Roma 26 febbraio 2024

A cura del dott. Marco Salerno psicologo psicoterapeuta

 

Davanti a un ricco e appetitoso Mont Blanc, nel suo film Bianca,
Nanni Moretti si raccomandava di affondarvi la posata con
accortezza, essendo un dolce dalla consistenza delicata, non
come la torta Sacher… E di fronte alla sorpresa del padrone di
casa che non aveva mai sentito nominare l’iconico dessert
viennese, non nascondeva il suo avvilito stupore e pronunciava
la ormai celeberrima battuta: “Vabbè, continuiamo così,
facciamoci del male!”
Come a dire, ma sì, seguitiamo a privarci dei veri piaceri della
vita, già di suo non sempre serena e piacevole.
Eppure, alla base di tanta infelicità, soprattutto nelle relazioni
amorose e relazionali in genere, c’è la (talvolta insopprimibile)
tendenza di tante persone a farsi del male da sole (o meglio,
sovente con la complicità di partner sbagliati).
E sono poi in tanti a chiedersi cosa li spinga a scegliersi sempre
compagni o compagne che, pur nelle loro diversità individuali,
corrispondono a un modello umano errato, che porta
con sé solo sofferenza e distruzione emotiva.
In realtà, paradossalmente, questi partner sbagliati
dovrebbero/potrebbero aiutare chi li sceglie a comprendere, e
quindi eventualmente affrontare e infine risolvere, quelle ferite
intime, magari risalenti all’infanzia (o addirittura alla fase fetale),
che poi nell’età adulta (e nei rapporti che dovrebbero essere più
maturi) innescano inevitabilmente dinamiche tossiche e
malsane.

Riuscire a trovare la forza e il coraggio di indagare a fondo se
stessi per trovare la radice e le ragioni scatenanti del disagio
che si prova nella vita quotidiana in determinate situazioni e
segnatamente nei rapporti di coppia, guardare insomma in

faccia l’abisso che spesso ci si porta dentro, può portare a
risalire dal fondo del pozzo alla superficie.
Spesso si tende a replicare situazioni che ci hanno ferito
nell’infanzia: l’abbandono, il tradimento, che possono aver
segnato la vita familiare, il rapporto fra i genitori, rappresentano
una crepa che ha incrinato l’equilibrio affettivo in una fase in cui
non si hanno ancora gli strumenti emotivi per discernere,
analizzare gli accadimenti e dunque poi risulta quasi inevitabile
ricercare, inconsapevolmente, le medesime dinamiche in
partner ingannevoli, o che comunque si fanno strumento della
ripetizione continua di certi modelli relazionali.
Per uscire da questo circolo vizioso si deve raggiungere una
consapevolezza profonda dell’origine del bisogno che induce a
farsi del male.
Perché se è vero che la parte razionale ci può spingere a
respingere in un determinato momento il partner tossico, quella
irrazionale, l’inconscio, tira la corda dalla parte opposta e
spesso ci inchioda alla nostra infelicità, dentro al rapporto
malato.

Bisogna anzitutto imparare ad amarsi, capire che prima si arriva
ad un’autonomia affettiva, stando bene con se stessi, anziché
cercare solo nell’altro o nell’altra una ragione di vita, facendo
dunque pace con (o comunque superando) gli ostacoli e le
ombre che abitano e ingombrano i penetrali della nostra mente,
e prima si sarà pronti a vivere una relazione sana, perché
questo porterà come prima conseguenza quella di evitare come
la peste partner che invece vorrebbero solo riportarci a quello
stadio di sudditanza fisica e psicologica in cui è più facile
manipolarci e soddisfare la loro inappagabile fame narcisista.
Il bisogno (appunto la fame) d’amore, quando insaziabile,
quando porta un individuo a non riuscire a vivere serenamente
senza che ci sia qualcuno accanto a soddisfarne le esigenze

affettive, o senza il quale ci si sente del tutto persi e vuoti, è un
segnale evidente e pericoloso del fatto che le eventuali ferite
subite in quell’età e fase della vita in cui si dipende del tutto e
per tutto dai genitori non si sono rimarginate.
È così che scatta quella dipendenza affettiva che porta con sé
tutta una catena di sofferenze e infelicità nelle relazioni in cui si
manifestano insopprimibili esigenze di controllo nei confronti del
partner, proiezioni dei propri bisogni sull’altro che deve
necessariamente soddisfarli, pena lo scatenamento di reazioni
talvolta anche rabbiose che generano una catena di conflitti che
di certo non aiutano a rasserenare la vita di coppia, o ancora e
peggio, una forma di annullamento di se stessi che vira verso
un appiattimento totale sulle esigenze del partner, nella
speranza di non perderlo, soprattutto quando questi si dimostri
altalenante nel dare attenzioni, finendo per accettare questa
intermittenza affettiva pur di assicurarsi, seppur appunto di tanto
in tanto, una fonte di approvvigionamento amoroso.
Il timore di essere abbandonati, giudicati, feriti ancora, come
magari lo si è stati durante l’infanzia, porta a subire nuovi ricatti
affettivi da adulti, finché non ci si rende razionalmente conto del
meccanismo perverso di cui si è caduti vittime e non si decide di
affrontare i fantasmi del passato, imparando, come si diceva
prima, a volersi bene, a non volersi più fare del male, e quindi a
pretendere il rispetto che si capisce finalmente di meritare
anche dagli altri.
Esiste infatti anche una forma di masochismo esistenziale, che
risiede in un autentico piacere nel procurarsi del dolore, non
tanto fisico quanto psicologico, per poi potersi sentire e
presentarsi al mondo sempre come vittime, piangendosi
addosso, senza però trovare la spinta dentro di sé per trarsi
fuori da questo loop invincibile di afflizione.
Talvolta al masochismo si accompagna anche una sorta di
sadismo esistenziale, ovvero un desiderio altrettanto
incoercibile di vendetta, di procurare del dolore a chi ci ha fatto

soffrire, innescando così una dinamica terribile in cui il piacere
si prova sia nel ricevere che nell’infliggere sofferenze
psicologiche da e al partner.
Fino anche a maturare veri e propri progetti di odio vendicativo.
Certo non esattamente la condizione per un rapporto sano e
felice!
Tanto più che seguitare a occupare il tempo e la testa con
propositi di odio alimentati dal rancore non porta altro che altra
sofferenza, ma solo a chi intende portarli a compimento.
Liberarsi dei meccanismi disfunzionali sviluppati talvolta sin
dall’infanzia, nonché della conseguente fame d’amore tossico,
sono i passi necessari per aprire la mente e il cuore e
finalmente essere pronti a vivere relazioni appaganti.

 

credit: www.pierandreapriolo.com