Roma 4 agoato 2018

 

A cura del dott. Marco Salerno psicologo psicoterapeuta a Roma

 

Il manipolatore affettivo può essere un partner, o un familiare, un amico, un collega di lavoro che “utilizza” il bisogno di affetto della propria vittima, suscitando in lei il senso di colpa, criticandola e aggredendola costantemente quando le sue richieste non vengono soddisfatte. Questo comportamento alla lunga scardina l’autostima della vittima, la quale si sente sempre meno adatta e degna di essere amata. Le conseguenze di questa spirale distruttiva sono devastanti per il dipendente affettivo che sviluppa una serie di sintomi, sia psicologici sia fisici come aggressività, ansia, paura della solitudine, tristezza, emicranie, disturbi digestivi, mancanza di appetito, disturbi del sonno, attacchi di panico e rabbia incontrollata. Il manipolatore affettivo è una personalità patologica che si nutre della vitalità e delle emozione delle sue vittime. Le svuota gradualmente di ogni energia fino a farle sentire sbagliate e oppresse dopo aver perpetrato azioni continue di disprezzo, di critica, di ricatti alternandoli a momenti caratterizzati da un forte desiderio di relazione, ricercati solo quando gli sono utili. Tende a passare per vittima e ad attribuire sempre la causa dei suoi errori ad altri, senza mai assumersene la responsabilità. Nelle discussioni non accetta il rifiuto e vuole avere l’ultima parola a costo di cambiare repentinamente opinione e di mentire per deformare la realtà a suo uso e consumo. Chi diventa preda di un vampiro affettivo non riconosce il pericolo ed è bisognoso di ricevere l’approvazione altrui  per le proprie scelte. Di solito le vittime preferite sono le persone che non hanno molta fiducia in sé e si adeguano sempre alle richieste esterne non rispettando i propri bisogni ma aspettando che qualcuno li riconosca. Non dimentichiamoci mai che volere bene presuppone volersi bene, vivendo per se stessi e non essere unicamente attenti al benessere altrui, altrimenti si diventa facilmente l’oggetto del bisogno di un manipolatore.  La manipolazione psicologica ha come obiettivo quella di modificare il comportamento di altri attraverso modalita’ e tattiche ingannevoli, subdole e violente per pilotare le intenzioni di una persona contro la propria volonta’. E’ importante non confondere la manipolazione affettiva e psicologica con l’influenza sociale intesa come una modalita’ di relazione che rispetta i diritti  delle persone che hanno la facolta’ di scegliere se accettare o respingere il suggerimento dato. George K. Simon afferma che e’ possibile riconoscere i comportamenti di un manipolatore quando questi nascondono atteggiamenti ed intenzioni aggressive, quando il manipolatore conosce le vulnerabilita’ della propria vittima e adotta tattiche comportamentali che fanno leva su quest’ultime non avendo alcuno scrupolo nel provocare dolore . Secondo Harriet B. Braiker (2004) i manipolatori durante la fase di avvicinamento e di primo approccio tendono ad elogiare le vittime, adottano un comportamento seduttivo che le fa sentire uniche, chiedono  scusa e si dipingono come persone molto sensibili bisognose di aiuto, fanno  regali e appaiono o molto sicure di se’. La vittima in ogni caso e’ attratta dal manipolatore che ancora non ha riconosciuto come tale e tende o a sentirsi rassicurata o a prendersene cura. A questa prima fase segue un comportamento di graduale critica unita ad un riconoscimento delle doti della vittima la quale inizia a scivolare in una condizione di confusione  e di disorientamento poiche’ non ha piu’ chiaro quali sono le ragioni che spingono il proprio aguzzino prima a criticarla e poi a ricercarla. La conseguenza e’ di trovarsi in una condizione di paura crescente e di vivere uno stato di allerta per paura di sbagliare sempre qualcosa, dovuta all’alternarsi di comportamenti di rinforzo e di svalutazione da parte del manipolatore. Durante questo processo il manipolatore tende a rivelare sempre piu’ le proprie tecniche tra cui quella della punizione che compare ogni qual volta la vittima si sara’ comportata in un modo a lui non gradito. Per cui adotta’ la tecnica del ricatto emotivo, del silenzio, alterna momenti in cui grida ad altri in cui tormenta la vittima, tiene il broncio e piange salvo poi iniziare a criticare e svalutare senza  pieta’ nuovamente. I comportamenti intimidatori, vessatori, domimanti e vittimistici del manipolatore inducono la vittima ad aver paura di affrontare ogni tipo di confronto per timore delle reazioni, degli attacchi di rabbia, di contraddirlo e di farlo soffrire.

