Roma 19/02/2024

A cura del dott. Marco Salerno

Se l’amore autentico è fatto di rispetto, condivisione, fiducia,
libertà, allora i rapporti incentrati sui giochi di potere sono
sicuramente tossici, insalubri, destinati a un doloroso fallimento.
Quando in una coppia si inizia a litigare, a scontrarsi nel
tentativo di stabilire chi comanda, si è già imboccato il sentiero
del possibile non ritorno.
Una relazione non è una pedana per schermidori, dovrebbe
essere un terreno di confronto per migliorarsi a vicenda, per
l’accrescimento reciproco, non un ambito in cui cercare di
prevalere facendo soccombere l’altro.
Altrimenti a risentirne sarà tutto il rapporto, a cominciare anche
dalla delicata ed essenziale sfera intima: la prevaricazione in
camera da letto, o il dispetto per vendicarsi del partner ed
ottenere col ricatto sessuale ciò che non si è riusciti ad avere
fuori dalle lenzuola, sono tutti sintomi pericolosi di un’insana e
scorretta gestione della relazione, di un tentativo di
sopraffazione, che è quanto di più lontano da ciò che un
rapporto di coppia dovrebbe essere.
Il potere, anche in ambito politico, come ben sappiamo, il più
delle volte, a cominciare dalle strategie di comunicazione per
attirare più elettori possibile, rappresenta una delle forme più
evidenti di manipolazione.
E sappiamo che, nelle relazioni sentimentali, i soggetti
patologici ricercano il consenso del partner, attraverso tattiche e
strategie seduttive, per poterlo poi manipolare a loro piacimento
e trarne ripetuti vantaggi in termini di approvvigionamento
narcisistico.

Il potere, quando lo si ottiene come risultato di un consenso
democratico, s’intende, dovrebbe condurre chi lo detiene a

sentirsi in dovere di mettersi a totale servizio della comunità, per
arrecare benefici alla collettività, e non per perseguire il proprio
egoistico interesse personale (badando al “particulare”, come
avrebbe detto il Guicciardini).
Dunque in amore, in un rapporto biunivoco, dovrebbe prevalere
il desiderio di una reciprocità disinteressata, il volersi dare l’un
l’altro senza calcolo o promessa di alcun tornaconto, perché il
piacere e la soddisfazione personale dovrebbero nascere
proprio dalla consapevolezza di aver reso felice la persona che
si ama.

Ma, esattamente come nel più ampio spettro della politica, è più
facile sottomettere o ingannare un popolo poco avvezzo al
costante utilizzo dello spirito critico, che aiuta a smascherare le
facili promesse e gli abili raggiri, così in amore il narcisista ha la
strada per così dire spianata con quelle potenziali vittime che si
lasciano intrappolare a causa di una scarsa lucidità affettiva,
sovente perché portatrici di profonde ferite e lacerazioni, magari
risalenti addirittura all’infanzia, che le hanno rese affamate
d’amore e dunque pronte a farsi abbindolare da chi sappia
agilmente insinuarsi in quelle fessure del cuore.
Spesso, per timore di svelare le proprie debolezze, o peggio, di
volerle affrontare e superare, ci si lascia prevaricare da chi è lì
in agguato, pronto ad approfittarne.
Si dovrebbe fuggire alle prime avvisaglie di pericolo, quando ad
esempio un partner dimostrasse di avere come unico desiderio
quello di riempire i propri vuoti interiori, attraverso lo
sfruttamento dell’altro soggetto della coppia, visto
esclusivamente come una sorta di bancomat affettivo, cui
attingere senza sosta e soprattutto senza mai ricambiarne la
dedizione.
Un amore sano non può e non deve mai svilupparsi attorno ad
un nucleo di dipendenza affettiva, di sole continue richieste di
attenzione, che impediscono a chi generosamente (ma spesso

incautamente) le soddisfa di far valere poi anche le proprie
necessità all’interno della vita di coppia.
Annullarsi per un altro non porta mai a niente di buono.
Non è altruismo, è martirio.
Altrettanto insensato e fonte certa di sofferenza è ovviamente
soccombere anche alle vessazioni di quei partner cosiddetti
passivo-aggressivi, ovvero coloro che sanno abilmente
condurre sempre a sé e ai propri bisogni le dinamiche di coppia,
attraverso una sottile strategia manipolatoria, un combinato
disposto di vittimismo e capacità di far insorgere nell’altro
laceranti sensi di colpa.
Il tutto il più delle volte condito da improvvisi silenzi ostili, che si
prolungano a snervare la vittima, finché questa non sarà
disposta a cedere su tutta la linea.
Silenzio che è chiaramente l’esatto contrario di quello che
dovrebbe rappresentare una efficace e disintossicante dinamica
comunicativa in una coppia felice, ovvero il confronto aperto e
sincero.

Poi c’è anche chi si trova ad affrontare dei veri e propri partner
proteiformi, in grado di assumere le più diverse personalità ed
atteggiamenti, anche con cambi inattesi e repentini, che
impediscono di adottare una qualsivoglia strategia di risposta e
difesa, non concedendo per così dire dei punti di riferimento
caratteriali e comportamentali, e che finiscono per sfibrare
anche il più resiliente dei partner.
I narcisisti perversi possono assumere chiaramente anche
atteggiamenti palesemente aggressivo-prevaricatori,
trasformandosi in autentici padri padroni, che annullano ogni
tentativo di reazione del partner-vittima.
Con tali soggetti non esistono vie di mezzo: o si è con loro o
conto di loro. L’altro non esiste, né può avanzare la benché
minima richiesta. Perciò, o ci si annulla o si fugge per non
soccombere.

Il caso più classico di partner tossico è quello cui si accennava
prima, ovvero il manipolatore subdolo, abile ad alternare
bastone e carota, in grado di riconquistare la fiducia della
vittima (che magari era riuscita a sottrarsi al deteriorante
andirivieni emotivo cui era sottoposta), con suadenti e
ingannevoli promesse di cambiamento e momentanee parentesi
di seducente amorevolezza e abnegazione. Ma sono solo
specchietti per le allodole, poiché il narcisista, giova ripeterlo, è
un individuo del tutto privo di empatia: in lui (o lei) tutto è frutto
del puro calcolo, di un disegno volto ad ottenere il controllo
totale sull’altro.
Non è mai disinteressato quando si mostra affettuoso o
apparentemente attento alle necessità del proprio partner: lo fa
solo per irretirlo meglio e avvelenargli la vita una volta che ha la
certezza di averlo in suo potere.

 

Credits: www.pierandreapriolo.it