili ma e’ la componente relativa all’assertività’ a favorire gli incontri. Nel caso di incontro fra due narcisisti la bassa attenzione al partner condivisa parrebbe avere una paradossale funzione protettiva sul legame anche se si tratta di un legame ad alto tasso di aggressività reciproca forse per la particolare e condivisa attitudine a percepire attacchi al proprio Sé. Viceversa la presenza di propensione alla ricerca continua di nuove emozioni non sembra particolarmente frequente nei partner dei narcisisti. Se molte delle ricerche riportate fin ora riguardano prevalentemente il narcisista grandioso anche il narcisista vulnerabile pare poco propenso alle relazioni durature ma non tanto per la necessità di nuovi rinforzi quanto per la delusione provata e prefigurata.

Le personalità narcisistiche sia maschili sia femminili nel ciclo di vita come descritte nel manuale diagnostico psicoanalitico PDM-2 (Lingiardi McWilliams 2017) si collocano lungo un continuum di gravità che va da un livello nevrotico fino ad uno psicotico. All’estremo nevrotico troviamo individui narcisisti che possono essere socialmente adeguati, avere fascino e successo e pur non essendo capaci di intimità, essere ragionevolmente adattati alle proprie vite familiari, al lavoro e agli interessi che coltivano. All’estremo più patologico troviamo individui che presentano problemi di identità poco definita che spesso celano dietro un modo grandioso di presentarsi, mancano di un sentimento profondo e radicato di moralità e possono comportarsi in modo distruttivo per se e per gli altri Narcisismo maligno Kernberg 1984).Le caratteristiche chiave della personalità narcisistica sono:

  • Il tentativo di stabilire e mantenere un sentimento coeso di sé; le loro
    preoccupazioni sono i temi dell’autonomia, del controllo, dell’autostima e
    dell’identità’.
  • L’esperienza soggettiva caratteristica dei narcisisti e’ un sentimento di
    vuoto interiore e mancanza di significato che richiede ricorrenti infusioni di
    conferme esterne circa il proprio valore e la propria importanza.
  • Chi ottiene conferme del proprio valore mediante ricchezza e successo
    prova euforia e tende a comportarsi in modo grandioso ed arrogante, esige
    un comportamento privilegiato e tratta gli altri con disprezzo, soprattutto le
    persone che reputa inferiori.
  • Chi non ottiene dal contesto sufficienti conferme del proprio valore si sente
    depresso, prova vergogna ed invidia chi riesce ad ottenere ciò che lui non
    ha.
  • I narcisisti non traggono un vero piacere dal lavoro ma fantasticano di avere
    successi sconfinati, gloria e potere.
  • L’attaccamento e’ di tipo insicuro.
  • Difendono l’autostima ferita mediante una combinazione di idealizzazione e
    svalutazione degli altri.

I comportamenti nella famiglia narcisistica

Roma 31 maggio 2020

A cura del dott. Marco Salerno

 

Le motivazioni familiari che determinano la nascita di una personalità narcisistica non sempre sono chiare. Persi dentro sé stessi ed incessantemente preoccupati per i loro bisogni, i genitori narcisisti sono effettivamente sordi ai bisogni dei figli. Il figlio non può concentrarsi sullo sviluppo della propria personalità ma diviene uno schermo vuoto su cui i genitori (uno o entrambi) proiettano le loro disfunzioni psicologiche. Quando i genitori narcisisti guardano il figlio, vedono solo aspetti di sé stessi.  Quando il figlio cresce è meno soggetto alle proiezioni dei genitori. Se non si adegua alle aspettative genitoriali, viene continuamente svalutato e si fa carico del senso di colpa dei genitori mentre un figlio che si adegua alle aspettative dei genitori, viene continuamente idealizzato perché si faccia carico dei loro bisogni. Quando il figlio che viene rifiutato, si ribella al proprio ruolo, i genitori narcisisti ritengono questo comportamento come un ulteriore prova dell’intransigenza del figlio e lo colpevolizzano per questo. Quando il figlio  adattato sperimenta un successo, i genitori vedono tutto questo come un effetto del loro valore. Fino a quando entrambe le tipologie di figlio aderiscono ai loro ruoli, c’e’ un equilibrio precario ma quando il bambino “rifiutato” riesce ad emanciparsi o il bambino preferito fallisce, tutto questo non e’ preso in considerazione per mantenere quell’equilibrio. Se i figli si allontanano molto dai loro ruoli predefiniti i genitori narcisisti riassegnano i ruoli. Qualunque sia il ruolo che ricoprono, i figli sono delle nullità che rimangono ignorati fino a quando i loro genitori narcisisti non attribuiscono loro un nuovo ruolo. Il fatto di essere ignorati e’ alla base del loro trauma che non può essere sottovalutato.

