Roma 9 marzo 2020
A cura del dott. Marco Salerno
Quando incontrate qualcuno che entra nella vostra vita e la devasta senza esitazione, probabilmente avete di fronte non solo un narcisista ma un soggetto (può essere sia uomo sia donna) che presenta una personalità di cui il narcisismo e’ solo un aspetto e si inscrive in un quadro più complesso definito da Delroy Paulhus e Kevin Williams, “Triade oscura”. La triade oscura si caratterizza per essere composta dal narcisismo, dal machiavellismo e dalla psicopatia, dove per machiavellismo si intende la tendenza ad usare la conoscenza degli altri al fine di manipolarli per un proprio tornaconto e arrecando loro un danno fisico o psicologico. La psicopatia invece coincide con la propensione ad aggredire e far del male ad altri senza provare alcun rimorso ne tantomeno vergogna per le conseguenze delle proprie azioni e per la sofferenza provocata. Di solito questi individui sono persone che mentono con estrema facilità, presentano un disturbo antisociale della personalità e un equilibrio emotivo instabile. Sembrano di avere la capacità di comprendere le emozioni altrui ma sono completamente impermeabili a ciò che gli altri provano perché comprendono solo in modo logico e astratto le emozioni. Chi rientra nella triade oscura e’ una persona che ha un basso livello di empatia e di ansia, ricerca alti livelli di eccitazione uniti ad una marcata tendenza a sopravvalutarsi. L’indifferenza alla sofferenza, il senso di superiorità e la manipolazione della mente altrui. completano il quadro. Questo tipo di persona non ha sviluppato alcune aree cerebrali grazie a cui si attivano quei circuiti che consentono di entrare in risonanza con la sofferenza altrui. Gli studi di Paulhus e Williams hanno dimostrato che gli appartenenti alla triade oscura abbiano fantasie sessuali peculiari, la psicopatia infatti e’ associata ad una marcata pulsione sessuale e a particolari fantasie erotiche di tipo promiscuo, impersonale, sono amanti del feticismo, del sesso tra sconosciuti e del sadomasochismo. Il narcisismo invece e’ associato a fantasie sessuali incentrate sul bisogno di essere ammirato, a volte sono individui freddi, inclini a perseguire la performance, altre volte invece sono individui dalla sessualità coinvolgente per se’ e per la coppia. Il problema con una persona narcisista non e’ tanto il sesso quanto l’affettività’ e la vita emotiva al di fuori della camera da letto dove mostra crepe significative nell’entrare in una relazione reciproca ed empatica.
Perché continuo a sperare che cambi e mi consideri?
Questa e’ la domanda che chi sta in relazione con un narcisista o con chi appartiene alla triade oscura dovrebbe porsi. I narcisisti presentano una compromessa capacità di stabilire e mantenere relazioni intime, all’insegna dell’affetto, del sostegno reciproco e della fedeltà. Per i narcisisti “darsi” in un rapporto affettivo e’ molto difficile anzi spesso impossibile perché secondo loro lo stabilire una relazione affettiva comporterà chiedere aiuto quando si sentiranno vulnerabili o quando avranno il bisogno di un supporto. Quando il narcisista mostra il suo lato fragile, ha paura che l’altro o lo trascuri e si approfitti di lui e delle sue debolezze o se si comporta in modo autonomo, l’altro si mostra debole e lo ricatta con i sensi di colpa. Se invece chiede conferme ed ammirazione, l’altro o lo fa sentire unico o lo rimprovera di non avere fatto abbastanza, per cui il narcisista sente di non valere nulla. In ogni caso da ognuna di queste situazioni ne esce sconfitto, per cui il/la partner di un narcisista ai suoi occhi e’ una persona inaffidabile, sprezzante, critica da cui e’ meglio tenersi lontani adottando un comportamento di distacco, ed indifferenza o in alternativa coltivare una o più relazioni extra. In ogni caso il raggiungimento dell’intimità’ affettiva e’ un obiettivo che il narcisista difficilmente riesce a conseguire, poiché sente il/la partner come un peso, un essere problematico che non lo comprende abbastanza e lo costringe a vivere in un modo insopportabile, per cui l’unica via di uscita e’ la fuga o il tradimento. A completamento del quadro si aggiunge un tratto distintivo che e’ la difficoltà nel descrivere i propri stati emotivi e le emozioni all’interno di una relazione. Parla spesso di passione, amore ma non riesce ad distinguere a comunicare le gradazioni emotive degli stati d’animo propri ed altrui ad eccezione della rabbia che avverte in modo chiaro e travolgente.
