Roma 18 luglio 2023

A cura del dott. Marco Salerno

Più volte ci siamo interrogati su chi sia la vittima del narcisista,
e soprattutto se sia possibile tracciarne un profilo, diciamo così,
universale, univoco, o se viceversa esistano varie tipologie di
prede degli individui affetti da questo disturbo della personalità.
Se da una parte il comportamento del soggetto predatore, che
sia più o meno estroverso (overt) e dunque anche più scoperto,
o al contrario più insidiosamente nascosto (covert), si può in
qualche modo riassumere in alcune costanti nella pur variegata
casistica delle relazioni tossiche, caratterizzate da marcata
manipolazione da parte di un partner ai danni dell’altro,
attraverso le fasi della seduzione, del ricatto psicologico, della
svalutazione e infine dello scarto, dall’altra la platea delle vittime
non è sempre così univoca come si potrebbe a tutta prima
credere.

Il manipolatore, fondamentalmente un soggetto privo della pur
minima empatia nei confronti del suo prossimo, agisce col solo
scopo di soddisfare le proprie necessità, guadagnandosi
l’approvvigionamento narcisistico di cui ha bisogno come l’aria,
e lo fa pianificando scrupolosamente ogni sua mossa,
studiando con attenzione la preda da conquistare per poterla
poi sfruttare ad uso e consumo delle sue necessità perverse.
Al contrario la vittima non ha uno scopo, semplicemente e
tristemente subisce l’abuso narcisistico, ma in questa
chiamiamola passività in realtà possono giocare molti elementi,
che a loro volta rendono estremamente differenti le tipologie di
prede del narcisista.
Si tende a considerare in genere la tipica vittima dell’abuso
narcisista una persona dalle evidenti carenze affettive, alla
ricerca di qualcuno che finalmente soddisfi il suo umanissimo

bisogno d’amore,  raggirabile da chi viceversa sia un abile
seduttore.
Eppure tanti casi di relazioni basate sulla manipolazione
narcisistica ci raccontano che spesso la vittima può essere
anche chi dovrebbe conoscere bene, almeno in teoria, queste
dinamiche, per averle studiate o affrontate professionalmente
coi propri pazienti, come accade quando a cadere nella
trappola del soggetto tossico è uno psicologo (o psicologa).
Altre volte sono invece persone tutto sommato realizzate, nella
vita e nella carriera, dotate di un buon livello di autostima, che
non dovrebbero, secondo certi canoni stereotipati, lasciarsi
incantare da seduttore o dalla seduttrice di turno.
Eppure può succedere, anche perché, come ben sappiamo
ormai, i narcisisti sanno essere degli attori (o attrici) consumati,
in grado di indossare maschere talmente ben aderenti al loro
vero volto da rendersi difficilmente distinguibili dalle fattezze
reali.
Soddisfando inizialmente le aspettative del partner, di cui hanno
saputo individuare con certosina attenzione i bisogni (che tutti,
anche i più realizzati e centrati fra noi, hanno), sanno come
insinuarsi anche nella minima crepa del cuore e della mente
dell’altro e, una volta comodamente e saldamente insediatisi,
inizieranno la loro azione nefasta.

Certamente, nel vasto caleidoscopio delle vittime, si potranno
anche trovare quelle che, dopo un iniziale incantamento,
sapranno riconoscere immediatamente le prime, embrionali
tattiche manipolatorie e, prima che sia troppo tardi, si
libereranno del partner potenzialmente tossico, senza subire i
danni, a volte pressoché permanenti, che una relazione con
simili soggetti può provocare, senza che sia possibile ristabilire
un equilibrio sentimentale e affettivo, quale la vittima aveva
prima dell’incontro nocivo col narcisista.
Questi chiaramente non sarà mai disposto a riconoscere di
essere stato smascherato per tempo: semmai attribuirà a un

proprio scarso impegno messo in campo nella fase di
seduzione la mancata definitiva conquista della preda.
Altre volte, la vittima adocchiata dal narcisista cederà magari
anche a qualche lusinga preliminare, chissà per semplice
attrazione fisica ma, avendo buon intuito, si guarderà bene dal
concedere troppo e, prese le dovute caute contromisure, o
anche semplicemente delle informazioni sul soggetto (ad
esempio da mici e conoscenti comuni), lo scaricherà ben prima
che questi possa anche solo provare ad accennare delle
semplici strategie abusanti.
Sparire senza dare troppe spiegazioni dovrebbe essere il
migliore e il più efficace dei sistemi per non dare al narcisista la
minima possibilità di nuocere.
Peraltro, in genere, questi individui, se allontanati in una fase
per così dire preliminare, tendono a non inseguire la vittima
fortunatamente sfuggita alla trappola, a differenza di quanto
invece non farebbero se lasciati (talvolta per disperazione) dal
partner esasperato dai loro comportamenti, magari dopo anni di
abusi, in un lampo di istinto di sopravvivenza, appena prima
della demolizione definitiva.
In tal caso il narcisista cova generalmente desideri di vendetta
(come Picasso, quando all’unica donna che lo abbandonò,
Françoise Gilot, con cui aveva vissuto dieci anni e che gli aveva
dato anche due figli, disse minaccioso: “Nessuna lascia un
uomo come me!”, per poi doversi arrendere di fronte
all’evidenza e alla forza e al senso di indipendenza di quella
ancora giovane e volitiva artista, che sarebbe arrivata a vivere
oltre un secolo…)
E si può servire anche di altre possibili vittime per ingenerare un
sentimento di gelosia nel (o nella) partner che lo ha
abbandonato, o magari per dimostrare al mondo di non essere
quel narcisista che la ex lo ha pubblicamente accusato di
essere.
Allora, con la vittima “oggetto” della rivalsa si comporterà nel
migliore dei modi possibili, onde confutare la tesi accusatoria.

Ma poi si stancherà e lascerà a sua volta la malcapitata, senza
averle arrecato danno.
Dunque in tal caso forse non si potrebbe nemmeno parlare di
vittima, poiché tale preda, pur messa da parte, non ha dovuto
subire tutte le pratiche abusanti che avevano portato infine la
precedente a distaccarsene per salvarsi la vita.
Infine possiamo prendere in considerazioni il caso in cui ad
essere attratto dal narcisista sia un soggetto a sua volta
caratterizzato da tratti più o meno marcatamente patologici (in
senso narcisistico).
Qualora un predatore individui in un altro la proiezione del
proprio lato idealizzato, paradossalmente la relazione potrebbe
addirittura funzionare e durare nel tempo, senza eccessivi
spargimenti di cuore.
Oppure il caso di quelle vittime che non si percepiscono come
tali, o che semplicemente tollerano e non trovano abusanti i
comportamenti del partner narcisista, accettandolo
serenamente per quello e per come è.
In tal modo il soggetto patologico potrebbe anche riuscire in uno
dei suoi scopi precipui, che è quello di apparire del tutto
normale agli occhi degli altri, quindi se trova un partner che non
lo faccia sembrare un individuo pericoloso, che sia in qualche
maniera resiliente a fronte dei suoi comportamenti che per tanti
altri sarebbero logoranti e distruttivi, è possibile che si adatti a
questa acquiescenza tutto sommato comoda.
Ma non è detto che duri a lungo, perché lo stesso narcisista alla
lunga si chiederà cosa ci sia di anomalo nel partner su cui tutte
le sue tattiche manipolatorie paiono rimbalzare come fossero
dirette a un muro di gomma.
E allora inizierà implacabile la fase della svalutazione.