 

I bambini soggetti ad abuso narcisistico soffrono di profondi problemi che riguardano la loro identità che hanno conseguenze devastanti nel lungo periodo. Questi bambini diventano ipervigilanti ad eventuali attacchi emotivi, psicologici, fisici o sessuali e la risposta del loro sistema limbico è costantemente attivata come per uno stato di allerta continua.

 

Il disturbo post traumatico da stress complesso in bambini soggetti ad abuso narcisistico.

 

In opposizione al disturbo post traumatico da stress (DPTS) che deriva da un unico incidente traumatico, il disturbo post traumatico da stress complesso (DPTSC), concetto sviluppato dalla psichiatra Judith Herman, è la conseguenza di un trauma ripetuto e prolungato che comprende un ampio spettro di possibili sintomi. I figli  di genitori narcisisti sviluppano sintomi di DPTSC che possono persistere e peggiorare nell’età’ adulta senza cure appropriate. Questi sintomi possono variare ed includere le seguenti manifestazioni:

ipervigilanza, sentimenti di impotenza, difficoltà di regolazione emotiva, insonnia, incubi, flashbacks, ansia e attacchi di panico, dissociazione, vuoti di memoria, svogliatezza e procrastinazione, fobie, difficoltà nel fidarsi, depressione, dipendenza, rabbia, auto difesa, sentimenti di disperazione, ricerca continua di un salvatore, di figure materne o paterne, asocialità e isolamento, rischi di comportamenti autodistruttivi, visione limitata del futuro, perfezionismo, auto-sabotaggio, critica interiore eccessiva, dialogo interno svalutante, respirazione spezzata, senso di colpa generalizzato, rapporto con l’autorità’ o di sfida o compiacente, auto-negazione compulsiva, sistema immunitario compromesso.

Una delle più debilitanti problematiche e’ il disturbo cronico del sonno che può includere la difficoltà ad addormentarsi, accentuata sensibilità al rumore durante il sonno, frequenti risvegli, terrori notturni ed incubi ricorrenti.  Questi sintomi riflettono lo stress a cui il sistema nervoso e’ sottoposto, destinati a peggiorare con il tempo come conseguenza di cicli frequenti di privazione del sonno, difese immunitarie basse e salute generale compromessa.  La psicologa Regina Collins ha descritto la famiglia narcisistica come quella dove “ognuno ruota intorno al narcisista in uno stato di continua allerta con elevati livelli di stress e pagando un pesante prezzo fisico”.

Tipologie di abuso narcisistico: coercizione, punizione e sadismo

 

 

Roma 19 maggio 2020

A cura del dott. Marco Salerno

 