Perche’ un narcisista non e’ in grado di vivere una vera intimità emotiva in coppia?
Arnold Modell e’ uno psicoanalista che ha studiato approfonditamente il disturbo narcisistico di personalita’ e ha definito “bozzolo” lo spazio psichico in cui un narcisista si chiude quando sta in una relazione e che costituisce una difesa dall’intimita’ che un rapporto comporta. La conseguenza di questo e’ che chi sta vicino al narcisista si sente non considerato come se fosse trasparente. Il narcisista ha appreso questo schema di comportamento dalla tenera età per proteggersi dall’influenza e dall’ingerenza intrusiva delle figure che avrebbero dovuto prendersi cura di lui. La distanza siderale e’ l’unico modo che conosce per proteggersi dalla paura di essere invaso e ricattato dall’altro, tale distanza si può declinare in vari modi all’interno della relazione. Alcuni partner narcisisti sono sempre annoiati, altri ipercritici, altri ancora depressi, il denominatore comune e’ l’attenzione verso la via di uscita dalla relazione perché stare e dedicarsi ad una persona in modo esclusivo e’ troppo rischioso e genera un profondo senso di angoscia e vulnerabilità.
Come si svolge la terapia con un narcisista?
I narcisisti che richiedono l’aiuto di uno psicoterapeuta e che portano avanti una psicoterapia, sono una percentuale molto bassa, arrivata al punto di aver bisogno di un aiuto. Gli accorgimenti che devono essere tenuti presenti da un terapeuta quando incontra un narcisista sono pochi ed essenziali, tra cui quello di mettere da parte le proprie reazioni, cercare di rendere realistica l’autostima del narcisista e sollecitare il paziente a comprendere gli altri. Questi tre accorgimenti sono la base di partenza su cui impostare un percorso terapeutico finalizzato a spingerli a raccontare storie e non a descrivere se stessi attraverso elaborazioni teoriche, aiutarli a comprendere gli schemi che pilotano i loro comportamenti in modo inconsapevole, metterli in grado di vivere una vita in contatto con le proprie inclinazioni e bisogni e riconoscere il diritto di vivere la propria esistenza. Quando un terapeuta entra in contatto con un narcisista la prima reazione che sperimenta (controtransfert) e’ la percezione della distanza relazionale ed emotiva. Rileva la difficoltà di parlare ed esprimere un concetto fino alla fine senza essere interrotto o criticato, spesso deve tenere per sé il proprio punto di vista ed esprimerlo in punta di piedi, interrompendo il discorso appena ha la percezione che il narcisista si sente frustrato e non ascoltato. Un terapeuta riconosce facilmente un narcisista quando questo inizia la seduta criticandolo, quando respinge qualcosa che non accetta. Per affrontare tutto questo, il terapeuta deve avere una solida autostima per evitare di sentirsi svalutato e di perdere potere rispetto al paziente, il quale potrebbe non fidarsi più di lui, compromettendo la relazione terapeutica. Un altro rischio che un terapeuta non esperto corre e’ quello di essere travolto dall’adulazione del narcisista che dura fino a quando non si sente contraddetto o interrotto, da quel momento in poi inizia la sua attività di svalutazione. Per cui anche quando un paziente narcisista lusinga può essere piacevole, e’ importante come terapeuti essere consapevoli che e’ solo una finzione. Un errore grossolano che alcuni terapeuti fanno e’ quello di cercare di ridimensionare l’autostima grandiosa di un narcisista che per lui e’ un meccanismo di compensazione che lo protegge da una profonda fragilità e dalla sensazione che la sua vita non abbia alcun valore. Il narcisista ha una autostima fluttuante che oscilla tra momenti di assoluta grandiosità e momenti in cui si sente totalmente inadeguato. La relazione in terapia con un narcisista e’ spesso noiosa, ci si trova davanti una persona che parla solo di sé, dei difetti altrui, di quanto lui/lei sia unico, di quanto questo mondo non sia adatto alla sua persona troppo evoluta, si e’ spettatori di un monologo senza fine, caratterizzato da teorie, elucubrazioni ed intellettualizzazioni. Per comprendere il funzionamento di un narcisista ci si deve armare di molta pazienza, ascolto e curiosità, porgli domande semplici, chiedendogli di fare un esempio circoscritto all’episodio che sta narrando. Solo in questo modo il terapeuta può entrare nel suo mondo e aiutarlo a cambiare gradualmente il suo punto di vista.