 

Le tecniche manipolative piu’ diffuse sono le seguenti:

  • Menzogna: i manipolatori tendono a mentire molto frequentemente e a distorcere la realta’,sono subdoli e appaiono credibili quando parlano per cui e’ difficile scoprire ad un primo impatto se stanno dicendo una bugia oppure la verita’.

 

Omissione: e’ una modalita’ di manipolazione molto sottile che consiste nel non dire e trattenere parte della verita’, modificando in questo modo tutto il significato della frase.

 

Negazione: il manipolatore non ammeette mai di avere fatto qualcosa di sbagliato, nega sempre ogni evidenza.

 

Razionalizzazione: dietro l’uso improprio della logica, il manipolatore giustifica le sue posizioni argomentandole in modo razionale, ricorrendo ad una interpretazione personale della realta’.

 

Minimizzazione: il manipolatore tende a ridurre il peso delle conseguenze delle proprie azioni, affermando che esse non sono cosi’ dannose come si vuole credere.

 

Attenzione selettiva: il manipolatore focalizza la propria attenzione solo sui temi che sono di suo interesse, manifestando apertamente di non essere interessato ad altro.

 

Deviazione: il manipolatore evita di rispondere a domande quando non vuole esporsi, dirottando la conversazione su altro.

 

Evasione: il manipolatore fornisce risposte evasive, irrilevanti e non pertinenti agli argomenti affrontati.

 

Intimidazione implicita: il manipolatore spinge la vittima verso la difensiva adottando velate minacce.

 

Senso di colpa: Il manipolatore fa appello alla coscienza della vittima suggerendole che non si sta prendendo abbastanza cura di lui e che e’ troppo egoista e concentrate su se stessa. Tale tattica spinge la vittima a mettersi in dubbio, a sentirsi ansiosa ed incolpa.

 

Mettere alla berlina e prendere in giro: il manipolatore usa il sarcasmo verso la vittima generando in lei paura e senso di colpa, fino a che non si sente mai all’altezza delle situazioni. Queste tattiche si manifestano sotto forma di comportamenti come sguardi critici, tono di voce alterato, critiche ripetute e retoriche, sarcasmo. L’effetto di tale tattica sulla vittima e’ che si sente sempre piu’ inadeguata ad affrontare ogni situazione.

 

Denigrazione: e’ una delle tattiche piu’ pericolose poiche’ il manipolatore denigra la vittima quando questa finalmente inizia a difendersi, la accusa di essere a sua volta un manipolatore e cerca di passare per quello che subisce la sua aggressione. La conseguenza e’ che la vittima tende a ritirarsi, sentendosi in colpa e arrivando a volte anche a chiedergli scusa.

 

Sentirsi vittima: il manipolatore si sente vittima delle circostanze o del volere di qualcun altro al fine di evocare pieta’e compassione da parte della vittima che di solito e’ una persona che tende a prendersi cura in modo eccessivo di chi chiede aiuto e soffre.

 

Simulare l’essere disponibile: il manipolatore appare come una persona dedita ad una causa di valore, spacciandosi per essere afidabile e disponibile ad aiutare chi ne ha veramente bisogno.

 

Seduzione: il manipolatore usa il fascino, le lodi, adula o sostiene apertamente le persone al fine di far abbassare le loro difese, guadagnando la loro fiducia per poi abusarne.

 

Colpevolizzazione: il manipolatore attribusice la colpa delle proprie azioni ad altro, proiettando le proprie idee ed intenzioni sulla vittima a cui attribuisce le sue volonta’. La vittima sente di aver fatto qualcosa di sbagliato, di aver spinto il manipolatore a dire qualcosa che in realta’ non pensava ogni qual volta tenta di liberarsi dal manipolatore il quale tendera’ ad incolparla per tenerla legata a se’.  Il manipolatore tende ad alterare la realta’ affinche la vittima possa credere che quella visione della realta’ che il manipolatore propone sia accettata e ritenuta vera.  Il manipolatore arriva ad affermare che la vittima si merita di essere svalutata ed accusata poiche’  e’ descritta come pazza ogni qual volta riconosce i comportamenti manipolativi.

 

Simulare di essere innocente: il manipolatore afferma con profonda credibilita’ che ogni sua azione dannosa non e’ intenzionale, sentendosi addirittura indignato e sorpreso delle accuse a lui rivolte. Tale azione e’ finalizzata a far sentire la vittima colpevole di aver valutato negativamente il manipolatore e di non aver compreso le sue buone intenzioni.