L’abuso narcisistico

Il genere umano ha un diffuso senso di lealtà ma quando questo manca ci si può sentire frustrati e portati a reagire. Molte persone fanno riferimento ad un codice morale per regolare i propri comportamenti verso gli altri. Di solito le azioni sono ispirate alla regola d’oro, secondo cui si dovrebbe fare agli altri ciò che si vorrebbe venisse fatto a se stessi. Controllare i propri impulsi, riconoscere i punti di vista altrui, rispettare i sentimenti degli altri, sono segni di maturità e di intelligenza emotiva. Senza queste capacità, viene meno l’empatia per cui diminuisce la capacità di accettare l’altro e di amare se stessi e gli altri. Le persone con DPN, sono emotivamente bloccate ad un livello di sviluppo infantile. Private di adeguato nutrimento affettivo, i bambini che elaborano adattamenti narcisistici sono incapaci di sviluppare un senso stabile di auto definizione e di autostima,  ciò che diventerà una menomazione per tutta la vita. Mentre continuano a svilupparsi in altre aree, rimangono emotivamente non sviluppati e insicuri per quanto riguarda il loro spazio nel mondo. Mancando di una sicura identità, guardano agli altri per definire se stessi e fortificare la loro instabile autostima, usando le persone intorno a loro senza preoccuparsi dei loro bisogni o del danno inflitto nel tentativo di soddisfare le proprie necessità. I narcisisti certamente non sono l’unico tipo di persone che mancano di empatia ma la loro mancanza di empatia coincide anche con un senso assoluto di superiorità, con il ritenersi in modo esagerato in diritto di fare qualunque cosa con una bassa o nulla autoconsapevolezza e un  costante bisogno di attenzione e di essere ammirati. Tutto questo li rende altamente tossici poiché sono arroganti, svalutanti e manipolatori. Vogliono che chiunque sia d’accordo con loro e che si approvi e si sostenga la loro realtà distorta come se fosse un fatto incontestabile. Desiderano maltrattare gli altri rimanendo impuniti e che vengano approvati mentre lo fanno, essi aspettano di:

  • Di ricevere senza dare nulla in cambio
  • Di essere ascoltati senza ascoltare
  • Che vengano rispettati i loro confini ignorando quelli altrui
  • Di essere sempre accontentati senza obiezioni
  • Che la loro visione della realtà sia accettata
  • Di essere sostenuti nella loro pretesa di essere superiori agli altri
  • Che i loro attacchi d’ira vengano accettati senza contraddirli mai
  • Che gli altri provvedano alle loro necessità ignorando le proprie
  • Di essere al servizio dei loro privilegi ignorando i propri
  • Che siano gli altri ad assumersi la responsabilità’ dei loro comportamenti e scelte

Come liberarsi da un narcisista: 13 stili relazionali per riconoscerlo definitivamente

 

 

Chi incontra un narcisista sul proprio cammino si chiede se non soffre della propria condizione, se si rende conto di fare del male ai propri familiari, amici o partner. La risposta e’: NO! Il narcisista ha bisogno di piacere, di ricevere conferme, di essere desiderato e non considera le conseguenze delle sue azioni su chi gli sta vicino.

Il narcisista si rende conto di esserlo? Si rende conto del proprio comportamento?

Il narcisista non si rende conto di provocare dolore e danni dove passa perche’ la sua capacità di amare e’ poco matura e compromessa. Il problema principale per  un narcisista patologico e’ la capacità di amare e di mantenere del tempo una relazione di amore. Lo scenario che più frequentemente si presenta e’ quello di una intensa e coinvolgente infatuazione e di una rapida rottura quando il partner gli fa notare gli inevitabili problemi a cui segue poi uno strascico di critiche e delusioni, accompagnate da rabbia, silenzi e svalutazioni. Questo avviene perché il narcisista e’più’ attratto dalla “luna di miele” ma non dal matrimonio, dal desiderio di piacere, di sedurre, di vedere l’altro che lo vuole con tutto se stesso. Gli interessano le conferme e l’adorazione di un partner che si presta ad una facile idealizzazione e che lo mette al centro del proprio mondo.   Il narcisista si sottopone ad un continuo sforzo per entrare in relazione con l’altro ma si scontra con ripetuti fallimenti poiché non e’ in grado di considerare una persona come un individuo con bisogni a sé stanti ma solo come un mezzo per ricevere conferme del proprio valore, un collante della sua fragile personalità che manipola più o meno consapevolmente chi lo circonda per ricercare disperatamente approvazione.