Quale e’ la tragedia esistenziale che un narcisista vive?
Molte persone e colleghi descrivono i narcisisti come essere che perseguono solo il loro piacere e i loro bisogni, incapaci di comprendere le necessità altrui, individui che deliberatamente feriscono l’altro. Niente di più falso! I narcisisti vivono esistenze vuote e generano dolore atroce in chi sta loro vicino ma non traggono piacere da questo poiché sono i primi a non sentire il diritto a esistere, a provare un desiderio e a soddisfarlo, manca in loro il diritto di vivere. L’obiettivo della terapia con un narcisista e’ aiutarlo a trovare la propria natura, le proprie inclinazioni e passioni dato che la sua vita e’ improntata esclusivamente alla ricerca della competizione. Anche quando vince la gara, l’effetto della vittoria e’ breve e temporaneo poiché non gode del piacere di quello che fa ma solo dell’ebbrezza della competizione. Inoltre i narcisisti hanno il terrore di essere travolti dalle emozioni proprie ed altrui che sentono come una minaccia all’autonomia e al diritto di esistere. Se e solo quando un narcisista con l’aiuto del terapeuta e qualora non abbia interrotto prima la terapia, ha riconquistato il contatto con le proprie inclinazioni, ha definito un senso del sé, ha scoperto il piacere di agire, di godere del viaggio della vita e non solo della competizioni, solo allora si può considerare l’idea di aprire la sua mente all’idea che esiste anche l’altro. I narcisisti devono essere aiutati a scoprire che sovrappongono i fantasmi del loro passato sulle persone che hanno loro vicino nel presente e solo dopo che sono diventati consapevoli di chi in realtà si annida dietro quelle persone, sono in grado di considerare realmentel’altro, liberi da quegli schemi che li condizionavano nel comprendere le relazioni interpersonali. Viene loro rimandato di non crogiolarsi nella rabbia e nel risentimento ed aiutati a contattare la paura dell’abbandono e il vissuto di fragilità. Anche dopo una terapia ben riuscita, il narcisista porta con se una propensione all’indipendenza e alla ricerca di uno spazio in cui non sentirsi controllato. In casi più gravi, costituiti non da narcisisti puri ma da persone con marcati tratti antisociali e psicopatici, non si riesce a far comprendere loro le ragioni della vittima per cui l’unico obiettivo che si può raggiungere e’ che la violenza e l’aggressione non sono modi accettabili di stare in relazione. Si deve condurre il narcisista a focalizzarsi sulla rabbia che prova, aiutarlo ad osservarsi e a rilevare cosa accade nella sua mente poco prima dell’esplosione violenta per poi arrivare a connettersi con il dolore sottostante. Solo il contatto e l’elaborazione del dolore lo aiuterà a riconoscere che non sono le persone che ha davanti che gli provocano dolore ma che le sue emozioni affondano le radici in vissuti antichi che si sono cristallizzati in modi disfunzionali di relazionarsi con il mondi circostante.
Bibliografia:
Di Maggio G., L’illusione del Narcisista, Baldino Castoldi 2018
Kohut H., Potere Coraggio e Narcisismo, Astrolabio
Modell A.H., Psicoanalisi in un Nuovo Contesto, Raffaello Cortina Editore 1992
Paulhus DL, Williams KM, The dark triad of personalità: Narcissism, Machiavellianism and Psychopathy, Journal of research in personality, 2002, Elsevier.
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