 

Simulare confusione: il manipolatore fa finta di nulla, fingendo di non sapere di cosa la vittima sta parlando. Questo atteggiamento getta la vittima in uno stato di confusione arrivando a dubitare del proprio punto di vista e dell’attendibilita’ delle proprie valutazioni.

 

Rabbia esibita: il manipolatore esibisce la rabbia per spaventare la vittima e spingerla a sottomettersi. In realta’ il manipolatore non e’ arrabbiato ma “recita” il ruolo di essere arrabbiato quando gli vienen negato cio’ che reputa appartenergli.

 

Rabbia repressa: e’ una tattica di manipolazione usata per evitare il confronto e di dire la verita’ o per nascondere le proprie intenzioni. Tali tattiche spingono la vittima a focalizzarsi sulla relazione violenta piuttosto che sul tema di manipolazione ogni qual volta la vittima si rifiuta di aderire alle richieste del manipolatore.

 

Effetto inclusione: il manipolatore cerca di irretire la vittima e spingerla a sottomettersi affermando che molte persone hanno fatto qualcosa come quello che lui richiede, sono frequenti frasi come “molte persone come te hanno fatto…” oppure ognuno fa questo”.

 

Braiker e Simon sostengono che i  manipolatori psicologici fanno leva sulle fragilita’ delle loro vittime, cercando di sfruttarle a loro vantaggio, si prendono del tempo per capire ed approfondire i punti deboli delle loro prede.  Tra questi e’ possibile annoverare:

 

  1. La tendenza a compiacere l’altro
  2. La dipendenza di ricercare l’approvazione e l’accettazione dell’altro
  3. Paura di esprimere le emozioni negative tra cui la rabbia, la frustrazione e la disapprovazione
  4. Mancanza di assertività e una fragile capacità di dire “no”
  5. Identità personale poco definita e dipendente dalle conferme altrui
  6. Scarsa fiducia nelle proprie capacità
  7. Attribuzione all’esterno della ragione delle proprie scelte
  8. Ingenuità: le vittime non accettano l’idea che alcune persone siano subdole, infide e spietati
  9. Le vittime danno spesso una seconda possibilità ai manipolatori, immaginando che possano cambiare
  10. Mettere in dubbio le proprie posizioni e un basso livello di assertività
  11. Difficoltà nel comprendere le ragioni per cui un manipolatore possa fare del male
  12. Dipendenza emotiva che sottende la presenza di una personalità sottomessa e bisognosa di conferme, per cui piu’ una vittima e’ dipendente più e’ alto il rischio di essere manipolata.
Quali sono le ragioni per cui alcune persone sono piu’ sensibili alle azioni di un manipolatore psicologico? Secondo Kantor nel libro “la psicopatologia della vita quotidiana: come affrontare i manipolatori” (2010), la vulnerabilita’ ai manipolatori e’ riconducibile ai seguenti fattori:

 

  1. Avere una personalita’ dipendente che ha bisogno maggiore di essere amata per cui compliance con facilita’ e rispnde affermativamente anche a richieste a cui dovrebbe rispondere negativamente.
  2. Avere scarse capacita’ di giudizio e di valutazione
  3. Non credere che possano esistere persone disoneste ed opportuniste
  4. Essere facilmente influenzabili da persone seduttive
  5. Fidarsi senza approfondire la conoscenza della persona in questione
  6. Soffrire la solitudine
  7. Essere impulsivi nel prendere decisioni
  8. Essere eccessivamente altruiste
  9. Essere persone masochiste che hanno un basso livello di rispetto di se’ e con un alto senso di colpa
I manipolatori psicologici presentano una spiccata propensione ad affermare il proprio vantaggio a discapito di altri, non considerando gli eventuali danni arrecati. Hanno bisogno di mostrare un eccessivo senso di superiorita’ e di potere nelle relazioni interpersonali ma non prendono in considerazione i bisogni dei loro interlocutori, per paura di perdere il controllo. Presentano un livello di autostima molto basso che cercano di accrescere svalutando le persone con cui entrano in relazione ma alle quali non sono autenticamente interessate.

 

 

Bibliografia:

 

  1. Braiker, Harriet B. (2004). Who’s Pulling Your Strings ? How to Break The Cycle of Manipulation. ISBN0-07-144672-9.
  2. Jump up to:ab c d Simon, George K (1996). In Sheep’s Clothing: Understanding and Dealing with Manipulative People. ISBN 978-1-935166-30-6. (reference for the entire section)
  3. Jump up^Kantor, Martin (2006). The Psychopathology of Everyday Life: How to Deal with Manipulative People. ISBN 978-0-275-98798-5.