Come si riconosce un narcisista?

Ogrodniczuk e Kealey (2013) sostengono che “gli individui narcisisti non sono necessariamente identificati dal modo in cui si sentono ma da come fanno sentire gli altri”. Il narcisista pur ricercando approvazione e conferma dall’altro, paradossalmente lo allontana, vanificando la speranza di ottenere la risposta (conferma) di cui ha bisogno.  Il narcisista mostra uno spiccato senso di vanità e di futilità emotiva perché non e’ in grado di controllare il proprio comportamento e di conseguenza le risposte di chi lo circonda, di cui invece ha disperatamente bisogno per stabilizzare la fragile considerazione di sé.  Tutte le configurazioni caratteriologiche narcisistiche hanno in comune la difficoltà di autoregolazione delle emozioni e una esigua autostima che determina significative fluttuazioni tra lo stato vulnerabile e lo stato grandioso della loro personalità.

Non essere considerati: le persone ad empatia zero

 

 

Chi di noi non si e’ sentito una volta trattato come un oggetto e si e’ posto domande come “Questa persona si e’ resa conto di cosa mi ha detto?”, oppure, “Cosa gli ho fatto io per meritare questo atteggiamento?”. Dietro a tali domande vi e’ la terribile sensazione di non sentirsi “visti” e considerati in alcun modo, di essere trasparenti qualunque cosa si dica o si faccia, insomma di non esistere per l’altro.  Il processo che e’ alla base di questa sensazione e’ quello di essere trasformati da persone in oggetti a causa di  un meccanismo definito “erosione empatica” che e’ presente in coloro che sono portatori di vendetta, di rabbia incontenibile, di odio, di un vero e proprio desiderio di fare del male all’altro o nella migliore delle ipotesi di considerare una persona solo un mezzo per soddisfare i propri bisogni.  Gli individui che rientrano in questa categoria possono essere  definite come persone con “empatia spenta o zero”, sintonizzate esclusivamente sulla “modalità io” che li spinge a rapportarsi ad altri come se fossero cose e non essere viventi con un’anima e sentimenti.

Ma cos’e’ l’empatia?

Secondo lo psichiatra Simon Baron Cohen una persona si può definire empatica  quando smette di focalizzare la propria attenzione in modo univoco (single minded) per adottare invece un tipo di attenzione doppia che comprende anche l’altro  (double minded). Focalizzare l’attenzione in modo univoco significa prestare attenzione solo alla propria mente, idee, bisogni e percezioni: mentre avere un’attenzione doppia significa tenere presente allo stesso tempo anche l’altro. L’empatia e’ la capacità di identificare ciò che qualcun  altro sta pensando o provando e di rispondere a questi pensieri e sentimenti con un’emozione corrispondente e appropriata.

Baron Cohen ha individuato sette livelli di empatia da 0 a 6.

  1. Livello 0: una persona non ha alcuna empatia, non prova alcun rimorso e non si rende conto delle conseguenze delle sue azioni verso gli altri; può arrivare ad essere a volte violenta e persino a commettere crimini.
  2. Livello 1: può ferire gli altri ma e’ in grado di riflettere e di provare rammarico per cosa ha fatto anche se non riesce a fermarsi e porvi rimedio.
  3. Livello 2: possiede un barlume di empatia che le consente di immaginare come si sentirebbe l’altro per una sua azione.
  4. Livello 3: consapevole di avere difficoltà con l’empatia, può mascherarla o compensarla.
  5. Livello 4: un livello di empatia medio basso, spesso attenuata, non influenza il comportamento quotidiano; la persona si sente a suo agio quando le conversazioni non riguardano le emozioni.
  6. Livello 5: ha una empatia leggermente al di sopra della media, e’ spesso più concentrata su gli altri che su se stessa.
  7. Livello 6: ha notevole empatia, e’ continuamente focalizzata sui sentimenti altrui e vuole essere sempre di conforto.

Soffermiamoci ora sulla persona con il grado zero di empatia

Dal conflitto irrisolto alla crisi di coppia: fattori che determinano la fine di una relazione

Roma 23 gennaio 2019

 

A cura del dott. Marco Salerno psicologo psicoterapeuta

 

Ogni coppia durante il proprio ciclo di vita si confronta con momenti di crisi che riesce ad affrontare efficacemente se nel tempo ha sviluppato un insieme di strumenti che garantiscono un alto livello di qualità del rapporto. Alcuni autori (Snyder 1979, Beach e O’Leary 1985) identificano la qualità della relazione come il risultato della combinazione di comunicazione, accordo, percezione di supporto, gestione del conflitto, altri (Fincham e Bradbury 1987, Huston, Michale e Crouter, 1986)  ritengono che sia riconducibile a una valutazione globale negativa o positiva dell’unione. Infine gli studi più recenti identificano il benessere della coppia non come due opposti che si contrappongono (felicità e infelicità coniugale) ma concepiscono la qualità di una relazione come un costrutto formato da dimensioni positive e negative indipendenti piuttosto che in relazione ad una singola dimensione bipolare, positiva e negativa (Weiss e Heyman, 1997).

Le valutazioni che i partner possono esprimere riguardo alla via di coppia sono:

  • Valutazioni positive se sono coppie soddisfatte.
  • Valutazioni sia poco positive sia poco negative se sono coppie indifferenti.
  • Valutazioni molto positive e molto negative se sono coppie ambivalenti.
  • Valutazioni negative se sono coppie insoddisfatte.

Recenti ricerche hanno preso in considerazione non solo la qualità della relazione ma anche la stabilità, intesa come impegno e il rapporto tra queste due variabili. Per cui se aumenta la qualità, migliora anche la stabilità ma non è detto che al contrario possa valere lo stesso principio poiché alcune relazioni, pur essendo stabili, sono caratterizzate da elevati livelli di conflitto e bassi livelli di soddisfazione. Un alto grado d’impegno reciproco o commitment consente di superare il conflitto e di migliorare il rapporto. Qualità e stabilità sono i fattori di base su cui s’innestano una serie di elementi che possono favorire lo sviluppo e il mantenimento delle relazioni o esporla a rischio di rottura. Tra questi, secondo Cigoli e Sabatini (2000), si annoverano:

  • Fattori cognitivi e affettivi: le credenze sulla coppia, l’idealizzazione reciproca, lo stile di attaccamento, il livello d’intimità costituiscono un ruolo protettivo fondamentale a sostegno sia della stabilità sia della qualità della relazione poiché sono l’espressione del patto di coppia, della capacità di perdonare l’errore e di individuare il valore dell’altro.
  • Fattori interattivi: sono la comunicazione e il conflitto, il primo costituisce il canale principale attraverso cui la relazione viene vissuta e grazie a cui si definisce il confine reciproco all’interno della coppia, il secondo circoscrive il perimetro all’interno del quale emerge la differente percezione che un partner ha dell’altro.
  • Fattori etici: commitment con cui s’intende l’impegno e la dedizione al rapporto attraverso cui si promuovono comportamenti a favore della relazione che consentono di aumentarne e di mantenerne sia la qualità sia la stabilità. Tra i comportamenti di commitment si rileva quello di accomodamento che è il risultato della decisione di reagire a comportamenti distruttivi in modo costruttivo, inibendo quelli negativi e cercando di metterne in atto di positivi. L’accomodamento ha un valore positivo se è il frutto di una dedizione volontaria alla relazione, finalizzata a creare e ricreare il legame altrimenti si traduce in un evitamento.
  • Fattori riguardanti le reti familiari ed amicali: il rapporto vissuto con le famiglie di origine costituisce un elemento fondamentale che condiziona la modalità di essere e di concepire la coppia.